La storia naturale delle grandi insufficienze d’organo non si è modificata, continuando a essere caratterizzata da riacutizzazioni intercorrenti, ciascuna seguita inevitabilmente da un globale, progressivo scadimento della qualità di vita. In questa fase “end stage” il problema dell’appropriatezza clinica ed etica dei trattamenti, soprattutto intensivi diventa cruciale poiché deve essere messo in atto un approccio curativo non limitato al problema fisiopatologico, ma aperto alla presa in carico dei bisogni globali della persona.
Quando la terapia, soprattutto se invasiva e intensiva, supera i limiti della appropriatezza clinica ed etica, la cura deve orientarsi verso l’attivazione o il potenziamento delle Cure Palliative simultanee o di quelle di fine vita. In sintesi, si pone il problema di equilibrare i nuovi poteri d’intervento messi a disposizione dalla biotecnologia e dalla farmacologia (le cure intensive) sia con la qualità della vita residua nel rispetto dei principi etici di proporzionalità, beneficialità e giustizia distributiva. Diventa pertanto sempre più importante gestire i malati affetti da insufficienza cronica riacutizzata end stage attraverso una predisposizione di percorsi clinico-assistenziali creati ad hoc in cui praticare scelte condivise con il malato e i suoi familiari.
Di questi delicati temi si discute domani, mercoledì 15 gennaio, nel meeting intitolato “Il limite delle cure. Prevenire e preparare le scelte difficili” promosso dalla Facoltà di Medicina e Chirurgia e dall’Istituto di Medicina Interna e Geriatria dell’Università Cattolica, che ha inizio alle 12.30 presso l’Aula Brasca del Policlinico Universitario A. Gemelli.
Il Convegno si articola in due Sessioni che affrontano alcune determinanti tematiche di grande attualità, relative all’ambito bioetico. La Prima è dedicata a due principali dibattiti: “Quando gli interventi non sono più appropriati: ripensare la cura” e “Grandi Insufficienze d’organo ‘end stage’: cure intensive o cure palliative?”. La Seconda sessione prevede una Tavola Rotonda su “La legittimità dell’approccio palliativo: normative e paradigma culturale”. E si concluderà con l’intervento su “L’approccio palliativo durante l’intero percorso di malattia”.
Una riflessione a più voci che vedrà impegnati diversi relatori e moderatori dell’Università Cattolica e di altre importanti istituzioni e società scientifiche. Tra questi: Adriana Turriziani, Direttore Medico dell’Hospice Oncologico “Villa Speranza” dell’Università Cattolica e Past President della Società Italiana di Cure Palliative (SICP); il Massimo Antonelli, Ordinario di Anestesiologia e Rianimazione e Presidente SIAARTI, il Carlo Antonio Barone, Ordinario di Oncologia Medica, Adriano Pessina, Direttore Centro Ateneo Bioetica e Roberto Bernabei, Ordinario di Medicina Interna e Geriatria, Paolo Maria Rossini, Ordinario di Neurologia. E inoltre il ProfessoreGiovanni Zaninetta, tra i fondatori della Società Italiana Cure Palliative.
Introduce il dibattito Rocco Bellantone, Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia della Cattolica. Partecipa al convegno l’Assistente Ecclesiastico Generale della Cattolica, mons. Claudio Giuliodori.
In Italia, la legge n. 38 del 15/03/2010 ed il più recente Accordo Stato-Regioni del 25 luglio 2012, hanno posto solide premesse per lo sviluppo di Reti locali di Cure Palliative. Lo specialista d’organo e il medico di medicina ha la possibilità di interfacciarsi già in ospedale con un team di palliativisti che gestiscono le Cure Palliative simultanee e di fine vita. Un documento di consenso denominato “Grandi insufficienze d’organo “end stage cure intensive o cure palliative”. Documento condiviso per una pianificazione delle scelte di cura è stato approvato da varie società scientifiche e rappresenta un supporto scientifico e etico condiviso, per far sì che tali scelte risultino dal miglior grado di evidenza scientifica disponibile e dal minor grado di incertezza possibile. Il documento è stato poi arricchito ed integrato da un esteso approfondimento della cornice etico-giuridica in cui le scelte di limitazione dei trattamenti possono fondarsi.
“L’obiettivo del convegno” dichiara la Professoressa Adriana Turriziani, “è quello di illustrare le potenzialità del documento al fine di diffondere la conoscenza delle competenze cliniche ed etico-giuridiche necessarie per promuovere un accompagnamento alla terminalità di questi malati e dei loro cari in una fase così delicata e importante della loro esistenza. Preservare la dignità del paziente giunto alla fine della vita è il principio ispiratore dell’assistenza prestata in cure palliative. La dignità appartiene al soggetto che vive come a quello che muore, alla persona malata come alla persona sana. La nozione di dignità fa riferimento ad una qualità universalmente presente nell’essere umano. Il significato della nozione dignità è che il paziente venga considerato come persona, venga cioè rispettato e valutato nella globalità dei propri tratti e ascoltato nella globalità dei propri bisogni”.