Tutta Roma grida allo sdegno per il gesto oltraggioso compiuto oggi, vigilia della Giornata della Memoria, da alcuni antisemiti che hanno inviato teste di maiale al tempio Maggiore di Roma, all’ambasciata d’Israele e al Museo della Storia di Trastevere, dov’è in corso una mostra sulla Shoah.
“Un incidente intollerabile e brutale”, lo ha definito il ministero degli Esteri israeliano, aggiungendo: “Sono manifestazioni che non possono essere tollerate, confidiamo nella polizia”. Anche la Comunità di Sant’Egidio, da sempre vicina agli ebrei romani, ha espresso la propria condanna in un comunicato. Nel testo, il presidente Marco Impagliazzo afferma: “L’oltraggiosa offesa alla memoria delle vittime della Shoah arrecata proprio nei giorni dedicati al ricordo delle vittime della più immane tragedia del XX secolo, costituisce allo stesso tempo una minaccia ai loro eredi, ai sopravvissuti, ma anche a tutti coloro che credono e si si impegnano per costruire un mondo di pace, di tolleranza, di dialogo e di collaborazione”.
“Chi ha inviato questi macabri messaggi – aggiunge Impagliazzo – pretende di avvelenare il clima di pacifica e costruttiva convivenza che si è instaurato da tempo nella Capitale d’Italia, riportando la storia ad un passato condannato da tutte le persone civili”. Sant’Egidio, dunque, “solidale con i lutti e partecipe delle speranze” della comunità ebraica della Capitale, vuole far pervenire “i sensi dello sdegno e della condanna più decisa di un antisemitismo sempre risorgente, nella certezza che i seminatori di odio non riusciranno a prevalere sui costruttori di pace”.
Vicinanza e solidarietà “al dolore dei fratelli ebrei” anche da parte del Vicariato di Roma, che attraverso il portavoce don Walter Insero, ha ribadito la sua ferma condanna per questi gesti “tanto più gravi alla vigilia della Giornata della Memoria del 27 gennaio”. “Come credenti nell’unico Dio e custodi del comune patrimonio spirituale – ha dichiarato don Insero – i cattolici di Roma rinnovano la loro stima ed amicizia alla comunità ebraica, deplorano simili gesti, si impegnano ad erigere una barriera all’odio razziale e all’ignoranza della storia, ed implorano nella preghiera pace e rispetto per tutti”.
A spiegare le connotazioni “blasfeme” di questo gesto è stato Gad Lerner, il noto giornalista ebreo che in un articolo su La Repubblica scrive: “Sono poche le specie animali di cui la Bibbia consente, e solo a determinate condizioni, l’utilizzo per alimentazione. Il maiale non rientra fra di esse in quanto, pur avendo l’unghia bipartita come i bovini e gli ovini, non è un ruminante. Il Libro sacro non fa alcun riferimento all’impurità del maiale, creatura di Dio come le altre. Solo nella tradizione postuma e nella secolare contrapposizione alle altrui usanze, la carne suina è assurta a simbolo di cibo proibito. Per gli ebrei così come per i musulmani”.
“Naturalmente – prosegue Lerner – gli antisemiti che hanno voluto infliggere un’offesa blasfema agli ebrei, non a caso alla vigilia della Giornata della Memoria, […] nulla sanno riguardo alle leggi alimentari della Kashrut. Il loro scopo era solo quello di intimidire gli ebrei con una minaccia tipica del linguaggio mafioso, e nel contempo di perpetrare l’ennesima umiliazione al popolo sterminato settant’anni or sono”.
[A cura di Salvatore Cernuzio]