Geova a Messa

Confronto tra cattolicesimo e geovismo sulle Letture della Liturgia di domenica 5 gennaio 2014 – II domenica dopo Natale (Anno A)

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Prima Lettura Sir 24,1-4. 12-16 (NV) [fr. 24,1-2. 8-12]

Questo libro, lo abbiamo già incontrato, è ritenuto “apocrifo” dal geovismo e perciò non ne parliamo. Accenniamo solo che la “sapienza” di cui si parla esprime un concetto abbastanza complesso che comunque non si può applicare alla persona di Gesù. Il contesto lo esclude e la CEI perciò non le assegna la “S” maiuscola come spetterebbe al Logos.

Seconda Lettura Ef 1,3-6. 15-18

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi…predestinandoci a essere per lui figli adottivi”. E’ un testo, per noi della cristianità, molto commovente perché ci parla dell’amore di Dio Padre che ancor prima di creare l’universo aveva già in progetto (insieme al Figlio e allo Spirito Santo) di “ricapitolare ogni cosa in Cristo” destinando, uniti al Suo Corpo-Vite, alla gloria celeste, cioè alla comunione con la Trinità, tutti coloro che avrebbero avuto fede in Cristo e si fossero presentati, al termine della vita, davanti a Gesù giudice, provvisti della “veste nuziale”, ovvero “santi e immacolati”.

Ma il geovismo, come sappiamo, riserva la gloria dei cieli ai soli 144.000 Unti e perciò ha dovuto elaborare su questo testo una sua spiegazione che tanto sorprendente quanto fuorviante. Si trattava di risolvere il grosso rebus suscitato dall’idea che gli Unti (o “santi”) sarebbero, gli unici “figli adottivi” di Dio, con esclusione di tutti i TG normali. Non a caso la NM traduce “prima della fondazione del mondo” volendo sottolineare che l’elezione divina non avvenne davvero prima della creazione ma dopo, quando il mondo (un certo tipo di mondo che ora specificheremo) avrebbe ricevuto la sua fondazione, cioè la sua base su cui esso avrebbe iniziato la propria edificazione e sviluppo.(1)

Si sta sostituendo cioè al mondo universo fisico il mondo inteso come comunità umana. Questo, si spiega, sarebbe stato davvero fondato solo quando Adamo ed Eva ebbero i primi discendenti. Prima della nascita di Caino e Abele questo tipo di mondo non esisteva. Ma perché mai il geovismo sostiene tale interpretazione di mondo in questo contesto? La risposta fa riferimento alla convinzione (geovista ma ereditata dal protestantesimo) che se Dio preconosce un fenomeno futuro questo non può non accadere e Dio vi partecipa come causa efficiente del suo avverarsi. E se si tratta di una azione in cui si esplica una libera scelta umana, allora l’uomo che la compie non ne è responsabile, se cattivo, né meritevole, se buono, perché sarebbe stato predeterminato dalla preconoscenza divina a compiere l’azione. Quindi, applicando, se il fenomeno-evento in questione è il peccato originale, allora Dio, preconoscendolo sarebbe correo di esso con i progenitori perché avrebbe combinato le cose in maniera che essi non avrebbero potuto evitarlo.

Andiamo avanti e consideriamo l’elezione “nei cieli in Cristo” dei cosiddetti Unti, che in terra rappresentano la Congregazione geovista, sono “la sposa di Cristo” e sono – attenzione! – il rimedio da Geova escogitato per la redenzione dell’umanità. Tale rimedio, si sostiene, è stato da Geova escogitato solo dopo il peccato originale, e non prima. Non quindi prima della creazione del mondo fisico, ma dopo il peccato e quindi prima della fondazione del mondo-persone umane che appunto cominciò con Caino e Abele. Se Geova avesse pensato al rimedio nel prima assoluto, prima ancora che tempo e spazio e cose esistessero, cioè anteriormente alla creazione, egli avrebbe già “combinato le cose” in maniera che il peccato originale fosse inevitabile. Perciò, si sostiene, che Geova non sapeva che Adamo ed Eva avrebbero peccato. Per Lui è stata una sorpresa. Viene così negata l’onniveggenza di Dio.(2)

La cosa è confermata anche in rapporto alla scelta degli Unti come persone individuali. Se Geova preconoscesse il futuro di ognuno di loro, allora sarebbe correo, avendola prevista, della apostasia di quelli che tra loro abbandonano la fede geovista. Per tale ragione, per evitare colpe a Geova, si insegna, che Geova escogitò questo rimedio degli Unti pensandoli “come classe”, come insieme. Egli ne ignorava la loro specifica identità. E siamo ancora a glissare sul problema che, se le cose stessero così, vorrebbe dire che tuttora nessun Unto può pretendere di essere stato scelto da Geova giacché è sempre possibile (come avviene!) che ognuno apostati dal movimento in piena libertà. Ma riflettere su questo equivale a destituirne la indiscussa autorità di tale “classe” e quindi non se ne parla.

