Alle 8.00 sono già al parcheggio dell’ospedale. Scendo dalla macchina per fare due passi prima del mio turno di riabilitazione in palestra. In quel tratto, incontro persone che lavorano a vario titolo all’ospedale. Riconosco qualche infermiere che con un saluto sbrigativo, denuncia un po’ di ritardo; qualche primario, riconoscibile dalla solennità dell’incedere, dall’atteggiamento serioso.
Quelli delle pulizie li riconosci dal camminare sciolto e affrettato, dalle mani che reggono la scopa e il sacco portato sulla spalla. Già sono sull’impalcatura i muratori che impugnano la cazzuola, intenti ad accarezzare il muro di cinta e rivestirlo di malta.
Incroci un via vai di camioncini che dalle varie lavanderie trasportano sacchi e sacchi di roba lavata e da lavare. Se osservi nei guardaroba spalancati e in pieno lavoro, vi noti persone semplici che, faticando, sanno anche scambiarsi il buon giorno e le prime impressioni della giornata.
Chi di questi è più importante? Chi regge le sorti dell’ospedale? Chi serve o chi è servito? Chi comanda e chi obbedisce?
Le persone più importanti in ogni ospedale, coloro che hanno diritto di essere serviti come si soccorre Gesù, i veri “padroni della casa”, afferma don Calabria, sono gli ammalati. Tutti gli altri che vi girano attorno a diverso titolo sono, in modi diversi, i loro “servitori”.
Ciao da p. Andrea
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