Nel mezzo di notizie contraddittorie riguardo i cambiamenti sulla politica del figlio unico in Cina, notizie sconfortanti continuano ad arrivare in merito alle violazioni dei diritti umani.
Lo scorso 31 dicembre la BBC ha riferito di un’ostetrica cinese sotto accusa per aver rapito dei neonati ed averli venduti a dei trafficanti di bambini.
Secondo la BBC, Zhang Shuxia è stata accusata di aver venduto sette bambini. La donna avrebbe detto ai genitori che i loro figli erano malati e li aveva persuasi a cederle i bambini.
Il giorno precedente, Radio Free Asia ha riportato che quattro donne uigure della regione dello Xinjiang, nel Nord Est della Cina, sono state forzate dalle autorità ad abortire: una di loro era al nono mese di gravidanza.
Secondo il servizio, questi ultimi casi rientravano nell’ambito di sei aborti forzati pianificati nei giorni precedenti nella prefettura di Hotan nella Regione Autonoma Uigura di Xinjiang, dove vivono circa 10 milioni di Uiguri, in prevalenza musulmani.
Il padre di uno dei bimbi abortiti, Memettursun Kawul, ha dichiarato che sarebbe stato disposto a pagare una multa dai 50.000 ai 100.000 yuan (dai 6.070 ai 12.140 dollari circa), “ma hanno rifiutato”, ha detto.
Le leggi sulla pianificazione familiare sono anche state sfruttate da ufficiali locali per il loro personale profitto. Una verifica nazionale ha rilevato che oltre 353 milioni di euro sono stati intascati illegalmente, secondo quanto riferisce un articolo pubblicato dalla Reuters lo scorso 19 settembre.
Le restrizioni dovute alla pianificazione familiare hanno avuto come conseguenza anche il rapimento di bambini, in particolare maschi, richiesti in particolare dalle famiglie che desiderano un erede maschio. Lo scorso 2 dicembre, la BBC ha pubblicato un videoreportage riguardante un giovane che, all’età di 28 anni, è stato restituito alla sua famiglia, dopo essere stato rapito all’età di 5 anni.
Nel 1990 Luo Gang, del villaggio di Yaojia, nella provincia del Sichuan, è stato rapito e venduto ad una famiglia a Saming, 1.500 chilometri più lontano.
Il reportage afferma che la politica del figlio unico in Cina e le poco rigorose normative sull’adozione, hanno incoraggiato un mercato clandestino di bambini. “All’inizio di quest’anno, un commissario di polizia a Fujian ha dichiarato che oltre 10mila bambini sono stati venduti nel 2012 soltanto nella sua provincia”, ha riferito la BBC.
L’articolo segue precedenti reportage della BBC sullo sfruttamento dei bambini. Il 5 agosto l’emittente ha informato che la polizia ha salvato un bambino presumibilmente venduto da un medico del servizio maternità ad un’altra famiglia.
In seguito, il 6 luglio, è stata pubblicata la notizia di una pattuglia di ufficiali cinesi che ha sgominato due gang dedite al traffico di bambini, arrestando 802 persone e liberando 181 bambini.
“In Cina la tradizionale preferenza per gli eredi maschi ha dato vita a un fiorente traffico di bambini”, si legge nell’articolo.
Le restrizioni dovute alla pianificazione familiare ha anche portato al massacro di vite innocenti. Il 15 marzo dello scorso anno, il Financial Times ha riferito che i medici cinesi hanno eseguito più di 330 milioni di aborti sin dall’entrata in vigore delle restrizioni oltre 40 anni fa.
Dal 1971, i medici hanno eseguito 336 milioni di aborti e 196 milioni di sterilizzazioni. Inoltre hanno inserito 403 milioni di dispositivi intrauterini, spesso senza il consenso delle donne coinvolte.
In termini di politiche future, alla fine dello scorso anno è stato annunciato che alle famiglie sarà consentito di mettere al mondo fino a due figli (cfr. Reuters, 19 novembre).
Forse l’elemento chiave da focalizzare, come afferma l’articolo, è che l’attuale pianificazione familiare “è sempre più vista come dannosa per l’economia”.
Presumibilmente, se uno dei coniugi è un figlio unico gli sarà consentito di avere due figli.
Tuttavia, i dettagli scarseggiano e numerosi commentatori hanno espresso dubbi in merito al sostanziale cambiamento della politica governativa.
“Le compagnie che operano in Cina o vi hanno manovalanza, hanno già visto i loro profitti diminuire allorquando l’offerta di lavoro – visto in Cina come il maggiore vantaggio competitivo nell’attrazione delle compagnie straniere – si restringe, aumentando i salari” (Wall Street Journal, 15 novembre).
Sembra quindi che vi sia un conflitto tra interessi nazionalistici, ideologia e considerazioni economiche.
La popolazione cinese in età lavorativa – dai 15 ai 64 anni – si restringerà drasticamente, afferma il Wall Street Journal. Dal 2010 al 2030, la forza lavoro cinese perderà 67 milioni di lavoratori.
Lo scorso 23 ottobre, il Wall Street Journal, ha già riportato che, secondo due economisti di Citigroup, Nathan Sheets e Robert A. Sockin, la “deteriorazione demografica” farà probabilmente perdere alla Cina 3,35 punti percentuali nella crescita annuale dal 2012 al 2030.
La questione rimane allora se vi sarà un ulteriore cambiamento nelle politiche cinesi di pianificazione familiare. Lo scorso 29 dicembre, il quotidiano britannico The Independent ha pubblicato un articolo in cui ha riportato la dichiarazione di Chi Wanchun, un membro del comitato permanente del Congresso Nazionale del Popolo.
“Alleggerire la politica del figlio unico non significa mettere fine alla pianificazione familiare”, ha detto.
Nel frattempo, il resto del mondo si domanda quante centinaia di milioni di vite innocenti saranno sacrificate sugli altari di ideali sbagliati.