La musica come teologia

Un saggio pubblicato negli USA spiega come le sette note possono diventare uno strumento evangelizzatore

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Alcune chiese protestanti, così come i gruppi Carismatici, hanno riscosso successo nell’attrarre giovani attraverso il loro utilizzo della musica per animare le funzioni. Un fenomeno che non ha nulla di superficiale, ha sottolineato Maeve Louise Heaney.

Heaney, che è membro della Fraternità Missionaria Verbum Dei, ha pubblicato un libro dal titolo Music as Theology: What Music Says About the Word (“La musica come teologia: ciò che la musica dice sulla Parola”), edito da Princeton Theological Monograph Series.

“Nato dalla mia vocazione missionaria all’evangelizzazione, il libro cerca anche di porre la domanda sul perché la musica riesce ad essere di così grande aiuto per riportare le persone alla fede e per cercare una risposta teologica ed un vero paradigma per aiutarci a ‘comprendere’ questo fatto”, ha dichiarato a ZENIT, Heaney parlando del suo nuovo libro.

Il titolo del libro “Musica come teologia” non è casuale. Si potrebbe parlare di “musica e teologia” ma Heaney osserva nell’introduzione al libro che quest’ultima formula non spiega abbastanza la relazione tra i due concetti. O ancora si potrebbe parlare di “musica nella teologia” ma questa definizione potrebbe suggerire che la musica è una sorta di ‘extra’.

“Se la teologia è ‘la fede che cerca la comprensione’, non potrebbe essere teologica anche la musica?”, si domanda l’autrice.

Il libro tratta un’ampia varietà di temi, spaziando dalla musicologia, all’etnomusicologia, fino alla semiotica musicale, ed esamina anche l’area dell’epistemologia teologica.

Uno degli obiettivi di Heaney, come l’autrice stessa ha spiegato a ZENIT, è quello di definire “il nostro apprendimento della musica e come ci coinvolge nello scenario complessivo dell’apertura umana a Dio e alla conoscenza di Dio in Cristo”.

Il libro, prosegue l’autrice, “presenta l’antica, eppure ancora poco esplorata della dottrina dell’Ascensione e della continua presenza incarnata di Gesù nel Corpo Mistico di Cristo come l’appropriato contesto nel quale approcciare il potere della musica nella trasmissione della fede cristiana”.

“In Cristo, noi viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, e in un mondo ed un tempo in cui la gente non è solo estranea a Dio ma spesso anche alla propria identità incarnata, la musica nasce dall’esperienza che la fede presenta se stessa come un potente mezzo di risveglio alla presenza di Dio in mezzo a noi”, ha commentato Heaney.

Nel suo libro, la studiosa fornisce ulteriori dettagli su questo tema. Nel capitolo intitolato Verso una comprensione ermeneutica della musica, Heaney spiega di non essersi occupata di stili o generi particolari ma solo di cercare di capire la musica “come mezzo di mediazione della fede cristiana”.

“Teologicamente parlando, essa consiste nella dottrina e teologia cristiana fondamentali di tutti gli esseri umani fatti a immagine e somiglianza di Dio e, quindi, dotati di capacità di emulare il Creatore e collaborare con lui nelle loro attività, musica inclusa”.

Perciò, osserva Heaney, non è solo una questione di apprezzare ed integrare la musica nella nostra fede vissuta: i cristiani dovrebbero creare una musica che esprima ciò in cui crediamo e che trasmetta la nostra esperienza.

Trasmettere la nostra fede agli altri in un’epoca di così rapidi cambiamenti significa che comunicare secoli di nostra eredità e tradizioni ad altri è più difficile nella società d’oggi.

“La difficoltà nella cultura occidentale contemporanea non sta solo nel fatto che la gente non capisce Dio, la parola di Dio; le persone sembrano non capire nemmeno se stesse, né il mondo”, osserva Heaney.

La musica è potente, osserva la studiosa, perché la nostra fede è incarnata e non è solo un atto mentale. Perciò, la musica coinvolge i nostri spiriti incarnati. Un altro capitolo del libro è intitolato: Teologia del corpo di Cristo e musica contemporanea.

La seconda persona della Trinità è diventata umana e ha assunto la carne umana, divenendo una persona con due nature, osserva Heaney.

L’autrice riflette poi sull’Ascensione di Nostro Signore. L’Ascensione non implica un’uscita di scena della presenza di Cristo ma piuttosto il suo essere presente in modo diverso. Perciò abbiamo la dottrina del corpo mistico di Cristo e il ruolo di Cristo come mediatore tra Dio e l’umanità.

Quanto questo è correlato con la musica? Non tutta la musica, aggiunge Heaney, crea un ponte con la presenza di Cristo. Eppure San Paolo, sottolinea la studiosa, esorta le comunità cristiane a cantare salmi, inni e canti ispirati (cfr. Ef 5,15).

Incontrare Cristo trasforma noi e il nostro modo di interagire con il mondo intorno a noi. “Questo libro suggerisce che la musica può essere un importante mezzo di entrare in questa vita cristiana incarnata e nutrircene”, afferma Heaney.

La teologia, suggerisce l’autrice, ha bisogno di compiere uno sforzo per comprendere come la musica possa aiutare questa trasformata consapevolezza.

“Siamo creature incarnate e la nostra relazione con Dio in Cristo è nei nostri corpi e passa attraverso di essi”, afferma Heaney nel capitolo finale.

La musica è uno dei modi in cui possiamo cercare di tendere la mano a Dio e venire in contatto con Lui, allo stesso modo in cui l’apostolo Tommaso volle toccare il corpo del Cristo risorto, conclude la studiosa.

[Traduzione dall’inglese a cura di Luca Marcolivio]

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Fr. John Flynn

Australia Bachelor of Arts from the University of New South Wales. Licence in Philosophy from the Pontifical Gregorian University. Bachelor of Arts in Theology from the Queen of the Apostles.

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