Per superare la subcultura della discriminazione alimentata da credenze meschine e becere, c’è un modo pacifico, più efficace delle multe e delle curve sospese e vietate ai tifosi.
Si tratta di alimentare una cultura che favorisca solidarietà, fratellanza e condivisione.
A questo proposito c’è un film il cui titolo è Glory Road che dovrebbe essere proiettato in tutte le scuole di ordine e grado, non solo per la sua bellezza, ma proprio perché racconta la storia di una delle prime squadre di basket con giocatori di colore che vinse il campionato nazionale negli Stati Uniti.
Il film ripercorre in maniera fedele la storia vera dei Texas Western Miners basketball, la squadra di pallacanestro della Texas Western University (oggi University of Texas at El Paso) che vinse il campionato (NCAA Men’s Division I Basketball Tournament) del 1965-1966.
Il campionato di pallacanestro NCAA Division I rappresenta il massimo livello del basket collegiale degli Stati Uniti d’America. Le squadre che partecipano sono più di 300 e sono raggruppate in 32 Conference.
Un evento a tutt’oggi considerato come il più improbabile nella storia di tutto lo sport negli Stati Uniti.
La straordinarietà dell’evento non è solo l’improbabilità che la squadra considerata tra le più deboli potesse vincere il campionato, ma che questa squadra fosse una delle prime con giocatori di colore. Dei dodici giocatori sette erano afroamericani e cinque bianchi.
Nella finale del campionato, il 19 marzo 1966, i Texas Western Miners basketball sconfissero la squadra dei Wildcats della University of Kentucky, rigorosamente composta da tutti giocatori bianchi.
Una condizione, quella di soli bianchi in squadra, che i Wildcats della University of Kentucky mantennero fino al 1969.
Don Haskins, allenatore bianco dei Texas Western Miners basketball, nonostante le minacce, le pressioni, le aggressioni fuori e dentro il campo da gioco, le lettere minatorie nei confronti della sua famiglia, le critiche dei giornali, decise di far giocare solo i giocatori afroamericani, vincendo per 72 a 65.
Si trattò della prima volta nella storia del basket statunitense che una squadra composta da giocatori di colore vinse il campionato.
Per questa impresa Don Haskins è stato nominato come coach nella Hall of Fame e la squadra dei Texas Western Miners basketball nella Naismith Memorial Basketball Hall of Fame.
Il film racconta in maniera avvincente e appassionata la storia di Don Haskins, giovane allenatore di basket, il quale dopo aver condotto alla vittoria una squadra di ragazze del liceo, venne chiamato ad allenare i Texas Western Miners, dell’università del Texas.
La situazione era disperata. Pochi i giocatori. Pochi gli investimenti. Poche le idee. Così Don Haskins, decise di fare l’inimmaginabile. E andò a prendere i ragazzi afroamericani che giocavano nei campetti dei quartieri più poveri.
La direzione dell’Università non vedeva di buon occhio la cosa, ma non avevano alternative e lasciarono fare al giovane allenatore.
All’inizio Don Haskins, con allenamenti durissimi, cercò di disciplinare quei ragazzi che avevano imparato a giocare per divertimento nei campetti di quartiere. Inoltre lavorò molto sulla disponibilità dei giocatori bianchi nella collaborazione con gli afroamericani, riuscendo a creare un clima di amicizia fraterna.
I dialoghi tra i giocatori sono stupendi per vedere come dalle difficoltà, dalle divisioni e dai pregiudizi, le persone unite da un obiettivo comune riescono a crescere nella loro umanità e capacità di affrontare il male con la fiducia che il bene può vincere.
Inizia il campionato. I Miners iniziano a vincere, ma con una certa difficoltà. Nel bel mezzo di una partita che stanno per perdere, gli afroamericani chiedono all’allenatore di poter dare più libertà al loro estro, insomma di giocare con schemi meno rigidi.
L’allenatore ci pensa un po’ e poi decide. Sì! Allargando la mente ed il cuore i Miners diventano imbattibili.
Nonostante le aggressioni fisiche, gli insulti, le pressioni, le minacce che subiscono dentro e fuori il campo di gioco, soprattutto quando vanno a giocare negli Stati del Sud, concludono la stagione con 23 vittorie e una sola sconfitta.
Si arriva alla finale con una squadra molto forte, i Wildcat del Kentucky. Gli avversari dei Miners hanno un allenatore famoso non solo per le sue vittorie ma anche per i pregiudizi che nutre nei confronti dei giocatori di colore.
Don Haskins sa che l’impresa è tra le più difficili. Il giorno prima della finale riunisce la sua squadra, e comincia a insultare i giocatori di colore: “dicono di voi che non siete in grado di compiere grandi azioni. Che non siete intelligenti. Che mollate di fronte alle difficoltà. Che i neri sono inferiori ai bianchi. Che siete disordinati e selvaggi…”.
“Ebbene domani – sottolinea il coach – dovete dimostrare che tutto questo non è vero. Per questo domani giocheranno solo i giocatori di colore, cinque in campo e due in panca”.
L’allenatore sa bene che i Wildcat sono più forti dal punto di vista del rendimento, dell’organizzazione, dell’esperienza, ma spiega ai suoi ragazzi che le partite si vincono con il cuore, l’intelligenza da sola non basta. E fu un trionfo!
Il film è stato diretto dal regista James Gartner, Prodotto per la Walt Disney Pictures da Jerry Bruckheimer, già produttore di Armageddon – Giudizio finale, The Lone Ranger, CSI NY.
Glory Road ha vinto nel 2006 la ESPY Award il Miglior Film Sportivo ed è stato nominato per l’Humanitas Prize.
Il pubblico lo ha gradito enormemente. Nelle sale americane dove è stato proiettato è stato box office number-one e nella sua versione in DVD è stato venduto per un incasso superiore ai 43 milioni di dollari.
L’allenatore Don Haskins ha raccontato la storia dei Miners nel libro autiobiografico Glory Road pubblicato nel 2005 dalla Hyperion Books.
Ilo libro è diventato un bestseller. Nei primi quattro mesi dall’inizio della distribuzione ne sono state stampate cinque edizioni, ed è stato indicato come uno dei libri migliori dalla New York Times Book Review.
Per commemorare la vittoria dei Miners nella University of Texas at El Paso è stata inaugurata una via che si chiama Glory Road.
Nel libro l’autore ha scritto che non immaginava di diventare un pioniere nell’affrontare e risolvere i problemi di discriminazione razziale.
Giovedì scorso 16 gennaio, il film è stato è stato trasmesso in prima serata da Rai Tre.