La prima parte è stata pubblicata ieri giovedì 2 gennaio 2014.
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Ha molto colpito l’espressione “ecumenismo del sangue”, che il Papa ha usato nel corso della sua intervista a proposito dell’unità dei cristiani. Quali mosse, a suo avviso, intende fare Francesco per realizzare questa unità? Crede che sia vicino un incontro con il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill?
Tornielli: Penso che un incontro sia possibile, ma non ancora in agenda. Credo che l’atteggiamento di preghiera e amicizia sia quello più adeguato: non va sottovalutata, a questo riguardo, la decisione di Francesco di risiedere a Santa Marta. Ogni visita di esponenti delle Chiese ortodosse offre molte possibilità di incontro conviviale, dato che tutti risiedono sotto lo stesso tetto. Inoltre la sottolineatura sulla sinodalità della Chiesa, che il Papa sta facendo in linea con gli insegnamenti del Concilio ecumenico Vaticano II, possono aiutare il dialogo con l’ortodossia. Certo, il dialogo dal punto di vista teologico è più facile con gli ortodossi di Costantinopoli, mentre con quelli russi il terreno di convergenza sembra essere maggiormente quello della difesa di certi valori nell’Europa scristianizzata. Parlare di “ecumenismo del sangue” significa partire dalla realtà delle persecuzioni e dei martiri, e dal fatto che per chi perseguita i cristiani sono cristiani e basta, al di là della Chiesa nella quale sono stati battezzati.
Il cardinale Bergoglio ha sempre avuto ottimi rapporti con il mondo ebraico. Come Pontefice sta accrescendo le sue buone relazioni anche con i rappresentanti dell’Islam. Cosa possiamo aspettarci dal viaggio in Terra Santa che farà a maggio?
Tornielli: Il viaggio sarà soprattutto un pellegrinaggio per far memoria di quello storico compiuto cinquant’anni fa da Paolo VI, segnato dall’abbraccio con il patriarca di Costantinopoli Atenaghoras. Ma credo sarà un’occasione per manifestare amicizia e spirito di dialogo con gli ebrei e con i fedeli islamici.
Come spiega le perplessità di molti cattolici, laici e non, nei confronti della liturgia e dell’approccio alle questioni etiche di Papa Francesco?
Tornielli: Bisognerebbe chiederlo a loro. A proposito della liturgia, faccio molta difficoltà a capire: rimango colpito dall’intensità con cui Francesco celebra la messa. Se le questioni a cui allude sono quelle relative alla preziosità di qualche paramento, davvero non sono in grado di addentrarmi in questioni di competenza di certi collezionisti. Quanto alle questioni etiche, il Papa ha detto di essere un figlio della Chiesa e di pensare come pensa la Chiesa su questi argomenti. Il fatto che abbia detto che questi temi vadano adeguatamente contestualizzati e non presentati in modo martellante mi sembra un’indicazione pastorale.
Si ha l’impressione che Papa Francesco venga spesso “tirato per la tonaca” da esponenti della cultura progressista, i quali approfittano di alcuni gesti ed esternazioni per farne un’icona di “modernità” all’interno delle antiquate mura leonine. Ritiene che questo atteggiamento condizioni l’opinione pubblica?
Tornielli: Vorrei solo ricordare che questo tipo di atteggiamento si riscontrava anche con i precedenti pontificati e lo sport di tirare il Papa per la tonaca non è un’invenzione degli ultimi mesi né tantomeno un’attitudine soltanto “progressista”. Guarderei piuttosto al fatto che, nonostante i tentativi di strumentalizzazione, la testimonianza e la parola del Papa hanno colpito e interessato anche molti “lontani”. E questo mi sembra un fatto positivo.
Un rapporto tra Chiesa e politica “parallelo e convergente” è ciò che auspica Papa Francesco. Secondo lei come intende realizzarlo?
Tornielli: Immagino come ha detto lui stesso nell’intervista. Ogni convergenza tra Chiesa e politica che non sia finalizzata al bene comune, al bene del popolo, ma che avvenga per altri interessi “imputridisce la Chiesa”. Immagino che per realizzarlo sia necessaria in qualche caso una maggiore distanza tra la Chiesa e il mondo politico.
Il Papa le ha detto che nel corso del prossimo Sinodo straordinario, in programma ad ottobre 2014, “tante cose si approfondiranno e si chiariranno”. A cosa faceva riferimento?
Tornielli: A tutte le tematiche legate al matrimonio e alla famiglia. Il Papa ha voluto un Sinodo a tappe, con due riunioni a un anno di distanza una dall’altra, e una discussione approfondita anche a livello locale.
Lei ritiene che lo scopo della Evangelii gaudium sia quello di “infiammare la Chiesa”. Riuscirà Francesco a raggiungere questo obiettivo?
Tornielli: Solo nella misura in cui ogni pastore, ogni sacerdote, religioso o religiosa, ogni credente si lasceranno mettere in discussione dalla testimonianza e dalla parola del Papa, evitando l’atteggiamento – purtroppo diffuso – di chi si sente semplicemente confermato in ciò che già sta facendo e in chi, da una parte e dall’altra, ha ilproblema di incasellare il Papa nei propri schemi.