La corruzione è una patologia sociale che sta distruggendo la politica, l’economia, la cultura, la società.
Da Wilhelm Griesinger a Carl Wernicke, da Emil Kraepelin a Sigmund Freud, i vizi, percorrono l’intera visione antropologica dell’uomo a partire da Platone, diventando manifestazione “psicopatologica”.
Quello che un tempo era la peculiarità di una minoranza, oggi sembra l’ethos delle nostra società.
Questo significa che la corruzione (come altri vizi capitali), non è solo una evidenza morale ma assume una caratterista patologica. Sempre più le scienze psichiatriche dimostrano come la problematica morale, da disturbi dello spirito si trasformano in malattie sociali.
In altre parole il cuore umano, perde la sua dignità a si attacca al denaro ed al potere facendoli diventare idoli di cui si diventa schiavi.
È lì che si annida la devastazione interiore e psicologica della corruzione, che è qualcosa di diverso dal peccato, tanto da far dire a Papap Francesco, quando era ancora Arcivescovo di Buenos Aires “Ci farà molto bene, alla luce della parola di Dio, imparare a discernere le diverse situazioni di corruzione che ci circondano e ci minacciano con le loro seduzioni. Ci farà bene tornare a ripeterci l’un l’altro: Peccatore sì, corrotto no!, e a dirlo con timore, perché non succeda che accettiamo lo stato di corruzione come fosse solo un peccato in più”.
“Il corrotto – ha detto e scritto Bergoglio – passa la vita in mezzo alle scorciatoie dell’opportunismo, al prezzo della sua stessa dignità e di quella degli altri. Il corrotto ha la faccia da non sono stato io, faccia da santarellino, come diceva mia nonna. Si meriterebbe un dottorato honoris causa in cosmetica sociale. E il peggio è che finisce per crederci. E quanto è difficile che lì dentro possa entrare la profezia! Per questo, anche se diciamo peccatore si, gridiamo con forza ma corrotto, no!,
Queste parole il Papa le ha pronunciate nel 2005 quando era arcivescovo di Buenos Aires. Raccolte postume nel libro Guarire dalla corruzione (Edizioni EMI, pag.4).
L’11 novembre 2013 dalla cappella della Domus Sanctae Marthae, il Vescovo di Roma Francesco, ha ribadito che “per il peccato c’è sempre perdono, per la corruzione, no!. O meglio, dalla corruzione è necessario guarire. Ed è un cammino faticoso, dove persino la parola profetica stenta a far breccia”.
Le parole del Papa ci scuotono, mostrandoci l’urgenza di una decisione: quella di non rimanere complici di una vera e propria “cultura” della corruzione, dotata di una sua capacità dottrinale, linguaggio proprio, modo di agire peculiare. Come dimostra la scienza psichiatrica la cattiva “salute interiore”, determina una ricaduta sulla vita individuale e sul capitale civile della società.
Questi effetti sono particolarmente pesanti in un paese come l’Italia, dove secondo la Corte dei Conti (dati 2012), la corruzione vale circa 60 miliardi l’anno.
Il che significa che su ognuno di noi pesa una tassa occulta di 1.000 euro all’anno, neonati inclusi. Si tratta di una patologia sociale e individuale che erode e frena lo sviluppo del nostro Paese, con un impatto non solo economico, ma di immagine, di reputazione, di fiducia (tra i cittadini e verso l’estero) che pesa sull’Italia tutta.
Anche se la corruzione non è un fenomeno solo italiana, la Banca Mondiale calcola il “fatturato” dell’industria della corruzione in circa 1.000 miliardi di dollari, stima ottenuta attraverso interviste effettuate alle imprese sui pagamenti effettuati, sulle tangenti, sul denaro impiegato per garantire l’operatività delle società private e sui pagamenti per ottenere i contratti.
Questa stima non comprende l’appropriazione indebita di fondi pubblici, il furto degli stessi, il riciclaggio di denaro sporco, l’evasione e l’evasione fiscale.
