“Bisognerà andare in Spagna per tenerlo?”, “Smettetela di abortirci!”, sono solo alcune delle frasi che campeggiavano nei manifesti della Marcia per la Vita 2014, a Parigi. Un grande successo per questa manifestazione giunta alla sua decima edizione, se si pensa che, secondo gli organizzatori, vi hanno partecipato circa 40000 persone. Un evento colorato di giallo e rosso, in sostegno della Spagna, dove il governo di Mariano Rajoy ha avviato l’iter di un progetto di legge in vista di ridurre il numero di aborti. È bene chiarire che questo progetto, a dispetto dei numerosi titoli di giornali di tutto il mondo che parlano di ritorno al passato, non garantisce realmente i diritti del bambino non nato, anche se non si può negare che con esso si vada nella direzione di porre un argine alla banalizzazione dell’aborto, così come era avvenuto ad opera del governo di José Luis Zapatero.
Ciò che ha spinto tanti francesi a scendere in piazza è stato il desiderio di esprimere il proprio sostegno alla vita, dalla nascita fino alla morte naturale, opponendosi con forza a qualsiasi rivendicazione dell’aborto come diritto. Ciò che desidera fare il governo di François Hollande, il quale, in piena crisi di consensi, porta avanti una riforma della legge sull’eutanasia ed un’altra sull’interruzione volontaria di gravidanza, volendo iscrivere l’aborto come diritto fondamentale, senza il bisogno che la donna debba giustificarlo, neanche soltanto formalmente, come avviene oggi.
Allo stesso tempo, il governo socialista vuole creare il reato di ostacolo all’informazione sull’aborto: in questo modo si vogliono mettere a tacere tutti coloro che lottano per i diritti del concepito, senza contare il prezioso lavoro dei consultori e dei volontari che aiutano le donne a portare avanti le gravidanze. Insomma, in Francia non si potrà più neanche dire, ad una donna che vuole abortire, che ci sono delle alternative a quell’atto contro natura. Non le si potranno neanche più menzionare i numerosi danni che ne derivano per la sua salute, sia psicologici che fisici.
La lotta per i diritti dei bambini non nati, dunque, è ormai diventata anche una lotta di libertà, di libertà di espressione, di libertà di dire la verità. Come sta avvenendo attualmente in Italia rispetto alla legge sull’omofobia, i legislatori non si occupano più soltanto di atti concreti (unioni tra persone dello stesso sesso, aborto…), ma la legge tenta di sanzionare anche il modo di pensare delle persone, secondo le leggi innaturali della “dittatura del relativismo”. Eppure, come ha titolato il giornale cattolico francese proprio ieri, La Croix, “l’interruzione volontaria di gravidanza non sarà mai un atto medico come gli altri”.
E nel mondo si continuerà a marciare, per ricordare a tutti il diritto alla vita del concepito. Come a Roma, dov’è già prevista la Marcia nazionale per la Vita, il 4 maggio 2014. Queste manifestazioni di popolo si rivelano sempre più importanti: in una cultura che tende ad anestetizzare le coscienze, scendere in piazza per i valori alti della vita permette a molti di interrogarsi, come Pilato, su cosa sia la verità. E così, anche in un paese con più di 200000 aborti all’anno come la Francia, quel muro di silenzio si romperà e delle vite saranno salvate. [N.S.]