Il segnale è forte e chiaro. L’iniziativa “Uno di Noi” ha mostrato che i cittadini europei sono pronti a manifestare pubblicamente la loro volontà di unione su temi quali la difesa della vita nascente e l’utilizzo dei fondi europei per la difesa della dignità umana.
I rappresentanti di “Uno di Noi” dei 28 paesi dell’Unione Europea si sono incontrati a Cracovia nei giorni 15, 16 e 17 novembre per dare continuità e rappresentanza ad un soggetto europeo.
Per saperne di più, ZENIT ha intervistato Elisabetta Pittino, membro del direttivo del Movimento per la Vita, delegata italiana nell’ufficio di coordinamento europeo dell’iniziativa “Uno di Noi”.
Molti tra quelli che hanno partecipato all’incontro europeo dei Movimenti per la vita che hanno raccolto le firme per l’Iniziativa Uno di Noi, hanno parlato dell’inizio di un nuovo soggetto continentale. Di che si tratta?
Elisabetta Pittino: Si tratta di una Federazione per la vita e la dignità della persona umana dalsuo primo inizio (il concepimento) al suo termine naturale. Questa federazione si chiamerà “One of Us”, per dare continuità a ciò che l’ha creata, cioè l’Iniziativa ‘Uno di Noi’. La struttura sarà decisa dall’Assemblea Generale, in parte ricalcherà l’attuale struttura di Uno di Noi, con le necessarie modifiche.
Una Federazione per la vita non esisteva fino ad ora in Europa. Ci sono Organizzazioni Non Governative pro famiglia, pro donna, pro madri, che lavorano molto bene e in maniera indiretta si occupano della vita, ma nella situazione europea attuale, dove la forte crisi minaccia i soggetti più deboli, bambini, donne, famiglie, il ruolo di una Federazione pro vita era necessario ed è fondamentale.
L’iniziativa “Uno di Noi” ha dimostrato una realtà di cittadini che rispetto alla difesa della vita pensano in modo molto chiaro.
La situazione europea dal punto di vista sociale e legislativo nei confronti della difesa della vita umana, dal concepimento alla morte naturale, è molto complicata.
Le istituzioni Europee sembrano essere sempre più invasive nei confronti degli Stati, relativamente alle materie che riguardano aborto, fecondazione assistita, sperimentazioni, filiazione, maternità, gravidanza, valorizzazione della donna, educazione dei bambini, ecc.
Il sostegno alla maternità, alla paternità, la difesa della vita umana, il sostegno ai portatori di handicap, alle famiglie, ai malati terminali trova gli stati sempre più avari, ed è relegato ad associazioni di volontariato che devono provvedere sia ad un’assistenza pratica sia ad un forte intervento culturale che possa opporsi ad una cultura di morte fautrice di leggi che hanno conseguenze concrete sulle persone e sul sostegno economico.
L’intenzione è quella di far diventare Organizzazione Non Governativa (ONG) la Federazione in modo tale da poter incidere in maniera più incisiva e diretta sulle politiche relative alla vita umana che le istituzioni europee ed internazionali attueranno.
Le associazioni, realtà, entità, gruppi del settore pro vita, che formano e formeranno la Federazione, sono diversi per finalità, per attività e per grandezza e diffusione sul territorio.
Alcune sono associazioni di volontariato che fanno assistenza alle donne, alla maternità, ai minori, altre sono associazioni culturali di vario genere, alcune sono fondazioni scientifiche. Ci sono realtà laiche e religiose (cattoliche, ortodosse, protestanti).
In ogni caso si tratta di associazioni-gruppi apartitici e apolitici. E questo tratto apartitico e apolitico vogliamo mantenerlo. Non vogliamo diventare una lobby politica pro vita, vogliamo essere una federazione di realtà per la vita che possa incidere anche sulla politica.
Il progetto si concretizzerebbe innanzitutto nella continuazione del coordinamento tra le associazioni europee pro vita iniziato con l’iniziativa “Uno di Noi”.
Un coordinamento di livello europeo permetterebbe inoltre di ampliare la possibilità di realizzare progetti ad hoc, di reperimento fondi per attività di assistenza e cura a vantaggio delle associazioni più povere o dei paesi più bisognosi.
