Il Capitolo Generale Straordinario dei Legionari di Cristo è un “evento di fede” da celebrare “sotto la guida dello Spirito Santo”. Lo ha detto ieri sera il cardinale Velasio De Paolis, delegato pontificio per la congregazione, durante l’omelia in occasione della messa inaugurale del Capitolo.
Si è giunti così, ha detto il porporato, “alla fine di un lungo cammino il cui percorso ci è stato indicato ancora dallo stesso Santo Padre” e che sarà “comprensibile pertanto soltanto alla luce del cammino compiuto”.
Ricordando i due principali obiettivi connessi al Capitolo – la nomina del nuovo governo della congregazione e l’approvazione delle costituzioni – il cardinale De Paolis ha sottolineato che, in particolare le costituzioni non rappresentano un semplice “impegno tecnico”, né un mero “codice di leggi” che unisce i religiosi “solo esternamente nella disciplina” ma qualcosa da accompagnare con un “cammino di esame di vita, di revisione e di rinnovamento spirituale dell’istituto”.
Al tempo stesso, come il Papa già aveva suggerito, la revisione delle costituzioni implicherà l’approfondimento del “carisma stesso dell’istituto” che “non è garantito se non nel servizio dell’autorità, esercitata nello spirito evangelico e nella fedeltà alle norme della Chiesa”.
Non serve, dunque, ha aggiunto il delegato pontificio, darsi nuove regole “se non vi è uno spirito nuovo” che dovrà riempire tutta la congregazione, nelle persone del suo nuovo superiore generale e in chi lo eleggerà. “Per questo è necessario liberare il cuore da risentimenti, gelosie ed invidie; liberare la memoria per non sentirsi appesantiti da ricordi che fanno soffrire e accecano”, ha detto il porporato.
Il Capitolo Generale Straordinario è quindi l’approdo di “un lungo cammino, non privo di sofferenze, ma che oggi si presenta abbastanza sereno e fiducioso”.
I Legionari di Cristo, ha affermato De Paolis, si affideranno al Signore, riponendo la speranza in Lui, nella loro congregazione, che si presenta in questo capitolo “con nuove forze e nuovi orizzonti”, e nella Chiesa che, in particolare nella figura del papa emerito Benedetto XVI, “nel momento forse più tragico” della storia della Legione, ha mostrato la propria fiducia nella “capacità di di rinnovamento e di fedeltà al Signore”.
Rievocando la prima messa celebrata da delegato pontificio, in cui esprimeva la propria “consapevolezza della difficoltà vocazionale” in cui versava la Legione ed invitava “alla fiducia e alla fedeltà”, il cardinale De Paolis ha sottolineato che, a tre anni e mezzo di distanza, “la stragrande maggioranza è rimasta fedele alla propria vocazione di legionario”.
Confermare il proprio sì al Signore, è stata per i Legionari di Cristo una prova di fedeltà pagata al costo della “sofferenza” per la “vergogna di essere accusati, guardati con sospetto e d’essere esposti alla pubblica opinione, anche all’interno della Chiesa”. Una sofferenza accettata “per della vostra vocazione, per amore della Chiesa e della Legione”.
I Legionari di Cristo, con la sofferenza legata alle vicende controverse del loro fondatore e di alcuni confratelli, ne sono usciti “purificati” e “maturati”, partecipi del “mistero della redenzione mediante la croce e il dolore” e del “dolore di quelli che hanno sofferto a causa di alcuni membri della Legione”.
“Avete scelto l’unico modo che il Vangelo conosce per la redenzione del male: non la fuga, non il rifiuto, non la condanna degli altri, ma la partecipazione, la solidarietà, l’amore che entra nello stesso peccato e nello stesso dolore per redimerlo dall’interno”, ha proseguito De Paolis.
Il delegato pontificio per la Legione di Cristo ha poi concluso l’omelia con una invocazione allo Spirito Santo, “lo stesso Spirito, sempre pronto a tergere le lacrime del vostro cuore e a trasformarle in perle preziose di fronte agli occhi di Dio”.