Epifania: manifestazione di Cristo

Lettura patristica di monsignor Francesco Follo per la festa dell’Epifania

Share this Entry

Monsignor Francesco Follo, osservatore permanente della Santa Sede presso l’UNESCO a Parigi, offre oggi la seguente Lettura patristica sulle letture liturgiche per la festa dell’Epifania.

***

Sant’Agostino d’Ippona

Discorso 200 sull’Epifania del Signore

Epifania: manifestazione di Cristo.

1. 1. I magi vennero dall’Oriente per adorare il bambino nato dalla Vergine. Oggi celebriamo questa ricorrenza, alla quale diamo la dovuta solennità e paghiamo il debito di un discorso. Questo giorno rifulse per primo ai magi, a noi ritorna con festosa ricorrenza annuale. I magi erano le primizie dei pagani, noi siamo il popolo dei pagani. A noi questo giorno è stato annunciato dalla parola degli Apostoli, ai magi dalla stella, come fosse parola dei cieli; e anche a noi gli Apostoli, come fossero cieli, hanno narrato la gloria di Dio. Come infatti non riconosceremo in essi quei cieli, essi che son diventati sede di Dio? Come sta scritto: L’anima del giusto è la sede della sapienza. Per opera di questi cieli il creatore e abitatore dei cieli fece sentire la sua voce; il mondo tremò al tuono della sua voce ed ora è divenuto credente. Grande sacramento! Giaceva in una mangiatoia e guidava i magi dall’Oriente. Era nascosto in una stalla e veniva riconosciuto in un segno celeste perché, riconosciuto nel segno celeste, venisse ritrovato nella stalla. E così questo giorno si chiamò “Epifania” che in latino si può tradurre con manifestazione. Ci si manifestano insieme la sua grandezza e la sua umiltà: mentre si manifestava nell’immensità del cielo con i segni degli astri, si faceva trovare, dopo essere stato cercato, in un angusto rifugio; debole nelle carni di un bambino, avvolto in panni da bambino veniva adorato dai magi e temuto dai malvagi.

La paura di Erode

1. 2. Ebbe infatti paura di lui il re Erode, quando i magi glielo annunziarono, mentre stavano ancora cercando il bambino che tramite il segno celeste che avevano ricevuto, sapevano già nato. Che cosa sarà il tribunale di Dio giudice se la culla di Dio bambino ha incusso terrore a superbi re? Molto più assennatamente ora i re non cercano di ucciderlo, come ha tentato Erode, ma piuttosto volentieri lo adorano, come i magi; ora soprattutto che ha sostenuto dai nemici, anche per gli stessi nemici, quella morte che il nemico Erode desiderava dargli e che, ucciso, ha ucciso la morte nel suo corpo. Ora sì, abbiano i re più timore di colui che siede alla destra del Padre e del quale l’empio re Erode ebbe paura quando ancora succhiava dal seno della madre. Ascoltino quanto è scritto: E ora, o re, abbiate senno; rinsavite voi che siete gli arbitri della terra: servite il Signore con timore; con tremore esultate davanti a lui. Quel sommo re, che punisce i re empi e sostiene i pii, non è nato come nascono i re del mondo; anch’egli è nato, ma il suo regno non è di questo mondo. La nobiltà del figlio fu la verginità della madre, la nobiltà della madre fu la divinità del figlio. Mentre erano stati tanti i re dei Giudei già nati e defunti, i magi non cercarono nessuno di essi per adorarlo, perché di nessuno di essi il cielo aveva loro parlato.

L’incredulità dei Giudei

2. 3. Non bisogna neanche tralasciare di dire che questa illuminazione dei magi costituì una prova irrefutabile della cecità dei Giudei. I magi cercavano nel paese dei Giudei colui che i Giudei non riuscirono a riconoscere pur essendo in mezzo a loro. In mezzo ai Giudei i magi trovarono il bambino che essi poi non accettarono quando insegnava in mezzo a loro. I magi, pellegrini in queste terre da paesi lontani, adorarono il Cristo bambino che ancora non parlava; i suoi concittadini lo crocifissero, in età ancora giovane, mentre operava prodigi. I magi riconobbero Dio in quel corpicino; questi, pur davanti ai prodigi, non lo risparmiarono neanche come uomo. Come se fosse stato più strepitoso vedere una nuova stella che ha brillato alla sua nascita, anziché il sole che ha pianto nella sua morte. La stella, che condusse i magi al luogo dove si trovava con la vergine madre il Dio bambino, certamente poteva condurli direttamente a quella città; tuttavia si nascose e non apparve loro di nuovo se non quando ebbero interrogato i Giudei sulla città in cui doveva nascere il Cristo – perché fossero essi ad indicarla seguendo la profezia della divina Scrittura – ed essi risposero: In Betlemme di Giuda. Così infatti è stato scritto dal profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei certo la minore fra le città di Giuda, perché da te uscirà un capo che guiderà Israele, mio popolo. Tutto questo che cosa ha significato nei disegni della divina Provvidenza se non che presso i Giudei sarebbero rimaste soltanto le divine Scritture, con le quali i pagani si sarebbero istruiti e i Giudei accecati? Che le avrebbero conservate non come aiuto alla propria salvezza, ma come testimonianza della nostra salvezza? Infatti oggi, quando riferiamo queste antiche profezie riguardanti il Cristo, rese chiare ed evidenti alla luce degli eventi già avvenuti, se per caso dei pagani, che noi vogliamo convertire, dicessero che sono state inventate da noi, che non sono state pronunciate prima ma posteriormente agli eventi accaduti, così da credere che siano state profetizzate cose già avvenute; noi, per fugare il dubbio di questi pagani, presentiamo i codici dei Giudei. I pagani erano rappresentati già da quei magi, ai quali i Giudei, tramite le parole divine, indicavano la città in cui è nato Cristo. I Giudei però né lo cercavano né lo riconoscevano.

L’unico nuovo popolo

3.4. Ora dunque, carissimi, figli ed eredi della grazia, considerate la vostra chiamata e aderite con tenacissimo amore al Cristo che si è manifestato ai Giudei e ai pagani come pietra angolare. Si è manifestato già fin dalla culla della sua infanzia a quelli che erano vicini e a quelli che erano lontani: ai Giudei nei vicini pastori ai pagani nei lontani magi. Si pensa che i pastori siano venuti a lui nello stesso giorno in cui è nato, i magi invece in questo giorno. Si è manifestato ai primi, benché non fossero dotti e agli altri benché non fossero giusti. La caratteristica infatti della rozzezza dei pastori è l’ignoranza, e delle pratiche sacrileghe dei magi è l’empietà. Quella pietra angolare congiunse ambedue a sé: infatti è venuto a scegliere ciò che è stolto per il mondo per confondere i sapienti  e a chiamare non i giusti ma i peccatori, affinché nessuno, per quanto importante, s’insuperbisca e nessuno per quanto miserabile, si disperi. Per questo gli scribi e i farisei, stimandosi troppo dotti e troppo giusti, scartarono dalla loro costruzione questa pietra di cui avevano indicato la città natale leggendo le parole dei profeti. Ma egli è divenuto testata d’angolo e quanto indicò nella nascita lo completò nella passione. Congiungiamoci a lui insieme all’altra parete comprendente il resto d’Israele, che si è salvato per gratuita elezione. Quei pastori prefiguravano questo resto che si sarebbe congiunto a lui da vicino, affinché anche noi – la cui chiamata da lontano era significata dalla venuta dei magi – fossimo non più pellegrini e ospiti ma diventassimo concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio, costruiti insieme sopra il fondamento degli Apostoli e dei profeti, avendo per pietra angolare lo stesso Cristo Gesù. Egli ha fatto dei due un popolo solo, affinché in quest’uno amassimo l’unità e avessimo una infaticabile premura di raccogliere i rami che, pur innestati da un olivo selvatico, spezzati dalla superbia, sono diventati eretici. Dio infatti ha il potere di innestarli di nuovo.

Share this Entry

Archbishop Francesco Follo

Monsignor Francesco Follo è osservatore permanente della Santa Sede presso l'UNESCO a Parigi.

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione