«L’iter della proposta per un registro delle unioni civili in Campidoglio è la cronaca di uno sbandamento annunciato. Un deragliamento dai principi costituzionali e dalle normative nazionali preparato con cura, nella piena consapevolezza dell’inutilità di un eventuale varo del registro e della sua irrilevanza giuridica». È quanto afferma Angelo Zema, direttore di www.romasette.it, nell’editoriale pubblicato oggi (venerdì 15 novembre) sul sito d’informazione della diocesi di Roma a seguito delle dichiarazioni del sindaco Ignazio Marino poche ore dopo l’appello del Papa per sostenere la famiglia.
Di seguito riportiamo il testo integrale:
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All’inizio la presentazione di proposte distinte, poi l’idea di una delibera unica per dare più forza al provvedimento, quindi il passaggio agli uffici tecnici, infine l’annuncio mediatico prima dell’ultimo atto che verrà, l’approdo nell’assemblea capitolina. L’iter della proposta per un registro delle unioni civili in Campidoglio è la cronaca di uno sbandamento annunciato. Un deragliamento dai principi costituzionali e dalle normative nazionali preparato con cura, nella piena consapevolezza dell’inutilità di un eventuale varo del registro e della sua irrilevanza giuridica.
Sono di ieri, giovedì 14 novembre, le dichiarazioni del sindaco di Roma, Ignazio Marino, in cui indica il registro delle unioni civili come una realtà ormai prossima, precisando che «il problema va risolto con una norma nazionale». Una contraddizione, insomma. Meglio, una provocazione verso lo Stato. Tanto più che il problema, come lo definisce lui, cioè la regolamentazione dei vari aspetti della convivenza nelle famiglie di fatto, potrebbe essere risolto con le norme già vigenti nel Codice civile.
Ai protagonisti del deragliamento, però, non basta. Si vogliono inseguire altre mete. Così Marino afferma che «non gli fa paura la parola “matrimonio” fra persone dello stesso sesso» e si dice favorevole alle adozioni da parte di coppie omosessuali «purché sia nell’interesse del bimbo o della bimba» (interesse non rispettato quando manca quella dualità maschio-femmina, fondamentale per una sana ed equilibrata crescita dei minori).
Insomma, il registro delle unioni civili sarebbe solo una bandierina da collocare sulla sommità del burrone – per il futuro della famiglia, luogo primario della trasmissione dei valori della convivenza civile (che appartengono a tutti) – verso cui conducono scelte simili. Una finta priorità della politica cittadina da concedere come tributo elettorale, da anteporre a quelle reali.
Colpisce peraltro una coincidenza amara. Le esternazioni del sindaco sono arrivate poche ore dopo l’appello rivolto dal Papa a tutti, singoli e istituzioni, davanti alla massima autorità dello Stato, per un sostegno alla famiglia, che «chiede di essere apprezzata, valorizzata e tutelata». Parole calpestate in pochi attimi per pura propaganda. Eppure, incontrando nel luglio scorso Francesco, Marino aveva assicurato l’intenzione di «lavorare alla realizzazione di un vero senso della comunità». Intento ammirevole, ma le ultime dichiarazioni del sindaco vanno in tutt’altra direzione.