L’onorevole Olimpia Tarzia, Vice Presidente della V Commissione, ha rivolto al Presidente del Consiglio Regionale del Lazio, l'onorevole Daniele Leodori, una urgente interrogazione in merito alle dichiarazioni dell’Assessore Lidia Ravera sul cimitero dei non nati.
Ha inoltre ricordato che: "in caso di morte intrauterina dopo le 28 settimane di gravidanza, è obbligatorio procedere alla sepoltura, mentre al di sotto di tale età gestazionale, è facoltativo". Che l’art.7 del Decreto Regio 09/07/1939 n.1238 cita testualmente: "L’ufficiale dello stato civile forma il solo atto di nascita, se trattasi di bambino nato morto, e fa ciò risultare a margine dell’atto stesso; egli forma anche quello di morte, se trattasi di bambino morto posteriormente alla nascita".
"Il bambino nato morto - ha affermato Olimpia Tarzia - è registrato all’anagrafe nello stato civile ed ha tutti i diritti che spettano ad ogni altro essere umano", incluso quelloalla sepoltura e alla cerimonia funebre. Il D.P.R. 10/09/1990 n.285, inoltre - ha ricordato l'onorevole - "non fissa alcun limite di età gestazionale sotto il quale non si possa richiedere la sepoltura del proprio bambino".
Ogni Comune, quindi, dovrebbe dotarsi di adeguati regolamenti di polizia mortuaria che stabiliscano le procedure attuative e indichino dove e come seppellire le spoglie in oggetto. L’onorevole Tarzia ha poi sottolineato che lo scorso 4 novembre, l’Assessore alla cultura della Regione Lazio, Lidia Ravera, nel suo blog sull'Huffington Post ha utilizzato parole offensive nei confronti di tutte quelle donne che hanno perso un figlio per aborto, definendole: “donne che, poiché il corpo ha le sue insondabili leggi, non sono riuscite a portare a termine il loro dovere di animali al servizio della specie”.
Nello stesso articolo la Ravera ha usato parole denigranti nei confronti di coloro i quali definiscono “bambini” i non nati, definendo questi “grumi di materia”, e irridendo le iniziative poste in essere dal Movimento per la vita e di conseguenza le migliaia di donne impegnate nel volontariato a tutela della maternità.
A seguito delle sue dichiarazioni, centinaia di genitori, rappresentati dall’Associazione CiaoLapo Onlus, dal Forum Famiglie Lazio e dall’Associazione Quercia Millenaria, hanno interpellato il Presidente della Regione Nicola Zingaretti chiedendo le dimissioni dell’Assessore.
"Lidia Ravera – ha spiegato la Tarzia - è un esponente della Giunta e, come tale, anche quando rilascia interviste deve avere sempre presente il suo ruolo istituzionale, che comporta l’assunzione di un atteggiamento attento e responsabile nei confronti di tutte le cittadine e i cittadini del Lazio, rispettoso delle diverse sensibilità che compongono la comunità laziale".
Inoltre - ha aggiunto - l'assessore "dovrebbe essere a conoscenza che, sul piano scientifico, sin dal concepimento siamo di fronte ad un nuovo individuo della specie umana, con propria identità genetica (DNA) unica ed irripetibile ed autonomia biologica". Dunque definire tale soggetto “grumo di cellule” denota "profonda ignoranza della materia, inaccettabile da parte di un Assessore alla Cultura di una Giunta regionale".
L’onorevole Tarzia, che ha già ricoperto in passato la carica di Segretario Generale del Movimento per la Vita, ha ricordato che il tema dell’aborto e della L.194 è un tema "delicato e lacerante", che richiede "riflessioni ragionate ed approfondite", e che incontra nelle persone e nelle Istituzioni "sensibilità diverse". Proprio per questo non sono ammissibili, da un rappresentante delle Istituzioni, "esternazioni ideologiche lanciate sul web".
Da quando è stata approvata la L.194/78 sono stati effettuati più di cinque milioni di aborti e, secondo le stime del Ministero della Salute, gli aborti clandestini si enumerano intorno ai 15.000 l'anno. Le Istituzioni per prime dovrebbero impegnarsi a mettere in atto un'effettiva tutela sociale della maternità, creando le condizioni culturali, sociali, legislative affinché ogni donna possa essere libera di non abortire. I consultori dovrebbero garantire ogni possibilità di aiuto e di sostegno, anche economico, “contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione di gravidanza” (art.2 L.194/78).
In base a queste considerazioni, l’onorevole Tarzia ha chiesto quindi che:
"L’Assessore alla Cultura della Regione Lazio Lidia Ravera, riferisca in Consiglio Regionale:
Se intende confermare le succitate dichiarazioni e chiarire all’Aula la propria posizione alla luce delle richieste di dimissioni pervenute da centinaia di cittadini della nostra regione.
Se intende chiedere pubblicamente scusa alle centinaia di genitori offesi dalle sue parole.
Se intende rivedere le sue posizioni sul diritto al seppellimento dei bambini non nati.
Se intende mettere in campo, di concerto con gli altri assessorati della Regione Lazio, azioni concrete di educazione alla vita e sostegno alla maternità".