La data fissata da mesi rischiava di essere rimandata ancora, ma alla fine, seppur in ritardo, la conferenza di Pace per la Siria, ribattezzata “Ginevra 2”, è iniziata. Ci sono voluti tre anni per mettere in pratica la ‘Soluzione politica invocata da tutte le parti coinvolte e dalle forze internazionali e regionali’.
Tutto il mondo invocava la Pace, ma i risultati erano scarsi. Simbolico è stato anche il ritardo dell’aereo della delegazione ufficiale del governo siriano, trattenuto all’aeroporto di Atene, perché le autorità della Grecia rifiutavano di fornire carburante a causa delle sanzioni europee sulla Siria. Posticipato l’incontro con il segretario Onu, Ban Ki Moon, il governo greco ha chiesto ufficialmente scusa a quello siriano.
All’incontro sono arrivati 30 membri delle due delegazioni principali: quella del governo siriano guidata dal Ministro degli Esteri siriano Walid Al Muallem, e quella della Coalizione Nazionale presieduta da Ahmad Al Jarba. Con loro anche le delegazioni di circa 40 paesi coinvolti, direttamente e indirettamente, e i due principali artefici della conferenza: Russia e Stati Uniti.
Insieme al Ministro degli esteri la delegazione del governo siriano è composta da: Faissal Al Mikdad, Vice Ministro, Omran al Zouabi, Ministro della Comunicazione, Buthiayna Shaaban, Consigliera del Presidente, Bashar Al Jaafari, Ambasciatore siriano presso le Nazioni Unite (Onu), e Luna Al Shibel, Consigliera per la Comunicazione.
Assente l’Iran. Inizialmente invitato dall’Onu, si è preferito non farlo partecipare all’incontro perché la Coalizione Nazionale aveva minacciato di non essere presente in caso di partecipazione di Teheran. La Coalizione Nazionale, che Stati Uniti e Unione europea hanno indicato come unico e legittimo rappresentate del popolo siriano, in realtà è ancora più debole dell’11 novembre 2011, giorno della sua formazione a Doha in Qatar.
Sostenuta dall’Arabia Saudita, che unisce forze dell’opposizione, comprese le formazioni armate, la Coalizione nazionale raccoglie tanti gruppi di orientamento e ispirazione diversa: dal Partito dell’Unità comunista arabo alla Commissione generale della Rivoluzione siriana. Come pure Consigli di Amministrazione locali, Blocco nazionale democratico siriano, e infine il Consiglio Militare dell’Esercito libero, delegato dei combattenti armati.
Nessuno conosce bene la consistenza e la rappresentatività di questi gruppi. Inoltre il Consiglio Nazionale siriano, principale attore nella Coalizione – formato a Istanbul in Turchia il 2 ottobre 2011 e composto da 310 membri capeggiato dai Fratelli Musulmani e dal Movimento Primavera di Damasco – hanno abbandonato la Coalizione. Il Consiglio Nazionale, con i suoi 25 membri, insieme a 44 altre formazioni, sono rimasti a casa, mentre la Coalizione Nazionale viene dimezzata perdendo cosi 69 dei suoi 121 membri.
Nonostante tutte queste difficoltà la Conferenza di pace per la Siria ‘”Ginevra 2″ è comunque iniziata. L’obiettivo è compiere i primi passi per arrivare ad una soluzione politica. La Siria esce dopo tre anni di conflitto armato, che ha provocato migliaia di vittime e milioni di profughi e sfollati. Chi pensava fosse una rivoluzione popolare, ha dovuto ricredersi. Diversi Paesi che fino a ieri davano per certa la caduta del regime, si trovano ora faccia a faccia con la delegazione del governo siriano.
A Montreux (Svizzera), ora, per la prima volta sotto gli occhi del mondo, le due delegazioni si sono incontrate: quella governativa e quella della Coalizione nazionale. Quest’ultima, sostenuta dall’Arabia Saudita, è stata introdotta a Ginevra da Robert Ford, ex Ambasciatore Usa a Damasco. Ha aperto i lavori il Segretario dell’Onu Ban Ki Moon, indicando 10 minuti di tempo per ogni intervento, tranne quello dei siriani, permettendo loro di avere 15 minuti.
Il primo intervento è stato quello del Ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, che ha sottolineato come il dialogo sia l’unica soluzione possibile per la Siria. Per Lavrov la questione degli aiuti umanitari non deve diventare un pretesto per minare il dialogo politico e tutti gli attori esterni dovrebbero incoraggiare i siriani a raggiungere un accordo astenendosi dai tentativi di predeterminare gli accordi.
Il Segretario di stato Usa, John Kerry, ha definito l’incontro un test per l’intera comunità internazionale e ha ribadito che il Presidente siriano non dovrebbe essere parte del governo di transizione. Il Ministro degli esteri siriano Walid Al Muallem ha espresso, da parte sua, la disponibilità al dialogo per fermare lo spargimento di sangue. Riferendosi a Kerry ha però affermato che nessuno, ad eccezione del popolo siriano, può decidere chi è presidente. “Nessuno ha il potere di conferire o revocare la legittimità di un presidente, di una costituzione o di una legge, ad eccezione del popolo stesso”, ha detto.
Ahmad Al Jarba, presidente della Coalizione Nazionale, ha invece evidenziato che la base dei negoziati è “Ginevra 1”, in cui si richiedeva un cambio di regime attraverso un governo di transizione. Al primo incontro però non aveva partecipato il governo siriano. Il leader della Coalizione, ha raccontato la storia di una ragazzina uccisa dal regime siriano mentre si recava a scuola il 28 maggio 2011. Una storia toccante, messa però in dubbio perché il 28 maggio è un sabato e in Siria le scuole sono chiuse.
Secondo Haytham Mannaa, esponente del Coordinamento Nazionale per il Cambiamento Democratico, la Coalizione non rappresenta l’opposizione. Mannaa, insieme alla Corrente per la Ricostruzione dello Stato e il Fronte Nazionale, sono allineati nel rifiuto dell’ingerenza esterna dei paesi del golfo, contrari alla violenza, alla lotta armata e al terrorismo. Tuttavia non sono stati invitati a “Ginevra 2”.
Preoccupa anche la presenza nella Coalizione di gruppi vicini al terrorismo. Come il Fronte Islamico, che raggruppa la maggior parte dei combattenti in diverse sigle delle brigate di matrice islamica. O Jabhat Al Nusra, un gruppo terroristico legato ad Al Qaeda, che combatte a fianco del Fronte, da tempo inserito dagli Stati Uniti nella lista nera dei gruppi terroristi. E infine i gruppi di estremisti ‘Stato Islamico Iraq e Levante’ e ISIS, vicini ad Al Qaeda.
Le posizioni appaiono molto distanti. L’Opposizione vuole prendere il potere subito, escludendo da qualsiasi soluzione Assad. Il governo siriano afferma invece che solo i siriani possono decidere il futuro Presidente, e insiste sulla necessità di fermare il terrorismo che dilaga nel paese e rischia di coinvolgere l’intera regione. Terminati i discorsi ufficiali, tutto è stato rimandato a oggi per iniziare i negoziati bilaterali, che dureranno una settimana intera. Intanto l’inviato dell’Onu, Al Ibrahimi, sta conducendo in queste ore negoziati separati tra le due delegazioni.