Trasferimento delle suore passioniste. Come andrà a finire?

Vera e propria rivolta popolare che mostra quanto la gente di Ripatransone sia attaccata alla presenza delle religiose nella città marchigiana

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La vicenda del trasferimento delle suore passioniste di Ripatransone, che sta appassionando un gran numero di persone, non è finita e continua con le manifestazioni organizzate dalle persone del luogo per evitare che le amate suore vengano portate via.

Ripercorriamo brevemente quanto accaduto. Pochi mesi fa arrivò la comunicazione da parte dell’Ordine delle Passioniste del trasferimento, per sei mesi, delle suore del convento di Ripatransone presso la struttura di Tarquinia. La comunità ripana, da sempre molto legata a queste suore, non credendo alla temporaneità del trasferimento, si mobilitò immediatamente partendo dalla stesura di una lettera, indirizzata a Papa Francesco, dove si esprimeva la vicinanza e l’affetto di cui le suore erano, e sono tuttora, circondate e che venne sottoscritta da migliaia di persone, non solo di Ripatransone, ma di tutta la provincia.

L’Amministrazione Comunale, si mosse approvando un ordine del giorno che fu inviato a tutte le sedi istituzionali ed ecclesiastiche. Fu lo stesso sindaco Bruni, mercoledì 30 ottobre, a portare l’ordine del giorno, approvato in Consiglio Comunale, e la delibera al Segretario Particolare di Sua Eminenza il Cardinale Prefetto, con cui il primo cittadino si trattenne in colloquio per quasi un’ora evidenziando tutte le ragioni che secondo l’Amministrazione Comunale e i cittadini ripani erano contrarie al trasferimento delle suore passioniste, ma non avendo sortito l’effetto desiderato decise di passare ad un’azione energica, un Consiglio Comunale aperto, davanti al convento delle Passioniste.

”Come primo cittadino – spiegò Bruni nella mattinata di sabato 2 novembre – d’accordo con la Giunta  non potevamo non intervenire, davanti a questo convento, con un Consiglio Comunale aperto. Non potevamo non rafforzare il nostro intervento in qualche modo, perché ci è difficile accettare la chiusura di una struttura religiosa così importante dopo la chiusura di altre strutture simili, che per i ripani sono sempre state un punto di riferimento spirituale e di opere di carità”.

Durante il lungo intervento, il Sindaco Bruni elencò i tanti motivi per non accettare il trasferimento, a partire dall’affetto e dalla benevolenza con la quale le suore sono da sempre state accolte da parte di tutti i cittadini perché: ” Le passioniste, essendo lontane dalla vita piena di quei dolori che sono presenti nel nostro mondo, legati al lavoro, all’economia o ad altro, sono state da sempre un punto di eccezionale riferimento per la nostra comunità. Sono state da sempre dedite alla preghiera, alla carità e all’aiuto spirituale, hanno aiutato tante persone e famiglie a vivere le sofferenze della vita in maniera diversa in modo da lenirle”.

Bruni sottolineò che è vero che le suore sono anziane e alcune malate, ma proprio per questo avrebbero vissuto il trasferimento come un trauma irreparabile. In questi anni, inoltre, sono state assistite e coadiuvate, nella loro vita giornaliera, da tante donne di Ripatransone, il Comune stesso aveva messo a disposizione del convento, per un certo numero di ore, una donna per le pulizie. Poi il primo cittadino proseguì menzionando gli interventi fatti alla struttura del convento per affrontare le criticità dovute alla regola rigida dell’ordine e cioè l’arredamento di parecchie camere con  mobili moderni, stufe per riscaldare le stanze più usate dalle suore e un ascensore: ”Quindi –  evidenziò Bruni – i sei mesi di trasferimento, di cui parla l’Ordine delle Passioniste per poter affrontare nel modo migliore l’inverno, non hanno ragione d’essere”.

Infine c’è il culto per la Serva di Dio Suor Maria Addolorata, le cui spoglie mortali sono conservate e custodite con amore presso la chiesa del convento; il pericolo è che, con la chiusura del convento, ci sia anche la chiusura della chiesa, con il rischio che i pellegrinaggi che tuttora si svolgono presso la tomba di Suor Addolorata, vengano meno o a cessare del tutto penalizzando significativamente il processo di beatificazione.

Altra questione trattata fu la richiesta, da parte sempre dell’Ordine delle Passioniste, di liberare le proprietà del convento occupate, a vario titolo, da alcune persone, il che ha reso ancora meno convincente questo trasferimento di sei mesi. Il Consiglio Comunale proseguì con altri interventi da parte dei cittadini, decisi a non far partire le proprie suore anche al costo di piantonare l’entrata del convento giorno e notte.

Il giorno seguente arrivò la tanto attesa notizia, con una comunicazione, da parte del Vescovo Gestori, che stabiliva che le suore, per il momento, non sarebbero ripartite e, nonostante l’arrivo della presidente dell’ordine per porre fine alla questione, grazie anche ai cittadini riuniti davanti al monastero la presidente ripartì senza portarsi via le suore, come appreso dalle stesse parole del Sindaco Bruni: “Dopo una nottata di passione e una mattinata di incontri, madre Camilla e le due suore che l’accompagnavano sono tornate a Tarquinia, le nostre suore sono rimaste a Ripa. Per il momento il buon senso ha prevalso. Quello che succederà nei prossimi giorni resta un grosso punto interrogativo”. 

(Articolo tratto da Àncora Online, il settimanale della Diocesi di San Benedetto del Tronto) 

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Janet Chiappini

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