Per spiegare e capire la situazione del Libano, bisogna ricorrere alla mitologia greca e ricordare il mito di Prometeo, l’eroe che, in virtù del suo amore per il genere umano, portò agli uomini il dono del fuoco e fu punito duramente dagli dèi.
Allo stesso modo, il Libano è oggi attaccato perchè in un Medio Oriente dilaniato da scontri settari, pulizie etnico-religiose e lotte per imporre regimi oscurantisti, tenta di preservare una convivenza dove le diverse componenti sociali e religiose possano partecipare in maniera paritaria all’esercizio del potere.
Così, i vescovi maroniti – riuniti nell’Assemblea Mensile, svoltasi ieri nella sede patriarcale a Bkerkè sotto la presidenza del patriarca Bechara Boutros Rai – hanno descritto la drammatica condizione attuale del Paese dei Cedri. I presuli hanno quindi richiamato tutti i libanesi “a rinnovare il loro atto di fede nel Libano, come entità e come formula, preservandone il ruolo e la missione svolta nella regione e in seno alla comunità internazionale”.
Nel comunicato finale dell’Assemblea, diffuso dall’agenzia Fides, si legge inoltre che, secondo i vescovi, i motivi politici e confessionali invocati per giustificare “il regno del terrore che si cerca di imporre con le auto-bomba, con la crescente instabilità e con le diverse aggressioni pongono tutti i libanesi insieme davanti alla responsabilità di impedire che la loro Patria sia trasformata in una terra devastata”.
Un appello è rivolto poi ai parlamentari affinché si facciano carico dei propri doveri e si affettino a formare quel governo che manca nel Paese da circa nove mesi che possa essere all’altezza della tragica situazione storica e assicurare la vita delle istituzioni.