Sulle spalle dell’aquila Dio ha messo due ali pesanti e a forma di croce. Se l’aquila non amasse il volo, non solo non muoverebbe le ali, ma assurdamente se ne lamenterebbe del peso. Per muoversi comincerebbe a camminare per terra. Nulla è più goffo d’un’aquila che, per sfuggire all’agguato, corre sul prato; in questa fuga le ali sarebbero ingombranti e pesanti.
Ma l’aquila, nata per il volo e per le altezze, fa volentieri lo sforzo necessario per muovere quelle ali che la portano in alto. Innamorata del Sole che è la sua meta e dal quale si sente irresistibilmente attratta, trova connaturale e provvidenziale il peso delle ali. Le muove e se ne serve per volare sempre più in alto. Lassù scompare il peso, lassù incanta la meraviglia d’un volo.
Vuoi seguirmi? – ti chiede Gesù – Prendi la tua croce, cercala, abbracciala; e ogni giorno, con le ali del dolore, spiccherai il volo. Ora capisco le parole d’una santa moderna: “Il dolore è mio. Andrò per il mondo assetata di angosce, di dolore, di disperazione, di pianto. Mio è il dolore che mi sfiora nel presente; mio è il dolore delle anime accanto; mio tutto ciò che non è pace, gaudio, bello, amabile”.
I santi hanno trovato il loro paradiso nell’abbracciare e amare le ali del dolore. Hanno sperimentato che ogni croce è abitata dal Crocifisso Risorto. Hanno capito che “la croce ti porta se la porti,”; questo peso se lo ami ti dona leggerezza, ti dona la forza di…alzarti da terra e di andare più in alto. Non più nonostante, ma grazie al dolore.
Chi ti guarda non vedrà una croce, ma un volo; non scorgerà il dolore, ma godrà l’amore.
Ciao da p. Andrea
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