Santa Angela da Foligno, la "scienziata dell'interiorità"

Padre Massimo Vedova, frate Minore conventuale e professore universitario, ci parla della grande mistica del Duecento

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Padre Massimo Vedova, OfmConv, è professore presso l’Istituto Teologico di Assisi e la Pontificia Università Antonianum di Roma. Lo abbiamo intervistato in qualità di studioso di Angela da Foligno, la mistica medievale canonizzata recentemente da Papa Francesco e su cui, qualche anno fa, padre Massimo ha svolto la tesi di dottorato. Il lavoro di ricerca è stato pubblicato con il titolo “Esperienza e dottrina. Il Memoriale di Angela da Foligno” (Istituto Storico dei Cappuccini, Roma 2009).

Ci può illustrare, brevemente, il Suo lavoro sul manoscritto angelano?

Padre Massimo Vedova: Nella mia tesi ho fatto uno studio esegetico sul Memoriale  come lo riporta ilmanoscritto di Assisi 432, il più antico a nostra disposizione, che è un testo  unico nel suo genere ove Angela insieme al suo frater scriptor narrano l’avventura spirituale vissuta dalla Folignate dagli inizi della conversione fino al 1296. Sull’identità del frate sappiamo solo che si chiamava frate A. Il testo è strutturato in due parti: la prima è suddivisa in diciannove passi spirituali, la seconda in sette passi supplementari. Dopo l’analisi della struttura dell’intero documento, passo dopo passo, ho esaminato le espressioni tipiche di ciascuna sezione che indicano la relazione con Dio. È da qui che emerge tutta la freschezza di un linguaggio denso di italianismi ed espressioni come sentire de Deo oppure amplexus, hospitare il Pellegrino per indicare l’esperienza di unione con Dio. Ho analizzato verbi e sintagmi alla ricerca delle fonti dove la santa avesse potuto attingere simili parole ed è emerso che alcune sono di grande originalità non tanto nella loro formulazione, ma nel loro significato spirituale.

Originalità che ritroviamo anche nella dottrina angelana.

Padre Massimo Vedova: A tal riguardo esistono molte teorie e il testo del Memoriale si presta a moltissime interpretazioni. Intanto l’originalità consiste proprio nel fatto che la dottrina è legata a un’esperienza. Per questo motivo il mio lavoro si intitola Esperienza e dottrina, due realtà estremamente connesse in Angela. Il Memoriale è una descrizione esistenziale, per quanto possibile, dei diversi gradi di unione con Dio vissuti dalla santa ed è un libro molto particolare perché chiama il lettore a scoprire la dottrina attraverso l’esperienza, quindi ad entrare anche lui in un cammino mistico per poter comprendere quello che viene insegnato.

Come spiegherebbe la relazione tra Dio e l’anima di Angela da Foligno?

Padre Massimo Vedova: Il rapporto di Angela con Dio è molto intenso, affettivamente coinvolgente, ma all’interno della marcata dimensione affettiva esiste anche una dimensione conoscitiva. Ritorna la dualità fra esperienza e dottrina che sottende un altro binomio: sentire e conoscere. Nella conoscenza affettiva c’è sempre una conoscenza del mistero di Dio, quindi al massimo coinvolgimento affettivo corrisponde un’estrema lucidità conoscitiva. Angela racconta dettagliatamente tutto quello che accade nella sua anima, tanto che l’ho definita una “scienziata dell’interiorità”. Scrive: “Dio mi ha fatto vedere”, “io sentivo”, “comprendevo”, insieme a una miriade di particolari che fanno comprendere l’analisi sottile di quanto Dio fa in lei e di quanto lei percepisce. È qualcosa che non si trova con questa profondità e chiarezza in altri mistici e che la rende particolare anche da questo punto di vista.

Qual è l’insegnamento più grande che Angela le ha lasciato?

Padre Massimo Vedova: Che il rapporto con Dio è particolare, intimo. Più è personalizzato, nel senso di un coinvolgimento soggettivo nell’incontro di una oggettività (Dio), più bisogna comunicarlo, per quanto è possibile, perché tale comunicazione diventa testimonianza della trascendenza di Dio. È questa la vera teologia. Cercherò di chiarire meglio questa sintetica espressione.

Angela da Foligno è una delle più grandi mistiche italiane e, probabilmente, è  “la più grande mistica francescana”, come l’ha definita Pio XII. La caratteristica della sua esperienza è legata a due aspetti molto moderni: la soggettività del sentire, cioè di sperimentare Dio, unita alla particolarità degli stati spirituali  del cammino verso Dio. Al centro c’è il soggetto che sperimenta le cose di Dio con tutto il suo essere. Da questo punto di vista Angela è estremamente moderna, non a caso è chiamata “maestra dei teologi”, perché è colei che sperimenta direttamente Dio con la sua sensibilità, con la sua persona. Non c’è nulla di più moderno di questa impostazione dell’esperienza mistica di Angela.

Angela ebbe un profondo legame spirituale con san Francesco d’Assisi, vero?

Padre Massimo Vedova: Sì. Ovviamente Angela (1248 circa -1309) non ha conosciuto frate Francesco (1182 circa-1226) se non dalla predicazione dei frati, però le apparve in sogno e le diede la possibilità di confessare tutti i peccati di cui si vergognava. Da quel momento iniziò un cammino spirituale su cui sanFrancesco vegliò sempre, fu il suo intercessore e le comparve addirittura negli ultimi stadi del percorso mistico per raccomandarle di parlare ai frati della povertà. In un certo senso la rese maestra e modello per i frati. Inoltre è stato proprio il pellegrinaggio alla tomba dell’Assisiate che l’ha portata a correre sulla via della mistica. Angela possiede tutti i tratti fondamentali della spiritualità dei frati Minori del suo tempo, come l’amore intenso per il Crocefisso, quell’ardore tipicamente bonaventuriano per il “Cristo passionato”. Al di là delle similitudini non dimentichiamo, però, che Dio disse ad Angela: “Se tu mi amerai, farò in te cose più grandi di quelle che ho fatto in frate Francesco”.  E infatti il suo cammino va molto al di là delle indicazioni san francescane, cioè della spiritualità contenuta negli scritti di frate Francesco, e bonaventuriane, cioè negli opuscoli spirituali del grande teologo di Bagnoregio.

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Laura Guadalupi

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