Vangelo Gv 1,1-18

In principio era il Verbo,

e il Verbo era presso Dio

e il Verbo era Dio. (…)

Dio, nessuno lo ha mai visto:

il Figlio unigenito, che è Dio

ed è nel seno del Padre,

è lui che lo ha rivelato. 

La lunghezza sviluppata dalla Lettura precedente, costringe a rimandare il commento approfondito al primo versetto del prologo, tanto atteso e tanto importante, visto che la Liturgia lo ha proposto ben quattro volte da Natale ad Oggi. Per oggi si commenta rapidamente l’insieme dei punti importanti del prologo, tutti relativi alla piena divinità del Verbo e agli effetti dell’incarnazione.

“in principio era il Verbo”, Giovanni non teme di equiparare il Figlio a Dio Padre. Come all’inizio della Bibbia, dopo “in principio” (il che dovrebbe significare al principio di ogni realtà, del cosmo, della storia)  si pone Dio come soggetto già esistente, così qui. Il Verbo c’era sin dal principio;

“Egli era, in principio, presso Dio” meglio ancora, come dirà il v.18 togliendo ogni immagine di collocazione spaziale, il Figlio non è presso Dio ma dentro la sua sostanza divina perché “è nel seno del Padre”.C’è da dubitare che l’evangelista Giovanni fosse un TG altrimenti avrebbe detto che al principio c’era Geova, dato che il Verbo-Parola-Michele è concepito creato e al principio non c’era! Scrivere dunque che il Verbo all’inizio già c’era è un indizio non trascurabile circa l’eternità del Figlio, coevo al Padre;

“tutto è stato fatto per mezzo di lui”, dice “tutto”, non dice “tutte le altre cose” come la NM insinua in Colossesi 1,16 ss per far passare lo stesso Figlio come la prima delle cose create;

“senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste” equivale a dire di tutto ciò che è creato, la Bibbia pone il Verbo prima di ogni cosa esistente creata. Ma se il Verbo è concreatore con il Padre come fa ad essere creatura? Di dove prende il Michele geovista l’onnipotenza necessaria per fare le cose dal nulla (e Gesù di dove la prende visto che adopera l’onnipotenza come facoltà propria?) Ben diverso sarebbe, come ritiene la cristianità, se il Verbo, Persona distinta dal Padre ma convivente con Lui nell’unica natura divina la adopera come propria e ne condivide tutte le altre caratteristiche (eternità, onniscienza, onniveggenza, onnipresenza ecc…);

“In lui era la vita”, ma non è Dio la fonte della vita? ancora condivisione delle prerogative divine;

“A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio” se dice “a quanti” vuol dire che esclude solo quelli che non lo hanno accolto. Quindi ogni TG che accoglie il Verbo dovrebbe sentirsi figlio di Dio e non solo 1
44.000 tra loro;

“da Dio sono stati generati”. Una generazione nell’unico modo possibile, cioè adottiva, che si realizza rendendo le creature compartecipi della natura divina unendoli alla vita del Figlio con la grazia.

“E il Verbo si fece carne” San Paolo ci ricorda che non siamo più noi a vivere ma è Cristo che vive in noi quando siamo uniti alla vite, membra del suo Corpo. La relazione che la grazia realizza con il credente viene definita dai Padri “indiamento” o “divinizzazione”. Gesù ci unisce talmente a sé, facendoci membri del suo Corpo, che il Padre, vedendo noi, vede suo Figlio. E perciò ne deriva un atteggiamento di benignità meritatissima. Proprio il contrario di ciò che sostiene il geovismo (cf il punto che segue) che del resto, per questa idea, è figlio del protestantesimo che non concepisce la “giustificazione” come rigenerazione, come il morire e rinascere a nuova vita, come essere nuova creatura. Eppure Paolo parla così chiaramente di questo! (cf Romani cap. 6 e 8)