Secondo la banca mondiale il livello di corruzione in Italia copre circa la metà di quella stimata in Europa.
Per gli indicatori di percezione di Trasparency International, l’Italia è sprofondata al 72° posto, al livello del Ghana e della Macedonia e in Europa solo la Grecia sta peggio di noi.
E’ vero che le stime vanno sempre prese con cautela e solo quando ci saranno strumenti adeguati, avremo dei dati scientificamente certi, rimane il fatto, che dalla lettura sinottica di altri dati possiamo comprendere in maniera empirica la gravità del caso Italia.
La letteratura scientifica ci dice che nei paesi corrotti le imprese crescono in media il 20% in meno rispetto a quelle che operano in paesi con minor corruzione.
Quando i servizi sono forniti in regime di monopolio la corruzione aumenta ulteriormente. In Italia dal 1990 ad oggi, con un tasso medio dell’1%, siamo il sistema paese che è cresciuto meno tra i trentuno paesi più industrializzati.
A questi costi vanno aggiunti la decrescita sia del capitale civile sia del capitale reputazionale dell’Italia verso l’estero.
Consideriamo il mercato economico come un tavolo da gioco: se si è consapevoli di trovare dei “bari” al tavolo da gioco, nessuno si siederà a quel tavolo.
Questo è quello che è accaduto con l’Italia e il risultato lo conosciamo: riduzione degli investimenti esteri, esodo delle imprese, in particolare quelle frontaliere che stanno spostando le loro sedi a pochi chilometri dall’Italia.
Quale è la causa della diffusa corruzione?
La storia è piena di atti di corruzione, e le cause sono diverse. Un dato è certo: la corruzione si manifesta ogni qual volta si concretizza un’asimmetria di potere, frutto del cattivo funzionamento della governance sul conflitto d’interesse.
L’asimmetria cioè tra il servizio al bene comune e l’utilizzo del potere per interessi meschini ed egoistici.
In Italia questa asimmetria è manifesta soprattutto nella gestione del potere politico.
È urgente e necessario che le istituzioni ed il potere politico diano segni di impegno nel difendere il bene comune senza approfittare della situazione di privilegio e di potere per interessi egoistici.
Come contenere il fenomeno? quali sono le strategie per contrastare la devastazione civile della corruzione?.
Non credo che la via penale sia l’unica ed esaustiva strada del problema corruzione, tutt’altro. Il nostro paese, per limitare il fenomeno della corruzione deve tornare ad investire nell’educazione alla vita civile, educare al bene comune, dare fiducia alle virtù sociali, sostenere il capitale sociale e civile. E soprattutto deve alimentare speranza.
In questo contesto è necessario che anche le trecentomila associazioni di volontariato, diano spazio a progetti educativi per affrontare il tema della corruzione.
C’è bisogno di aumentare la cultura della legalità.
Per credenti e non credenti c’è bisogno di ribellarsi alla corruzione dilagante, Non bisogna cedere alla disperazione, pensando che non si riuscirà mai a sconfiggere la corruzione.
A questo proposito papa Francesco invita tutti a respingere la “mondanità spirituale” che è una tentazione subdola perché favorisce l’egoismo e insinua nei cristiani un “complesso di inferiorità” che ci porta a omologarci alla prassi di “come fanno tutti”.
Con questa logica viene meno, nella semplicità della vita quotidiana, la “differenza cristiana”, quel “tra voi non è così” (Mc 10,43): questa è come Gesù ci ricorda regola di condotta proprio nei confronti dell’esercizio del potere.
Se riflettiamo bene, il termine stesso di “corruzione” ci rimanda alla corruzione del corpo causata dalla morte.
La stessa cosa accade alla nostra vita interiore e sociale: la corruzione è un vaso comunicante che va dalla dimensione fisica a quella morale – ci smembra, ci rende meschini, avvelena il nostro animo, ci rende indifferenti e insensibili dei bisogni degli altri, fino a farci indurire il cuore e a farci morire.