In famiglia, qualche volta mi si diceva: sei un terremoto. Me lo raccontava il piccolo Zeno: durante i trenta secondi d’un fenomeno sismico, dal papà che era seduto davanti al televisore, gli arrivò un ceffone: per favore, te lo ripeto: stai fermo. In casa, come a scuola, non mi si distingueva dal terremoto. Con espressione pittoresca, ripeteva agli amici la mamma: ha la pelle troppo stretta.
Questa mattina, giorno del mio 50° di sacerdozio, un forte terremoto ha scosso una vasta area del centro nord. Conseguenti paure e crolli, con qualche vittima. Appena alzato, vado a dare il buon giorno a Pancrazio, a letto, ammalato.
Al mio saluto risponde: la tua festa ha provocato il terremoto. Interessante sapere, almeno pensare, che la tua presenza in questo mondo sia talmente importante da far tremare la terra…
Scherzando e ridendoci sopra, commentavo con l’amico: ma sai, Pancrazio, che volevo dirti una realtà più vera e più forte: se non è vero che la mia festa possa far tremare e sussultare di gioia la terra, ti assicuro però che tu, io e ciascun uomo che vive quaggiù e lassù, siamo stati tutti causa d’un terremoto, “cielomoto”.
E’ una rivoluzione che mai sarà uguagliata nella storia dell’umanità: abbiamo mosso cielo e terra perché Gesù, innamorato di me e di te, ha lasciato il paradiso per venire ad abitare la terra che ha pure tremato quando, sul Calvario, ci ha dichiarato il massimo amore dandoci la sua vita. C’è da rimanere attoniti, per quanto siamo importanti.
Ciao da p. Andrea
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