"Non dobbiamo stancarci di andare a chiedere perdono"

La catechesi di papa Francesco durante l’Udienza Generale di oggi

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Riportiamo di seguito la catechesi tenuta da papa Francesco durante la tradizionale Udienza Generale del mercoledì, svoltasi questa mattina in piazza San Pietro.

Al termine dell’Udienza, il Pontefice ha lanciato un duplice appello per la Giornata “pro Orantibus”, in programma domani, giovedì 21 novembre, e per l“Anno internazionale della Famiglia Rurale”, che sarà inaugurato venerdì 22 novembre dalle Nazioni Unite.

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Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Mercoledì scorso ho parlato della remissione dei peccati, riferita in modo particolare al Battesimo. Oggi proseguiamo sul tema della remissione dei peccati, ma in riferimento al cosiddetto “potere delle chiavi“, che è un simbolo biblico della missione che Gesù ha dato agli Apostoli.

Anzitutto dobbiamo ricordare che il protagonista del perdono dei peccati è lo Spirito Santo. Nella sua prima apparizione agli Apostoli, nel cenacolo, Gesù risorto fece il gesto di soffiare su di loro dicendo: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi» (Gv 20,22-23). Gesù, trasfigurato nel suo corpo, ormai è l’uomo nuovo, che offre i doni pasquali frutto della sua morte e risurrezione. Quali sono questi doni? La pace, la gioia, il perdono dei peccati, la missione, ma soprattutto dona lo Spirito Santo che di tutto questo è la sorgente. Il soffio di Gesù, accompagnato dalle parole con le quali comunica lo Spirito, indica il trasmettere la vita, la vita nuova rigenerata dal perdono.

Ma prima di fare il gesto di soffiare e donare lo Spirito, Gesù mostra le sue piaghe, nelle mani e nel costato: queste ferite rappresentano il prezzo della nostra salvezza. Lo Spirito Santo ci porta il perdono di Dio “passando attraverso” le piaghe di Gesù. Queste piaghe che Lui ha voluto conservare; anche in questo momento Lui in Cielo fa vedere al Padre le piaghe con le quali ci ha riscattato. Per la forza di queste piaghe, i nostri peccati sono perdonati: così Gesù ha dato la sua vita per la nostra pace, per la nostra gioia, per il dono della grazia nella nostra anima, per il perdono dei nostri peccati. È molto bello guardare così a Gesù!

E veniamo al secondo elemento: Gesù dà agli Apostoli il potere di perdonare i peccati. È un po’ difficile capire come un uomo può perdonare i peccati, ma Gesù dà questo potere. La Chiesa è depositaria del potere delle chiavi, di aprire o chiudere al perdono. Dio perdona ogni uomo nella sua sovrana misericordia, ma Lui stesso ha voluto che quanti appartengono a Cristo e alla Chiesa, ricevano il perdono mediante i ministri della Comunità. Attraverso il ministero apostolico la misericordia di Dio mi raggiunge, le mie colpe sono perdonate e mi è donata la gioia. In questo modo Gesù ci chiama a vivere la riconciliazione anche nella dimensione ecclesiale, comunitaria. E questo è molto bello. La Chiesa, che è santa e insieme bisognosa di penitenza, accompagna il nostro cammino di conversione per tutta la vita. La Chiesa non è padrona del potere delle chiavi, ma è serva del ministero della misericordia e si rallegra tutte le volte che può offrire questo dono divino.

Tante persone forse non capiscono la dimensione ecclesiale del perdono, perché domina sempre l’individualismo, il soggettivismo, e anche noi cristiani ne risentiamo. Certo, Dio perdona ogni peccatore pentito, personalmente, ma il cristiano è legato a Cristo, e Cristo è unito alla Chiesa. Per noi cristiani c’è un dono in più, e c’è anche un impegno in più: passare umilmente attraverso il ministero ecclesiale. Questo dobbiamo valorizzarlo; è un dono, una cura, una protezione e anche è la sicurezza che Dio mi ha perdonato. Io vado dal fratello sacerdote e dico: «Padre, ho fatto questo…». E lui risponde: «Ma io ti perdono; Dio ti perdona». In quel momento, io sono sicuro che Dio mi ha perdonato! E questo è bello, questo è avere la sicurezza che Dio ci perdona sempre, non si stanca di perdonare. E non dobbiamo stancarci di andare a chiedere perdono. Si può provare vergogna a dire i peccati, ma le nostre mamme e le nostre nonne dicevano che è meglio diventare rosso una volta che non giallo mille volte. Si diventa rossi una volta, ma ci vengono perdonati i peccati e si va avanti.

Infine, un ultimo punto: il sacerdote strumento per il perdono dei peccati. Il perdono di Dio che ci viene dato nella Chiesa, ci viene trasmesso per mezzo del ministero di un nostro fratello, il sacerdote; anche lui un uomo che come noi ha bisogno di misericordia, diventa veramente strumento di misericordia, donandoci l’amore senza limiti di Dio Padre. Anche i sacerdoti devono confessarsi, anche i Vescovi: tutti siamo peccatori. Anche il Papa si confessa ogni quindici giorni, perché anche il Papa è un peccatore. E il confessore sente le cose che io gli dico, mi consiglia e mi perdona, perché tutti abbiamo bisogno di questo perdono. A volte capita di sentire qualcuno che sostiene di confessarsi direttamente con Dio…. Sì, come dicevo prima, Dio ti ascolta sempre, ma nel sacramento della Riconciliazione manda un fratello a portarti il perdono, la sicurezza del perdono, a nome della Chiesa.

