Irrudicibili bisogni nell'epoca della tecnoliquidità

Il nuovo saggio di Tonino Cantelmi spiega le problematiche della dipendenza da Internet

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“Leggevo… che quella degli hikikomori, giovani giapponesi che si chiudono in una stanza e decidono di non uscirne più, è la patologia più insidiosa della multimedialità. Non la sola e non limitata a Tokyo e dintorni. La Rete, il computer, i videogiochi, il resto non esiste per questi nuovi reclusi sociali, la cui esistenza si annulla in uno scorrere insistente di immagini che comprime personalità fragili nell’involucro di avatar anonimi”.

Ecco, come diremo in questo libro, stiamo vorticosamente precipitando in una “società incessante”, sempre attiva, sempre più incapace di staccare la spina (ITSO “Inability To Switch Off”), sempre lì a digitare, a twittare, a condividere, senza differenze tra giorno e notte, tra feriale e festivo, tra casa e ufficio, forse avviata verso una colossale dipendenza dalla “connessione”.

Poco più di dieci anni fa, Tonino Cantelmi presentò in un congresso di psichiatria a Roma i primi quattro casi italiani di dipendenza da internet.

Le osservazioni di Cantelmi, arricchite da successivi contributi di molti ricercatori italiani, tra cui Maria Beatrice Toro, diedero vita a un vasto percorso di ricerca, che ha avuto come obiettivo l’esplorazione della mente umana proprio mentre iniziava una ineludibile e ancora imprevedibile mutazione antropologica, quella dei “nativi digitali”, i cittadini del mondo tecno liquido postmoderno.

La “società incessante” è in fondo l’espressione della postmodernità tecnoliquida, che è caratterizzata, infatti, secondo la definizione che ne ha dato Cantelmi, dall’abbraccio ineludibile tra il mondo liquido, così come annunciato da Zygmunt Bauman, e la rivoluzione digitale, così come proposta da Steve Jobs e dai tanti profeti. In definitiva la rivoluzione digitale e la virtualizzazione della realtà intercettano, esaltano e plasmano alcune caratteristiche dell’uomo liquido: il narcisismo, la velocità, l’ambiguità, la ricerca di emozioni e il bisogno di infinite relazioni light. Tuttavia la caratteristica fondamentale della socialità tecnoliquida consiste nella pervasiva tecnomediazione della relazione.

Queste osservazioni confermano che la virtualizzazione della relazione e la sua spiccata tecnomediazione eleggono una nuova forma di relazione: la connessione.

Siamo in attesa della “condivisione senza attrito”, che permetterà ai social di inviare aggiornamenti di stato dell’utente senza il suo permesso: ogni volta che guarderemo un video su YouTube o leggeremo notizie su un giornale on-line o scaricheremo una immagine, una canzone o altro, il nostro social lo comunicherà automaticamente agli altri utenti. Senza mediazioni. Senza elaborazioni introspettive dell’esperienza. I social network, abolendo ogni forma di distinzione tra privato e pubblico, trasformeranno l’amicizia in “condivisione” e in costante e continua “rappresentazione” di se stessi?

In fondo, però, abbiamo la sensazione che la fine della società di massa e il transito nella tecnoliquidità postmoderna dovranno fare i conti con l’esasperazione della solitudine esistenziale dell’individuo e forse non sarà Facebook, né Twitter o neanche ogni altra forma di “socializzazione virtuale” a placare l’irriducibile bisogno di “incontro con l’altro-da-sé” che è proprio dell’uomo e della donna di ogni epoca: il bisogno di “incontro con l’altro” nell’autenticità è così prepotente e vitale che oltrepasserà il mondo tecnoliquido. E se allora fosse la spiritualità e il suo recupero ad accompagnare l’uomo postmoderno verso una nuova ultramodernità dell’umano, come sostiene l’ultimo Bauman e come, in fondo, speriamo anche noi?

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Scheda del libro:

Titolo: Tecnoliquidità. La psicologia ai tempi di Internet: la mente tecno liquida

Autore: Tonino Cantelmi

Editore: San Paolo

Pagine: 234

Prezzo: € 17

Per contattare l’autore:

E-mail: presidenza@itci.it

Twitter: @toninocantelmi

Facebook: Tonino Cantelmi

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Fonte: Punto Famiglia, novembre-dicembre 2013, pp. 52-53

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ZENIT Staff

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