“pieno di grazia e di verità”. (gr. plères chàritos kài alethèias) La NM dice “pieno di immeritata benignità e verità”. Abbiamo già incontrato questo modo di concepire la grazia di Dio come atteggiamento di benevolenza non meritata da parte di Geova verso le creature. Ovviamente però ciò che rende questa benignità “immeritata” è il fatto che le creature sono tutte guastate dal peccato originale che ha deformato il progetto iniziale di Dio deturpandone il suo… prodotto. E passi dunque (ma non lo concediamo perché la grazia è ben altro e di più!) passi che si tratti di benignità non meritata. Ma come poter dire lo stesso nei riguardi di Gesù Figlio diletto nel quale Dio Padre ha detto di trovare il suo compiacimento? (Matteo 3,17; 17,5; Marco 1,11; 9,7) Eppure per la NM anche Gesù era pieno di una benignità non meritata! Che non sia questa una delle “ciambelle” della WT venute senza il buco?… Certo è che se il CD vorrà riparare, dovrà trovare un concetto diverso da “immeritata” e però dovrà anche spiegarci perché mai avrà adoprato doppio peso e doppia misura visto che nell’originale abbiamo sempre “chàris” sia riferita agli uomini peccatori sia riferita al Figlio santissimo.

“il Figlio unigenito che è Dio” (la NM ha “l’unigenito dio”) la CEI del 1974 dice “il Figlio unigenito”. Cominciamo da noi. Dopo rifletteremo sulla versione geovista. Nessuno si scandalizzi. Le traduzioni si fanno scegliendo dei testi originali come base, con piena libertà. Essi sono le fonti insindacabili. Ora abbiamo dei codici autorevoli che in questo passo dicono “unigenito Figlio” e altri “unigenito Dio”, quindi evidentemente la CEI del ’74 ha scelto quelli ove si diceva “unigenito Figlio”; il che è indice di grande onestà perché, stando alla teologia cattolica, che tifa per la divinità di Gesù, sarebbe stato più comodo scegliere “unigenito Dio” non è vero? Questo è anche segno che la fede cattolica (e delle Chiese storiche) non basa esclusivamente su pochi versetti questa sua convinzione. Il mistero trinitario non è stato minimamente intaccato, come sanno gli esperti, neanche quando si è scoperto che il “comma giovanneo” (chiarissimamente trinitario) era una “glossa marginale” di un copista finita nel testo in successive copiature. Perché allora la CEI del 2008 cambia inglobando praticamente entrambe le “lezioni” dei codici giacché evidenzia sia la figliolanza che la divinità del Verbo? Perché (altro criterio seguito nel fare le versioni) la versione CEI è per l’uso liturgico, ha carattere pastorale e non scientifico-esegetico (l’esegesi si fa sui testi originali!). E pastoralmente è importante che i fedeli, non addetti al lavori come gli esegeti, siano confermati nella fede cattolica che ammette nel Verbo sia la filiazione per generazione dal Padre (diversa dalla creazione sostenuta dal geovismo per Gesù-Michele) sia la sua piena divinità. Si potrebbe chiedere: ma allora il geovismo traducendo “l’unigenito dio”, anche se si è dato la zappa sui piedi, ha mostrato anch’esso correttezza traducendo contro il proprio interesse che è a favore di un Gesù-Michele creaturale. Non è così. Anzitutto si noti la decisa esclusione della piena divinità (già incontrata nel v. 1) togliendo la “D” maiuscola al Verbo ridotto a un “dio”. E poi, se si ricorda che nel geovismo la parola DIO esprime soltanto il concetto  di “potente”, si capirà che non è autolesionismo per il TG ammettere che Gesù è “dio”. Egli non sta concedendo nulla di più, con tale ammissione, che Gesù-Verbo-Michele è un “potente”.

ed è nel seno del Padre”. La NM traduce “che è nel[la posizione del] seno presso il Padre. Al riguardo noi abbiamo dalla nostra parte l’originale greco (e siamo all’esegesi scientifica!) che dice “o on èis ton kòlpon toù Patròs” (essente in il seno del Padre – Bigarelli) che indica appunto comunione di vita tra il Padre e il Figlio; comunione, compenetrazione reciproca, simbiosi, affermata le mille volte da Gesù, da Giovanni e da Paolo (cf almeno Giovanni 14, 10-11). Solo dopo faticose ricerche abbiamo trovato la spiegazione della strana versione geovista. Essa sta in una nota al Vangelo di Luca ove si parla di Lazzaro che è “nel seno di Abramo”. Anche qui la NM traduce che il ricco nell’Ades “vide molto lontano Abraamo e Lazzaro nel[la posizione del] seno presso di lui”. (Luca 16,23) La nota in calce spiega: “ ‘[La posizione del] seno’: quella di chi giaceva di fronte a un altro sullo stesso divano a un pasto”. In tal modo il geovismo rimarca sì la distinzione tra il Padre e il Figlio ma anche una netta separazione, una autonomia di vita che non corrisponde al rapporto rivelatoci da Gesù con il Padre suo.

