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Eccellenza, che bilancio trarrebbe dell’anno appena concluso, che per la Chiesa, peraltro, è stato l’Anno della Fede?
Arcivescovo Depo: L’Anno della Fede è stato un dono della Divina Provvidenza ispirato al Santo Padre Benedetto XVI che ha dato frutti come la conversione nell’ordine della grazia e un nuovo attaccamento alla persona di Gesù Cristo Salvatore. Papa Francesco ha poi proseguito l’Anno indetto dal suo predecessore, ma credo che il momento culminante del suo breve pontificato sia la preghiera e il digiuno che il Papa ha chiesto a tutta la Chiesa per il mantenimento della pace nel mondo, come anche l’atto di affidamento al Cuore Immacolato di Maria. Come particella della Chiesa universale, anche noi quin in Polinia abbiamo partecipato all’Anno della Fede, realizzando l’iniziativa dei “tredici luoghi delle grazie” dedicati, nella nostra arcidiocesi, ai malati. In questi luoghi abbiamo pregato anche per le nuove vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata. Durante l’anno abbiamo inoltre realizzato un Pellegrinaggio verso le sorgenti della fede, nella patria terrena del Salvatore, con i Seminari diocesiani e religiosi, presieduto dal cardinale Mauro Piacenza. Abbiamo avuto l’opportunità di ringraziare Dio per la speranza infusa nei cuori di oltre 3.000 giovani seminaristi. Un altro dono sono stati i numerosissimi pellegrini al Santuario di Jasna Gora che, provenienti da tutta la Polonia e dal mondo, hanno superato i tre milioni e mezzo di persone. E anche la volontà del Santo Padre Francesco di stabilire una stazione di preghiera del rosario mondiale proprio a Jasna Gora, il 12 ottobre 2013, in comunione con i santuari di tutto il mondo. Non posso poi dimenticare, pensando allo scorso anno, alcuni importanti atti di fede e di coraggio davanti al mondo che sono stati i Giorni di Evangelizzazione e di cultura della fede, organizzati a Czestochowa e in altre città polacche come Radomsko, Wieluń e Zawiercie. Espressione specifica di questi giorni, è diventata la Marcia per la vita, una professione pubblica della fede attraverso la difesa del nascituro. Uno dei frutti è stata la decisione del Consiglio Comunale di Czestochowa di approvare l’organizzazione e il finanziamento di centri di NaProTechnology nella città. Infine, una straordinaria esperienza sono stati i giorni della GMG di Rio de Janeiro, e i relativi convegni e incontri di preghiera e di solidarietà. In particolare, a Czestochowa si è svolto l’incontro “Rio a Czestochowa”, che ha riunito i giovani provenienti dalla Polonia e i vari paesi dell’Europa che non hanno potuto partecipare alla Giornata Mondiale con Papa Francesco.
A proposito di Papa Francesco, come ha accolto la popolazione l’elezione del Pontefice argentino?
Arcivescovo Depo: Dopo le dimissioni di papa Benedetto dal Soglio di Pietro, è stato un sollievo l’elezione di un suo successore. I fedeli della Chiesa in Polonia sono poi rimasti colpiti dalla figura di Francesco perché li ha rimandati ai Pontificati dei due beati, presto santi, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. In primo luogo, per il dono di vicinanza a Gesù e la speranza che ne consegue. Ma anche la partecipazione al dolore e all’angoscia con la realtà del mondo moderno. Questo si traduce nel rivivere le situazioni dolorose come responsabilità verso il mondo. Ecco perché il Santo Padre ricorda sempre che tutte le crisi sono aggravate dalla mancanza di equilibrio spirituale, causato dalla perdita di un vero legame con Dio. Una crisi accentuata dai media, i quali spesso, parlando del Papa e della Chiesa, propongono un progressivo allontanarsi dai fondamenti della fede e della morale… In ogni caso, un forte accento del Pontificato di Bergoglio che certamente ha molto colpito è lo spirito di semplicità francescana e povertà evangelica.
Quali sono le sfide più rilevanti che la Chiesa polacca dovrà affrontare nel prossimo anno?
