Migliaia di persone hanno sfidato oggi il gelo di Washington per partecipare alla 41° Marcia per la Vita.
Famiglie, giovani, sacerdoti e religiosi, madri che hanno abortito e sopravvissuti all’aborto hanno marciato pacificamente attraverso la capitale USA, invocando la fine dell’aborto legalizzato.
Iniziata nel 1974, la Marcia per la Vita si tiene ogni anno, in prossimità dell’anniversario della sentenza della Corte Suprema – nota come Roe vs. Wade – che dichiarava l’aborto legale negli Stati Uniti. Da allora, più di 57 milioni di bambini sono stati abortiti.
Sebbene la pratica rimanga legale in tutti i 50 stati americani, gli attivisti pro-life riferiscono di un declino del sostegno alla pratica abortiva a livello nazionale.
“La crescita del movimento pro-life negli ultimi anni è stata fenomenale”, ha dichiarato in un’intervista a ZENIT, Lila Rose, fondatrice di Live Action.
Recenti sondaggi riportano che sempre più persone si identificano come pro-life, ha detto Rose, aggiungendo che, in particolare, si registra un trend crescente di donne e giovani a favore della vita.
Inoltre, negli ultimi anni, il passaggio di una legislazione pro-life, come “il taglio senza precedenti ai fondi al gigante abortista Planned Parenthood”, a livello statale e locale, è un positivo passo avanti verso la fine dell’aborto nel paese.
Nonostante questi progressi nella causa pro-life, comunque, Rose ha ricordato che c’è ancora molto da fare. “Non dimentichiamo che siamo nell’amministrazione Obama. È il presidente più abortista che abbiamo mai avuto, quindi il clima politico a livello federale è particolarmente ostile”.
Gli attivisti pro-life devono anche vedersela con il Mandato del Dipartimento di Sanità – noto come Obamacare – che “è un altro mezzo per forzare gli americani a finanziare l’aborto e la contraccezione”.
“Dobbiamo disinnescare completamente il legame tra governo e industria abortiva”, afferma Rose, aggiungendo che i fondi governativi per l’aborto vanno abrogati a livello federale.
“Dobbiamo essere inflessibili nel raggiungimento del nostro obiettivo di non finanziare Planned Parenthood. Non dobbiamo finanziare le pratiche abortive e non dobbiamo finanziare le pratiche contraccettive che siano anche abortive”.
“Ciò deve accadere. E ciò può accadere, anche con un presidente pro-aborto. Ci sono cose che possiamo e dobbiamo fare”.
L’educazione è altrettanto fondamentale nelle cause pro-life, prosegue Rose, facendo notare che una delle iniziative di Live Action è l’educazione attraverso i media. “Dobbiamo essere instancabili nello smascherare l’industria abortiva negli Stati Uniti”, ha detto. “Dobbiamo porla in evidenza di fronte ai media, di fronte al parlamento, di fronte ai giovani, di fronte all’opinione pubblica”.
“Dobbiamo compiere dichiarazioni propositive sul perché gli umani hanno dignità, perché hanno diritti, da dove questi diritti traggono origine. Dobbiamo educare la gente a comprendere perché è tuttora un’ingiustizia uccidere un bambino nel ventre materno e come questo rispetto per la vita umana vada esteso ad ogni persona, inclusi noi stessi”.
Questa educazione, prosegue Rose, va promossa in modo da edificare “le fondamenta per un cambiamento duraturo”. Va messo in chiaro che un bambino non nato “è un essere umano, con i suoi diritti, anche se è stato concepito dopo uno stupro, anche se sua madre non è in buona salute. Dobbiamo amarli entrambi e spiegare alla gente cosa significa”.
Mentre il movimento pro-life continua a fronteggiare queste sfide, Rose rimane ottimista. “La buona notizia è che il trend culturale è a nostro favore, grazie all’instancabile lavoro degli attivisti pro-life e di imprevisti alleati che stanno portando avanti il messaggio dell’umanità del bambino non nato”.
[Traduzione dall’inglese a cura di Luca Marcolivio]