<p>* * *

NOTE

1) L’attento lettore avvertirà che il ragionamento glissa ovviamente sulla connessa stranezza di non considerare “umani”, cioè già membri di tale mondo, i progenitori! Difatti la tesi geovista non avrebbe funzionato includendovi anche loro perché se per mondo si intendesse l’umanità, e se questa la si considera iniziata con Adamo ed Eva, avremmo che Geova non avrebbe escogitato il rimedio redentivo [consistente in Cristo e Congregazione] prima della fondazione di questo mondo, giacché i progenitori erano inesistenti. Il rimedio deve essere stato pensato per forza dopo il peccato ma prima della fondazione del mondo. Ecco perché in tale accezione di mondo=umanità Adamo ed Eva devono esserne esclusi. Il mondo umano, per il CD, parte insomma con Caino e Abele. 

2) Ecco qualche testo illuminante:

“Chi possiede una radio può ascoltare le notizie da varie parti del mondo. Ma il fatto che possa sintonizzarsi su una certa stazione non vuol dire che lo faccia. Deve prima accendere la radio e poi scegliere la stazione. In maniera simile, Geova ha la capacità di preconoscere gli avvenimenti, ma la Bibbia mostra che Dio usa questa capacità in modo selettivo e discrezionale, con il dovuto riguardo per il libero arbitrio di cui ha dotato la sua creazione umana.” (Ragioniamo, p. 101)

“Incoraggereste i vostri figli a impegnarsi in un’impresa che prospetta un futuro meraviglioso, sapendo fin dall’inizio che è destinata a fallire? Li mettereste in guardia contro qualche pericolo, pur avendo già programmato tutto affinché si mettano di sicuro nei guai? E’ ragionevole quindi attribuire a Dio una cosa del genere?” (ivi.)

“Se Dio avesse predestinato e preconosciuto il peccato di Adamo e tutto ciò che ne è scaturito, allora sarebbe stato Dio a dare il via, creando Adamo, a tutta la malvagità perpetrata durante la storia umana. Sarebbe stato Lui la fonte di tutte le guerre, la delinquenza, l’immoralità, lo pressione, la men
zogna, l’ipocrisia, le malattie. (ivi.)

Ma non è neanche vero che Geova “ha la capacità di preconoscere gli avvenimenti”, per lo meno non tutti. Per farlo ha bisogno di “segni” da studiare per poter valutare e dedurre. Dove tali segni non esistono affatto (come prima della creazione dell’uomo) Geova non poteva… sintonizzarsi su nessuna stazione per conoscere il futuro della sua creatura ancora non creata. Ascoltiamo cosa si dice in rapporto al fatto che Geova profetizzò che, dei due famosi fratelli

“ ‘… il maggiore [Esaù] servirà il minore [Giacobbe]’. (Geova era in grado di leggere il programma genetico dei gemelli che dovevano nascere. Può averne tenuto conto nel prevedere le caratteristiche che ciascuno dei due ragazzi avrebbe sviluppato e nel predire l’esito.” (ibid. p. 102)

In conclusione Dio non sa nulla delle future decisioni umane se non ha a disposizione qualcosa dei soggetti da studiare, così che il peccato originale fu per lui una sorpresa e la elezione degli Unti-Congregazione-Chiesa per redimere l’umanità non può aver preceduto l’evento del peccato originale venendo decisa sin da prima della creazione. Siamo ad uno dei tratti in cui il geovismo dimostra di avere un concetto della divinità ricalcato sul modo della conoscenza umana. Così che non è più, come dice la Bibbia, l’uomo ad essere fatto ad immagine di Dio, ma viceversa. Geova si interessa dell’uomo se vuole, non segue, come il nostro Dio, come fonte dell’essere cosmico e delle persone, vita morte e miracoli di ogni insieme e di ogni parte della sua creazione che per continuare ad esistere ha bisogno della sua continua assistenza. Non è più vero che “in Lui esistiamo, ci muoviamo e siamo”.

*

Il commento all’Epifania verrà saltato perché i testi offrono solo un rilievo sulla adorazione di Gesù di cui si è già detto nella domenica del 29 Dicembre (festa della Sacra Famiglia) in cui sono stati analizzati i vari punti per cui la WT osteggia questa bellissima festa cristiana. Se n’è parlato a proposito della stella che condusse i magi ad “adorare” il neonato re, mentre la WT dice che era stata inviata da Satana perché li condusse da Erode affinché lo uccidesse.

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Sandro Leoni

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione