Stava arrivando il treno che avrei preso per Roma. C’era ressa quel mattino e molti i prenotati come me alla carrozza sette.
Prima di salire, il mio sguardo incrocia quello d’un bambino che, emozionato per quell’allegro trambusto, mi fa “ciao, ciao” con la manina sinistra, la destra bene al sicuro nella mano della mamma.
Vedendolo fissare divertito la valigetta rumorosa che trascinavo, gli rispondo anch’io con un “ciao”, continuando: “Ma tu hai pagato il biglietto del treno?” – “Si”, mi risponde allegramente.. –“Ma dov’è il tuo biglietto? Mostramelo!” Dopo avermi guardato, mi risponde indicando la mamma”,
Pensavo non avesse capito bene la mia domanda; gli ripeto: “Dov’è il tuo biglietto?!”. Ma mi sono accorto che ero io a non aver capito subito la sua risposta. Dovevo logicamente chiedergli non “dov’è”, ma “chi è” il tuo biglietto: il suo biglietto, per stare, andare e tornare, è proprio la mamma.
“Andrea – mi si può domandare all’entrata del paradiso – chi ti ha pagato il biglietto per entrare nella vita eterna? Dov’è il tuo lasciapassare? Chi è il tuo biglietto? Chi è per te la via, la verità e la vita?!”
La mia risposta è esauriente e perfetta se addito Gesù nel prossimo che sto aiutando a issare la sua pesante valigia sul treno.
Ciao da p. Andrea
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