"Così lontani, così vicini": storie di vita e di speranza

Un programma televisivo trasmesso dalla Rai propone commoventi vicende di ricongiungimento familiare

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“Così lontani, così vicini” è un recente programma trasmesso dalle televisione nazionale (RAI 1 il sabato sera e RAI PREMIUM la domenica sera) nel quale vengono proposte commoventi storie di ricongiungimento familiare. La maggior parte di questi incontri riguardano persone adulte che sono stati adottati da bambini. Al grande pubblico colpisce maggiormente l’aspetto emotivo. I grandi ascolti televisivi nascono sempre dai sentimenti e dal trasporto che una storia è capace di suscitare nel cuore dei televidenti. Volendo superare la sfera emotiva, è interessante valutare i contenuti di queste storie che interpellano le profondità dell’animo.

La famiglia è la culla di ogni vita che umana che viene al mondo, ma con il passare del tempo un figlio si aspetta che un padre e una madre lo accompagnino nella crescita umana con la fermezza della disciplina  e con la tenerezza dell’educazione. Nel caso dei bambini adottati avviene una sperazione tra le figure genitrici e le figure materne e paterne. Essi vivono la singola esperienza di avere dei genitori che li hano dato la vita, che non coincidono con la madre e il padre che li ha allevati, cresciuti ed accompagnati.

Questa situazione costituisce una vera frattura che i genitori adottivi cercano in tutti i modi di ricucire attraverso il racconto ai loro figli della storia che li ha portati al loro abbandono. Questo è possibile laddove avvengono le adozioni legalizzate nelle quali è avvenuta una indogine accurata che ha condotto ad accertare l’effettivo stato di abbandono o l’impossibilità oggettiva da parte dei genitori biologici di prendersi cura dei propri figli. Anche conoscendo la storia di quell’allontanamento, quelle ferite rimangono aperte e necessitano di un contatto per essere guarite, perchè da un distacco  sono state provocate. L’incontro e l’abbraccio è il cuore della storia che propone questa trasmissione capace di dare forti emozioni, e nello stesso tempo ha il grande merito di far riflettere sull’importanza dei legami familiari.

Il primo ostacolo che viene presentato è quello della ricerca. E’ molto comune ascoltare la reciproca ricerca  sia da parte delle persone adottate sia da parte dei parenti. Ma queste ricerche non sempre hanno portato a risultati positivi. Questo è il primo dramma che viene proposto: cercare un contatto con le proprie origini e trovare solo insucessi. Questa sconfitta della ricerca costituisce un prolungamento dell’abbondono, un continuare a vedere chiusa quella porta che spalanca la gioia di quel tanto desiderato abbraccio.

Uno dei grandi meriti di questa trasmissione è quella di mostrare le varie fonti da cui attingere per la ricerca. Molte volte la ricerca avviene tramite i vari social network, alcune volte recandosi nel paese di origine, altre volte basandosi sui ricordi di alcuni luoghi dell’infanzia.

E una volta avvenuta la ricerca, vi è la parte successiva, quella della preparazione dell’incontro. Il mediatore, che in questo caso sono persone conosciute dal grande schermo, svolge un ruolo fondamentale, quello di accertare l’effettiva volontà di tutti a ricucire un rapporto interrotto. Sino a questo momento tutti hanno accettato di incontrarsi, ma la realtà può essere differente. Persone adulte che hanno vissuto una intera vita flagellati dalla piaga dell’alcool, della droga o di una perenne indigenza, hanno smarrito il gusto della vita. In questo contesto le relazioni personali perdono il loro significato, anche se si tratta di legami di parentele. E questo si traduce in situazioni molto dolorose. Per questo è opportuno sempre utilizzare un mediatore in ogni ricerca. Alcune volte si può andare incontro a situazioni di ricongiungimento che possono sfociare in ricatti economici da parte dei fratelli rimastati nella loro terra di origine, che hanno intravisto nei fratelli adottati un mezzo per compiere il loro riscatto sociale ed economico.

Altre volte la ricerca non produce alcun risultato, perchè i genitori sono defunti, i parenti sono migrati in altri luoghi e si sono perse completamente le traccie. Queste storie, che fanno tristemente parte della realtà, probabilmente non verranno mai raccontate da un programma televisivo, ma rimaranno per sempre impresse nel cuore delle persone adottate e saranno un peso da sopportare per tutta la vita. Questa zavorra potrà essere portata con la forza della fede, che è l’unica a suscitare la santa speranza, perchè essa supera le miserie umane ed apre l’orizzonte dell’eternità, dalla quale sarà possibile comprendere il senso della sofferenza.

Ed infine il momento culminante, quello dell’incontro che spiega il vero senso dell’adozione, che consiste non solo nell’accompagnare un essere umano nella sua crescita ma anche nel prepare le condizioni (una volta avvenuta la formazione umana adulta) per ricongiungersi con gratutudine a quella parte di storia oscura vissuta nell’infanzia. L’adozione significa far riprendere un cammino interrotto bruscamente, per continuare in modo nuovo un legame che prima si è spezzato. L’adozione è anche avere cura ed amore per quei fratelli, sorelle e genitori, da cui non hanno potuto essere sostenuti. E’ un ricambiare gratuitamente quello che si ricevuto gratuitamente.

Il programma televisivo “Così lontani, così vicini” termina con un abbraccio e con le prime parole piene di commozione e di affetto che vengono scambiate vicendevolmente. La storia futura fatta di domande, pianti e momenti di vita insieme appartengono ad ognuno dei protagonisti, ed è giusto lasciare quella discrezione a coloro che hanno da recuperare tanti anni passati lontani.

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Osvaldo Rinaldi

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