Si è conclusa oggi a Montreux (Svizzera), la Conferenza internazionale chiamata “Ginevra 2”, il cui obiettivo è stato cercare di fermare la violenza e il conflitto in Siria, quale primo passo per dar luogo ad un governo di transizione, una nuova Costituzione ed elezioni alla quale tutta la popolazione siriana possa partecipare per determinare il proprio futuro.Circa 40 Paesi hanno partecipato all’evento, tra cui il Vaticano che ha inviato a Ginevra mons. Silvano Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio delle Nazioni Unite, e mons. Alberto Ortega Martín, officiale della Segreteria di Stato per i Rapporti con gli Stati. ZENIT ha raggiunto telefonicamente mons. Tomasi, che ha raccontato le sfide e le speranze che si prospettano per il futuro.
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Eccellenza, come procedono le negoziazioni? Ci sono segnali di speranza o è una “Babele”, dove ognuno cerca i propri interessi?
Mons. Tomasi:La situazione è estremamente complessa, ma si intravedono alcuni piccoli segni positivi. Il primo è che, all’incontro erano presenti di fatto sia il governo della Siria che l’opposizione, ed è stato dato un messaggio molto forte da parte della comunità internazionale, alla presenza di circa 40 Governi e delegazioni, rappresentate quasi tutte – tranne l’Australia e la Santa Sede – dai loro ministri degli Esteri. Nei lavori, guidati personalmente dal segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, alla presenza del segretario di Stato americano John Kerry e del ministro degli Esteri della Federazione Russa Lavrov, è stata ribadita la volontà della comunità internazionale di dire basta alla violenza in Siria e mettere pressione ai siriani affinché cessino il fuoco. Domani, qui a Ginevra, si darà il via ai negoziati concreto tra la delegazione del Governo di Bashar El Assad e dell’opposizione, per trovare il futuro accordo. E’ una situazione molto difficile e molto complicata, però è necessario che qualcosa avvenga.
L’opposizione era molto divisa al suo interno. Hanno eletto un portavoce?
Mons. Tomasi:L’opposizione non era rappresentata interamente a Ginevra; soprattutto c’é una voce comune che vuole che queste forze straniere, questi gruppi violenti che lottano in Siria, tornino a casa loro. Si parla addirittura di oltre 60 nazioni rappresentate da questi gruppi di mercenari e persone ispirate a estremismi che vengono da Paesi occidentali ed islamici. Questi sono un fattore di destabilizzazione che ostacolano molto i negoziati. Però sembra che le persone “serie” dell’opposizione e del Governo ora vogliano dialogare.
Come è possibile tenere sotto controllo questa “galassia” di gruppi estremisti che provengono da altri Paesi?
Mons. Tomasi: Una delle raccomandazioni che ha fatto la Santa Sede è di fermare il flusso di armi e di soldi a tutte le parti in conflitto, in modo da concentrarsi sul diritto umanitario. In altre parole, tagliare i soldi a questi gruppi estremisti.
E Assad? La transizione è ancora possibile?
Mons. Tomasi: Il punto di partenza dovrebbe essere l’esito della conferenza di Ginevra 1, che chiede sostanzialmente un Governo di transizione, che si prepari una nuova Costituzione e che si svolgano delle elezioni libere elezioni. Da qui, iniziare a fare un passo dopo l’altro per realizzare questo accordo che è stato già approvato dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Insomma, si aprono spiragli positivi?
Mons. Tomasi: Vedremo. Intanto preghiamo, è una situazione molto complicata…