Nel libro scritto insieme a Maria Zanoni, lei sostiene che il singolo alimento consumato in un contesto sociale assume significati culturali aggiunti e simbolici. Può spiegarci?
Maria Antonella Cauteruccio: Gli alimenti e i conseguenti regimi alimentari appaiono intrecciati ad una rete di condizioni, processi, funzioni, significati culturali e vissuti psichici. Il pasto diviene il luogo dell’integrazione familiare e della trasmissione di modelli alle nuove generazioni, un momento di condivisione, incontro con gli amici, rituale religioso o anche semplice pausa nei frenetici ritmi quotidiani del lavoro. Ogni cultura ha una logica riguardo alla selezione e combinazione degli alimenti-base. Una tradizione gastronomica ha un patrimonio di ingredienti o alimenti-base, che è caratterizzato dalla combinazione di questi alimenti, ma è solo quando vengono date delle “regole” culturali, aggiuntive o simboliche, che entriamo nel vero senso della tradizione. Si può, quindi, sostenere che un pasto trasmette significati che potranno essere caricati di valutazioni positive o negative. Un po’ come le leggi della comunicazione: le singole parole costituiscono gli elementi-base per una frase di senso compiuto, ma la stessa frase assume un significato profondamente diverso solo all’interno di un contesto più ampio e rappresentativo! Un alimento, al di là del proprio valore nutritivo, diventa ricco di nutrienti culturali.
Il tipo di alimentazione e la cucina dei cibi è strettamente connessa ad atti di amore e donazione, che fanno molto riflettere sul significato che le religioni danno all’alimentazione. Nel Cristianesimo per esempio Gesù Cristo celebra l’ultima cena e annuncia il suo sacrificio, offrendo la sua carne e il suo sangue come cibo che salverà l’umanità. Qual è il suo pensiero in proposito?
Maria Antonella Cauteruccio: L’ultima cena e la celebrazione quotidiana del suo ricordo in ogni parte del mondo con la Santa Messa, rappresentano per ogni cristiano la massima espressione del bisogno del cibo come nutrimento spirituale. Gesù ha scelto gli alimenti base più semplici e comuni per trasformarli in nutrimento spirituale: la sostanza del pane diventa sostanza del corpo di Cristo, quella del vino sostanza del suo sangue. Per cambiare la realtà più profonda non abbiamo bisogno di utilizzare alimenti di particolare struttura. Nell’ultima cena Egli prende il posto di ogni altro discepolo e chiede a noi di viverlo ogni giorno. Siamo di fronte al più alto livello di condivisione. Del resto la Scrittura è piena di momenti di condivisione. Quello che Gesù ha fatto è un atto eterno, che richiama in ognuno di noi alla responsabilità di vivere il sacrificio, la condivisione con l’altro con la consapevolezza che ogni gesto produce un effetto reale e spirituale su di noi e sui nostri fratelli.
Che cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Maria Antonella Cauteruccio: Innanzitutto la coautrice del libro, l’antropologa Maria Zanoni, fine ricercatrice degli usi, costumi e tradizioni popolari della Calabria. Dai nostri scambi di idee emergeva sempre come dagli spaccati di vita quotidiana da lei “fotografati”, si potevano ricostruire le caratteristiche mediterranee del nostro popolo: varietà, colore e parsimonia! Queste tre parole, se applicate all’alimentazione con consapevolezza, potrebbero diventare il segreto di uno stile di vita alimentare salutare. Nasce così in me l’idea di capitalizzare il lavoro svolto come psicologa della salute in un reparto di cardiologia riabilitativa e prevenzione cardiovascolare. In quel contesto quotidianamente guidavo i pazienti a rischio, o già provati da un accidente cardiovascolare, in un percorso clinico di modifica del proprio stile di vita, in modo consapevole e personalizzato.
Quali sono gli obbiettivi che spera di raggiungere con la diffusione di questo libro?
Maria Antonella Cauteruccio: Il libro, scritto a quattro mani in una dimensione psico-antropologica, esamina la situazione alimentare, il ruolo svolto dall’ambiente fisico, sociale ed economico nel determinare le varie tipologie alimentari, la loro evoluzione nel tempo e l’influenza sulla salute della popolazione. Allo stesso tempo tenta di riconsolidare un modello alimentare, quello mediterraneo, adeguato alle esigenze nuove della società, nel rispetto dei valori tradizionali naturali, simbolici, culturali, che sono dell’Italia tutta. Lo stile divulgativo del libro mira a far superare l’opinione di alimentazione corretta, come mera somministrazione farmacologica. L’alimentazione dovrebbe diventare il nutrimento consapevole globale del corpo e dello spirito, per una qualità della vita pregevole. Un sano stile di vita che ci viene anche tramandato dalla Scrittura. In molti brani del Siracide e dei Proverbi non è difficile trovare proprio nella misura, nella moderazione e nel controllo di sé, le chiare indicazioni per un equilibrato e saggio comportamento a tavola. Una condotta niente affatto proibizionista, ma radice solida per la vera crescita di un uomo nuovo.