Lettura
Ci sono discepoli osservanti e perfetti, quelli di Giovanni Battista e dei farisei, e discepoli che infrangono le regole e pertanto giudicati in errore. Ma questi ultimi sono quelli che stanno seguendo Gesù! Quanta autorevolezza in Lui nell’indicare, nella sua stessa persona, la sola norma giusta da seguire. Oggi ripensiamo alla rigidità, al grigiore, alla pesantezza con cui spesso viviamo il digiuno o altre forme di ascesi, perché vuotate della presenza del Signore, lo sposo, con cui invece non può che esserci festa!
Meditazione
I farisei che interrogavano e provocavano Gesù, soprattutto per coglierlo in fallo, saranno sempre stati sorpresi dalle sue risposte pronte, ironiche, disarmanti. Egli parla sempre con l’autorità che gli viene dalla missione affidatagli dal Padre, quella di liberare l’uomo dalla schiavitù del peccato. È la libertà e la forza di chi sa di essere Lui stesso la strada (cfr. Gv 14,6) che l’uomo deve percorrere per ritrovare la sua dignità di figlio di Dio. Tutte le regole, come quella del digiuno, sono importanti, ma Gesù ci consegna l’unica regola che guida il suo stesso agire: «Questo è il mio comandamento, che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi»(Gv 15,12). Il digiuno e tutte le pratiche cui Gesù ci parla e che vive lui stesso (la sua sosta nel deserto, le sue notti in preghiera, la chiarezza dell’interiorità per ogni precetto nel discorso della montagna), si raccolgono in questa novità: l’amore vissuto alla misura sua. È chiaro che toppa nuova o vino nuovo si accordano solo in vestito e otri nuovi, perché la persona di Gesù ci trascina ad amare non apparentemente, ma con tutto noi stessi, nella totalità di ciò che facciamo. Siamo noi gli abiti e gli otri chiamati a questa novità, a questa misura senza misura che è l’amore. E non può esserci volto triste in chi sta con Lui! Ogni situazione faticosa o spiacevole, quale un impegno di lavoro, un’incomprensione con il proprio coniuge, il dover accudire un anziano, lo strillare dei figli, o un semplice digiuno o una pratica ascetica cui siamo abituati, diventa carica di gioia e intensità se vissuta con la gioia di sapersi in compagnia, sempre, dello Sposo.
Preghiera
«O Signore mio Dio, o Signore Dio nostro, rendici felici di te affinché arriviamo fino a te. Non vogliamo esser beati in virtù dell’oro o dell’argento o di poderi; non vogliamo esser felici per questi beni terreni pieni di vanità e transitori della vita caduca. La nostra bocca non proferisca la vanità. Facci trovare la felicità in te, perché non ti perderemo. Quando possederemo te, non solo non ti perderemo ma non periremo neppure noi. Facci trovare la felicità in te, poiché: Beato è il popolo il cui Dio è il Signore»(Sant’Agostino, Discorsi, 113,6.6).
Agire
Oggi decido di fare digiuno, di rinunciare a un pasto, o alla merenda, ma con gioia!
Meditazione del giorno a cura delle Monache Agostiniane della Comunità Santi Quattro Coronati a Roma, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it