Per questo, al termine del Primo Congresso della nascente ‘Federazione One of Us’ è stato votato un documento dall’Assemblea generale in cui si da l’avvio al lavoro per la trasformazione di Uno di Noi in Federazione, che avverrà quando saranno pronti lo Statuto (approvato e votato dall’Assemblea Generale) e la struttura.
Che cosa è, come ci si è arrivati e come funziona la federazione europea dei MpV?
Elisabetta Pittino: Per me e per tanti di noi è un sogno che si avvera. Come nella visione di Martin Luther King, “I had a dream”.
Nel 2007 ero da poco entrata a fare parte del direttivo del Movimento per la vita italiano e grazie alla mia formazione (all’Università avevo scelto il ramo internazionale e fatto una tesi sui diritti dell’uomo” e a un mio pallino europeista. Ispirata dalla Marcia per la Vita di Parigi ho pensato che fosse il tempo di fare qualcosa a livello europeo e internazionale.
Confrontandomi con il Presidente, i colleghi del MPV ed altri amici pro vita europei ed extra-europei ho scoperto che mentre esistevano associazioni pro Famiglia e pro donna, in Europa non esisteva un’associazione specifica a difesa della vita umana, in particolare quella nascente.
Ho messo per iscritto un’idea di quello che si sarebbe potuto fare per creare una rete tra i pro vita. L’ho condivisa con il MPV ed ho scoperto che già si era mosso per creare qualcosa del genere in passato.
Il progetto è rimasto lì, ma da questa prima condivisione sono nate due iniziative: il MPV ha cominciato ad organizzare le prime riunioni europee e ha dato vita (l’idea è stata del Presidente Casini) al Premio Europeo per la Vita Madre Teresa di Calcutta.
Da queste due iniziative, insieme alla partecipazione del MPV alla Marcia per la vita di di Parigi, di fatto ci si è trovati nel dicembre 2011 a Roma con un primo “gruppo” di pro life.
Ed è da lì che, su proposta di Carlo Casini, ci si è organizzati per proporre una Iniziativa popolare europea, che poi è diventata realtà con “Uno di Noi”.
Così a gennaio di quest’anno abbiamo “aperto” l’ufficio di coordinamento europeo a Bruxelles per l’Iniziativa Uno di Noi.
Insieme ad Ana del Pino che veniva dalla Spagna, siamo partite con due stanze vuote interamente da attrezzare!
È iniziata l’avventura.
A poco a poco, ci siamo trovate di fronte ad una realtà che cresceva e si strutturava, persone che si conoscevano e sviluppavano relazioni.
Abbiamo trovato i coordinatori nazionali e organizzato i comitati nazionali.
Abbiamo “scoperto” insieme alla Commissione Europea e agli altri pionieri delle Iniziative popolari europee che cosa fosse e come funzionasse questo nuovo mezzo di democrazia.
È stato sorprendente vedere che si faticava molto, c’erano difficoltà di ogni genere, ma poi alla fine tutto si risolveva.
Quando ci sembrava impossibile procedere, abbiamo trovato l’entusiasmo e la volontà dei coordinatori, dei comitati nazionali e dei singoli volontari
Vedere persone che con passione mettevano al servizio di questa impresa incerta la loro intelligenza, la loro creatività, il loro tempo, le loro forze fisiche ed economiche, ci ha dato coraggio.
Abbiamo visto cose impensabili prima, il cuore è andato sempre oltre l’ostacolo.
Nonostante lo scetticismo dei gruppi anti vita, le firme crescevano tutti i giorni, e in luoghi dove nessuno se l’aspettava.
Questo ha voluto dire per me, per noi che eravamo lì a Bruxelles che c’era qualcosa di più grande di noi da gestire, che non eravamo soli, che c’era una nuova Europa che voleva nascere.
A marzo le firme erano poche…. l’8 marzo ce n’erano in totale 92.994 e nessun paese aveva superato la quota.
Dubitavamo di arrivare al milione. Dovevamo decidere se preparare la seconda Assemblea Generale di Uno di Noi, che si sarebbe svolta in seno aalla Week for Life del Parlamento Europeo di Bruxelles.
[La seconda parte sarà pubblicata domani, sabato 30 novembre]