Il servizio che il sacerdote presta come ministro, da parte di Dio, per perdonare i peccati è molto delicato ed esige che il suo cuore sia in pace, che il sacerdote abbia il cuore in pace; che non maltratti i fedeli, ma che sia mite, benevolo e misericordioso; che sappia seminare speranza nei cuori e, soprattutto, sia consapevole che il fratello o la sorella che si accosta al sacramento della Riconciliazione cerca il perdono e lo fa come si accostavano tante persone a Gesù perché le guarisse. Il sacerdote che non abbia questa disposizione di spirito è meglio che, finché non si corregga, non amministri questo Sacramento. I fedeli penitenti hanno il diritto, tutti i fedeli hanno il diritto di trovare nei sacerdoti dei servitori del perdono di Dio.

Cari fratelli, come membri della Chiesa siamo consapevoli della bellezza di questo dono che ci offre Dio stesso? Sentiamo la gioia di questa cura, di questa attenzione materna che la Chiesa ha verso di noi? Sappiamo valorizzarla con semplicità e assiduità? Non dimentichiamo che Dio non si stanca mai di perdonarci; mediante il ministero del sacerdote ci stringe in un nuovo abbraccio che ci rigenera e ci permette di rialzarci e riprendere di nuovo il cammino. Perché questa è la nostra vita: rialzarci continuamente e riprendere il cammino.

[Dopo la catechesi, il Papa ha salutato i fedeli. Ai pellegrini italiani ha detto:]

Rivolgo un caloroso benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto i fedeli di Termoli-Larino con il Vescovo Mons. De Luca e quelli di Urbisaglia, venuti in occasione dell’Anno della fede. Saluto con affetto le famiglie di Cortiglione Robella e di Casale Monferrato; i volontari del Movimento dei Focolari; i partecipanti alla Conferenza Intermediterranea dei Ministri Provinciali dei Frati Minori Conventuali e la Confederazione Imprenditori e Commercianti di Catanzaro. Saluto inoltre i gruppi parrocchiali e le Associazioni presenti, in particolare l’Associazione Maria Madre della Provvidenza di Torino e l’Associazione che promuove la Sacra Rappresentazione della Passione di Cristo in Italia e in Europa. A tutti auguro che l’incontro con il Successore di Pietro dia nuovo slancio alla fede, rafforzi la speranza e renda operosa la carità.

Infine il mio pensiero affettuoso va ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Nel mese di Novembre la liturgia ci invita alla preghiera per i defunti. Non dimentichiamo i nostri cari, i benefattori e tutti coloro che ci hanno preceduto nella fede: la Celebrazione eucaristica è il miglior aiuto spirituale che noi possiamo rendere alle loro anime, particolarmente a quelle più abbandonate. E in questo
momento non possiamo non ricordare le vittime della recente alluvione in Sardegna: preghiamo per loro e per i familiari e siamo solidali con quanti hanno subito dei danni. Adesso facciamo una preghierina in silenzio e poi pregheremo la Madonna perché benedica e aiuti tutti i fratelli e le sorelle sardi. E adesso preghiamo in silenzio (…) Ave Maria

[Appelli del Santo Padre:]

1. Domani, 21 novembre, nella memoria liturgica della Presentazione di Maria Santissima al Tempio, celebreremo la Giornata pro Orantibus, dedicata al ricordo delle comunità religiose di clausura. È un’occasione opportuna per ringraziare il Signore del dono di tante persone che, nei monasteri e negli eremi, si dedicano a Dio nella preghiera e nel silenzio operoso. Rendiamo grazie al Signore per le testimonianze di vita claustrale e non facciamo mancare a questi nostri fratelli e sorelle il nostro sostegno spirituale e materiale, affinché possano compiere la loro importante missione.

2. Il 22 novembre prossimo sarà inaugurato dalle Nazioni Unite l’”Anno internazionale della Famiglia Rurale”, volto anche a sottolineare che l’economia agricola e lo sviluppo rurale trovano nella famiglia un operatore rispettoso della creazione e attento alle necessità concrete. Anche nel lavoro, la famiglia è un modello di fraternità per vivere un’esperienza di unità e di solidarietà fra tutti i suoi membri, con una maggiore sensibilità verso chi è più bisognoso di cure o di aiuto, bloccando sul nascere eventuali conflitti sociali. Per questi motivi, mentre esprimo compiacimento per tale opportuna iniziativa, auspico che essa contribuisca a valorizzare gli innumerevoli benefici che la famiglia apporta alla crescita economica, sociale, culturale e morale dell’intera comunità umana.

[© Copyright 2013 – Libreria Editrice Vaticana]
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ZENIT Staff

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