Due settimane fa il vulcano di Berlino, dopo i classici tremolii della terra, si è messo di buona volontà a fare precisamente e innocentemente ciò che normalmente ci si aspetta da un vulcano: si è brillantemente esibito con eruzioni di lava e lapilli; ma ha voluto soprattutto occupare l’atmosfera circostante rendendola irrespirabile, e impadronirsi del cielo, ammorbandolo con prolungate e abbondanti emissioni di fumo acre e denso.
Dopo qualche giorno di questa sua attività, caratteristica d’un vulcano, il fumo si è messo anche a cavalcare il vento senza barriere, né confini. In piena libertà ha scorazzato per i cieli sconfinati di tutta Europa.
L’aviazione e tutte le strade del mondo “celeste”, hanno subito un catastrofico contraccolpo: impossibile volare. Di conseguenza, difficile anche viaggiare in treni stracolmi, presi d’assalto; impossibile spostarsi in macchina su strade intasate. Miliardi di euro bruciati dal cataclisma, milioni di persone bloccate per migliaia di voli sospesi.
Perché il fumo d’un vulcano ha occupato i cieli? Perché ora un’immensa petroliera a mille metri di profondità sta inquinando l’acqua dei mari e la vita degli oceani? Forse per umiliare ogni forma di “libertinaggio prepotente”; forse perché l’uomo, “messo in ginocchio”, impari a non violentare la natura, ma la serva umilmente secondo le leggi del Creatore, fatte proprio a beneficio del re del creato.
Ciao da p. Andrea
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