Lettura
La parabola di Lc 16,1-8 che abbiamo ascoltato ci può lasciare un po’ disorientati perché sembra che Gesù ci indichi come modello un uomo disonesto, un amministratore astuto e senza scrupoli. Ma le parabole sono dei racconti creati dal genio religioso di Gesù che, negli eventi naturali o nei fatti di cronaca del suo tempo, coglieva un elemento illuminante, capace di rivelare la verità nascosta al cuore di tutto. Il principio di fondo delle parabole può essere espresso con la formula dell’Imitazione di Cristo: Unum loquuntur omnia, cioè “tutte le cose proclamano la stessa cosa”, cioè il Mistero di Cristo che è la consistenza di tutto.
Meditazione
Qual è l’aspetto illuminante che Gesù coglie nel comportamento dell’amministratore disonesto e che utilizza come fuoco della parabola, cioè come il punto attorno a cui è costruito il racconto? È la determinazione, la decisione che l’amministratore ha nel tendere al suo fine. Qual è il suo fine? Lo dice lo stesso amministratore all’inizio della parabola: «Che farò ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ho forza, mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua». Quell’uomo vuole procurarsi degli amici perché ha bisogno di una casa, di una dimora. Ed è su questo punto che Gesù insiste nell’esortazione finale, è questo il fuoco della parabola: se l’amministratore è stato deciso, determinato nel procurarsi degli amici terreni ed una dimora terrena, quanto più (argomento a fortiori, qal-wa-omer in ebraico) tutti noi dobbiamo essere determinati e decisi nel procurarci degli amici che ci accolgano nelle dimore eterne, in Paradiso. Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché quando essa verrà a mancare [con la morte], essi vi accolgano nelle dimore eterne. Chi sono questi amici che ci accoglieranno nelle dimore eterne? Una risposta inequivocabile ci viene dall’inno che si canta alla fine della liturgia esequiale, in cui rivolti al defunto si dice: «In Paradiso ti accolgano gli angeli e i santi». Ad un certo punto, nella terza strofa, si dice, rivolti all’anima del defunto: «Ti accolgano i poveri: e con Lazzaro, povero in terra, tu possa godere tutti i beni eterni del cielo». Ecco chi sono gli amici che dobbiamo procurarci: i poveri, perché Gesù considera come fatto a se stesso tutto quello che facciamo ad uno solo di questi suoi fratelli più piccoli (cfr. Mt 25,31-46).
Preghiera
Concedici, o Signore, per intercessione della Vergine Santa, di essere poveri e umili di cuore per puntare tutto, con assoluta decisione, su Gesù Cristo, Via, Verità e Vita. In Lui la nostra felicità e la nostra pace. Ora e per sempre. Amen.
Agire
Pensare e agire, tenendo gli occhi fissi verso le dimore eterne del Cielo.
Meditazione del giorno a cura di monsignor Giovanni Ricchiuti, vescovo eletto di Altamura – Gravina – Acquaviva delle Fonti, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it