Arcivescovo Depo: Come ha sottolineato una volta in una delle sue poesie Karol Wojtyla: “Il dono della libertà viene raggiunto attraverso la lotta”. E questo significa che bisogna guadagnarsi una maggiore maturità cristiana e, quindi, essere coscienti della propria responsabilità per il modo di pensare, di agire, di vivere. Essere cristiani nel mondo moderno, che allontana la vita da Dio, significa infatti non solo essere un credente in Cristo, ma anche essere un suo coraggioso testimone e un segno di contraddizione per il resto del mondo. La Chiesa, in Polonia e del mondo, ha quindi il dovere di “andare per negli areopaghi dei pagani e degli agnostici moderni con il dialogo permanente nello spirito del Vangelo”, ma soprattutto di dire la verità e opporsi a tutti quei programmi incompatibili con la fede cristiana e la morale. Tali minacce si presentano oggi in varie forme: nei programmi educativi, nella ideologia gender, in ogni tentativo di una legislazione pro-aborto e anti-familiare. Un segnale che è già diventato una sorta di programma di vita sono gli “pseudodialoghi” come quello del giornalista italiano Eugenio Scalfari o delle femministe polacche che stanno cercando di dare le proprie interpretazioni dell’insegnamento del Papa, come ad esempio la negazione del peccato nel nome della carità o la rottura con la disciplina dei sacramenti. Nella persona e nel ministero del Beato Giovanni Paolo II, la Chiesa polacca ha ricevuto il “dono del nuovo millennio”. Il Beato Papa ci ha fatto attraversare il “mare rosso” verso la libertà, ma ha anche ricordato il Vangelo alla pratica della Chiesa. Un regalo da scoprire è poi il programma di pellegrinaggi di Giovanni Paolo II nella sua patria. Confidiamo che con la grazia di Dio e l’intercessione dei santi patroni della Polonia realizzeremo questo programma. Spero esso non sia l’unico compito in occasione della canonizzazione, ma un impegno che richiede, da parte di tutti, una “nuova immaginazione della misericordia”.
Negli ultimi due anni, in maniera quasi “miracolosa”, la Chiesa polacca ha sviluppato rapporti di intensa collaborazione con la Chiesa Ortodossa Russa. Si tratta di una novità che sta favorendo anche un’alleanza tra Roma e Mosca su temi importanti come la difesa della vita della famiglia e dei cristiani nel mondo. Come valuta questa incredibile novità e quali potranno essere i possibili sviluppi?
Arcivescovo Depo: Costruire l’unità dei credenti in Cristo è ancora valida, secondo le parole del Salvatore: “Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi… Consacrali nella verità.” (Gv 17, 11 e 17). Il legame tra la Chiesa cattolica e ortodossa è stato approfondito grazie alla verità del messaggio firmato nel 2012. Esso riguarda l’unità, non solo sul piano della fede, ma anche nel contesto storico dell’intera nazione polacca e russa. In questo lavoro c’è bisogno di farsi un esame di coscienza, e di confessarsi, chiedere perdono e invocare la cooperazione. Siamo contenti del fatto che, oltre alla preghiera per l’unità, possiamo permetterci di testimoniare una comune dignità, dei diritti umani e familiari basati sui valori cristiani. Colgo quindi l’occasione per ringraziare ancora una volta la Chiesa ortodossa, rappresentata dal Patriarca di Mosca e di tutta la Russia Kirill e dal metropolita Hilarion, per essersi uniti a noi nel dolore e nella preghiera dopo la profanazione dell’immagine della Madonna di Czestochowa . Li ringrazio di cuore anche per l’apertura territoriale alla peregrinazione della Madre di Dio, che collega le nazioni del mondo per il bene della vita ed espia i peccati di infanticidio. Insieme, abbiamo condiviso la speranza che sul fondamento di amore verso la Vergine Maria possiamo difendere la dignità delle donne e della maternità davanti alle minaccee dei movimenti pro-aborto o di sessualizzazione dei bambini e degli adolescenti .
In che modo la devozione alla Madonna di Czestochowa e la sensibilità mariana degli ortodossi Russi può
favorire la fraternità con i cattolici?
Arciescovo Depo: Essenzialmente qui tocchiamo le questioni relative alle nostre comunità di fede in materia di culto e spiritualità mariana. Va ricordato, innanzitutto, che l’icona della Madonna di Czestochowa deriva dall’antico cristianesimo orientale, ed è diventata nel tempo uno “splendido aiuto” per la nostra nazione che invita a partecipare all’Opera Redentrice del Figlio. Lo sguardo di fede su questa icona ci insegna che essa non è solo una espressione artistica, ma un segno della presenza della Vergine che si traduce in “mediazione della grazia del Figlio”. I numerosi testimoni in questo luogo di grazia, sono la prova che Maria cammina costantemente in pellegrinaggio della fede della Chiesa e intercede al Suo Figlio per i nostri problemi attuali.