È significativo costatare che non ci sarebbe luce se non ci fosse qualcosa che si consuma. La luce si diffonde mentre si distrugge la cera.
Anche l’uomo è una cera che si consuma per edificare man mano in sé e attorno a sé il regno di Dio: “Mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno, viene edificata un’abitazione eterna.”
È bello constatare che un chilogrammo di cera acceso dinanzi all’altare, in pochi giorni di luce, grazie alla fiammella vivace, si volatilizza…; si potrebbe dire: “Si spiritualizza”. La cera si trasforma in luce.
È proprio grazie al peso, all’opaco della cera che può vivere e brillare la fiammella. Trattenuta in basso, quella lingua di fuoco può illuminare coloro che lavorano e camminano.
È grazie all’uomo vecchio che può vivere l’uomo nuovo; grazie al peso dell’umano che si ravviva il soprannaturale.
Le tentazioni del baratro spesso generano uno slancio uguale e contrario verso la vetta; il peccato, la colpa ti immergono nella fiamma del perdono e rivelano a tutti la luce della misericordia di Dio; l’immenso vuoto dell’umano può accogliere la presenza di Dio.
Ciao da p. Andrea
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