François, il padre di Bernadette, non era riuscito a mettere insieme neppure i soldi per pagare l’affitto e dovette ancora sloggiare. Nessuno voleva affittargli una stanza. Rischiò di restare su una strada. Ricorse a un parente, proprietario di una ex prigione, talmente malsana da essere stata giudicata inadatta anche per i condannati. E quel parente gli affittò una stanza al pianterreno della prigione, quella accanto alle latrine, il luogo più sudicio, più maleodorante, più infetto e fetido che si potesse immaginare. Quel luogo era un inferno. La stanza, 3,37 metri per 4,40, con una sola piccola finestra, doveva servire da camera e da cucina per cinque persone. Bernadette, quando arrivavano le sue periodiche crisi d’asma, soprattutto di notte, si aggrappava alle inferriate dell’unica finestra cercando aria, ma poteva respirare soltanto immondi miasmi.
Tuttavia, anche in quell’inferno i Soubirous trovavano la forza di stare uniti e di pregare. Gli abitanti della zona, in seguito, testimoniarono: “Quando giungeva la sera, noi sentivamo che i Soubirous dicevano il Santo Rosario: pregavano tutti insieme, spesso senza aver mangiato, perché non avevano niente tanto erano poveri; e la voce dei bambini si univa a quella dei genitori”.
François era finalmente riuscito a trovare un piccolo impiego in un mulino. Una notte alcuni malfattori andarono a rubare in quel mulino e al mattino, il proprietario disse ai gendarmi che, secondo lui, era stato proprio François a derubarlo. Il povero uomo venne arrestato e portato via in manette come un malfattore, lasciando la sua famiglia nel dolore e nella disperazione morale più grandi. Rimase in carcere solo una settimana perché non vennero trovate prove contro di lui, ma il dubbio che fosse anche un ladro rimase.
Questo era il quadro desolante in cui viveva Bernadette alla vigilia di quell’evento misterioso che si realizzò a cominciare dall’ 11 febbraio 1858. La storia delle apparizioni è nota, pochi però conoscono che cosa accadde dopo, quando le apparizioni finirono. Per anni le apparizioni di Lourdes furono messe in dubbio. Contro Bernadette si scatenarono i giornali del tempo, definendola visionaria, imbrogliona, mistificatrice. La gente del popolo accorreva a Lourdes spinta soprattutto da mera curiosità. La povera ragazza non aveva pace. Per questo le autorità religiose la convinsero ad entrare in convento. Così, nel 1866, Bernadette si fece religiosa nella Congregazione delle “Suore della Carità” di Nevers, città della Loira, a metà strada tra Lione e Parigi.
Visse in quel luogo per 13 anni, da suora semplice, non sempre compresa dalle consorelle, derisa per la sua ignoranza, e piena di sofferenze fisiche. Morì il 16 aprile 1879, a 35 anni. Il suo organismo era consumato da una serie impressionante di patologie, tra cui alcune cancrene che, negli ultimi anni, le avevano mangiato la carne provocando dolori lancinanti.
Venne sepolta in una tomba scavata nella terra, in una cappella nel giardino del convento. Tutto faceva supporre che quel corpo martoriato e marcio si sarebbe dissolto rapidamente, invece non accadde. Sfidando ogni legge fisica, quel piccolo corpo (Bernadette era alta un metro e 42 centimetri), rimase intatto. E quando, in vista del processo di beatificazione, si fece una riesumazione della salma, tutti i presenti constatarono il prodigio. Quel corpo non solo era intatto, ma anche elastico, fresco, duttile, come quello di una persona che sta dormendo.
Sono trascorsi 135 anni dalla morte di Bernadette, e il suo corpo continua ad essere intatto. Chiunque può vederlo. E’ esposto in una cassa funeraria di vetro, nella chiesa della Casa Madre della “Suore della Carità” a Nevers. Bernadette appare vestita con il saio, ha le mani giunte e intorno ad esse tiene il rosario. Il viso, reclinato sulla sinistra, ha un’espressione dolce, serena, soave. Chi ha avuto la fortuna di toccarlo, ha constatato che non è un corpo rigido, mummificato, ma un corpo elastico, duttile, proprio come quello di una persona che sta dormendo.
Questa esperienza ha potuto farla anche Vittorio Messori, il grande scrittore cattolico, autore recentemente di un bellissimo libro dal titolo Bernadette non ci ha ingannati. Durante una visita al Convento di Nevers, gli fu permesso, data la sua notorietà, di toccare il corpo della santa, sollevarle il braccio, palparle la mano. E mi ha assicurato che era proprio come toccare il corpo di una persona addormentata.