Si è concluso, domenica 19 gennaio, il New York Encounter, la manifestazione di tre giorni nel cuore di Manhattan promossa dal movimento di Comunione e Liberazione e dal Crossroads Cultural Center. Dibattiti, mostre e spettacoli hanno ruotato, quest’anno, attorno al titolo Il tempo della persona. L’origine di un popolo. È partito infatti proprio da una riflessione sulla consistenza della persona l’incontro del teologo Lorenzo Albacete che ha dato il via all’Encounter venerdì sera. Quando la nostra umanità viene attaccata – ha spiegato Albacete – come sta accadendo in questo momento storico, allora la risposta è «essere una persona», ed essere un testimone.
Per questo Albacete ha voluto al suo fianco proprio due testimoni per cominciare quest’edizione: padre Samir Khalil Samir, gesuita egiziano e professore di studi islamici, impegnato nel dialogo tra cristiani e musulmani, e Frank Simons, un uomo con un passato di droga e disperazione, che grazie al nuovo incontro con Cristo ha scoperto «una gioia che non dipende da sè».
Ma tutto il week-end è stata una grande testimonianza, prima ancora che nei dibattiti tra i relatori, in ciò che riesce a tenere in piedi una manifestazione di questo tipo. Come ha scritto sul quotidiano on-line Il sussidiario.net il presidente Riro Maniscalco: «Il tempo della persona, le origini di un popolo. Questo è il tema, ma questa è anche la dinamica che accompagna il gruppettino che ci lavora su tutto l’anno, una decina tra giovani e vecchi. Ed è anche quello che sperimentano gli oltre 250 volontari che arrivano da ogni parte degli States e, a Dio piacendo, le migliaia che affollano il Manhattan Center».
Quest’anno il New York Encounter ha voluto essere una dimostrazione pratica di cosa accada quando il singolo in prima persona decide di mettersi in gioco, ponendo a tema le questioni che oggi più ci interrogano. Come l’attuale situazione dei cristiani in Medio Oriente, o la questione del potere, emersa nell’affrontare una grande figura come Václav Havel. Il drammaturgo e primo presidente della Cecoslovacchia dopo il 1989, durante il periodo comunista aveva portato avanti un’opposizione non violenta al regime, puntando tutto sulla responsabilità della singola persona, convinto che la libertà di ciascuno possa essere determinante nell’andamento della Storia.
Non sono mancati poi i dialoghi su temi di attualità, come la questione lavorativa o quella dell’educazione, dove è emerso di nuovo quanto sia determinante «essere una persona». L’invito di Papa Francesco: «Uscite fuori, verso le periferie», è risuonato domenica mattina anche al Manhattan Center, in un dibattito tra l’arcivescovo di Boston, il cardinale Sean O’Malley, e mons. Albacete. Il porporato ha testimoniato l’impegno della Chiesa cattolica negli Stati Uniti nei confronti delle persone più bisognose. Tuttavia, ha voluto sottolineare come il portare un aiuto materiale non possa mai essere disgiunto dal prendersi cura delle necessità spirituali di chiunque ci si trovi di fronte.
A concludere la manifestazione, infine, una riflessione sul tema della tre giorni da parte di don Julián Carrón, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, e Padre Peter Cameron, direttore della rivista Magnificat. «Due settimane fa era l’Epifania, che ci dice tutto di cos’è l’avvenimento cristiano» ha detto Carrón. «Non entrano in gioco dottrine o regole morali. C’è un Dio che vuole bene agli uomini tanto che crea le condizioni perché usino al meglio la loro libertà per soddisfare appieno le loro condizioni di vita», ha aggiunto. In questo nessuno è escluso, tutti possono partecipare a quest’Epifania, che è un doppio movimento: non solo dagli uomini verso Dio, ma è Lui stesso che si fa incontro a noi, ha concluso il presidente di CL.
Ciò che più ha convinto dell’esperienza del New York Encounter è stato, quindi, rilevare come le parole dette abbiano riscontro concreto nell’esperienza di chi vi ha partecipato. Come un giovane ricercatore dell’Università di Notre Dame in Indiana, che racconta del primo incontro di venerdì con lo stupore di chi ha capito qualcosa per la sua vita. «Andando al New York Encounter – ha dichiarato – mi ha riempito di dolore vedere, camminando per la strada, la miseria e la disperazione di tanta gente. Uno dei relatori, Frank Simons, qualche anno fa era proprio come una di quelle persone; però, ad un certo punto, si è lasciato aiutare mentre stava per toccare il fondo. Ascoltando la sua testimonianza mi sono accorto che Cristo viene a prenderci proprio perché abbiamo bisogno di tutto e, non appena siamo disponibili a lasciarci afferrare da Lui, cambia la vita, la rende più umana».
«Quella di Padre Samir è una grande testimonianza di apertura incondizionata al mondo – ha proseguito il ricercatore – di dialogo con il mondo musulmano, cominciato in modo semplice, dall’incontro con uno studente che gli chiese di fargli da padre spirituale. Questi divenuto imam, lo ha invitato a tenere conferenze pubbliche alle guide religiose del mondo musulmano. Un bellissimo esempio di dialogo interreliogioso che, come lui stesso ha detto alla fine, nasce dalla fede in Cristo».