Evangelizzare nell’ambito della comunicazione. Giornalisti, operatori della radio, della TV, del web e del settore pubblicitario hanno condiviso la propria esperienza sulla nuova evangelizzazione nel settore giornalistico in un simposio organizzato dal Congresso degli animatori e responsabili del Rinnovamento nello Spirito Santo in Italia, che si è concluso oggi a Rimini.
Appena qualche giorno fa, papa Francesco ha ricevuto in udienza i lavoratori del Centro Televisivo Vaticano, in occasione dei 30 anni dell’emittente, ricordando loro che sono dei professionisti al servizio della Chiesa e questo stesso invito è stato recepito dalle persone che ieri pomeriggio hanno raccontato le loro esperienze nel mondo della comunicazione.
I quattro relatori si sono ritrovati d’accordo su un’idea: è importante dare spazio alle buone notizie sui mezzi di comunicazione, perché le buone notizie sono lì, bisogna solo diffonderle.
Amerigo Vecchiarelli, caporedattore a TV2000, ha raccontato la propria esperienza televisiva. “Fare televisione è costoso in tutti i sensi, economico, di tempo… però ne vale la pena”, ha dichiarato. Al tempo stesso Vecchiarelli ha invitato gli uditori del simposio a non essere spettatori passivi ma a fare discernimento su quel che si vede in televisione.
Il giornalista ha esortato a cercare la buona notizia, anche nelle catastrofi. Il caporedattore di TV2000 ha portato ad esempio la tragedia di Lampedusa, parlando di come, anche in mezzo a tanta morte, si può parlare di quel valoroso pescatore che ha rischiato la propria vita per salvare dei migranti.
Vecchiarelli ha poi spiegato il fenomeno della “informazione monolitica” in cui si insiste su un’unica tematica informativa e su una similitudine di contenuti. Per questo è necessario – ha sottolineato – dare un messaggio positivo di fronte a tutto il male che siamo abituati a vedere e ad ascoltare. Una chiave offerta dai media per l’evangelizzazione è quella di dare voce alle persone che vivono la fede nella loro vita quotidiana: queste persone, già di per se stesse, sono delle buone notizie.
Un altro invito lanciato è stato quello ad essere testimonianza viva come cattolici e non “come una medaglia che mi pongo al petto ma perché quelli che mi circondano devono vedere e sentire che sono cattolico”. Bisogna essere cristiani non solo facendo programmi ma invitando a pregare un collega di lavoro, quando sia necessario.
Maria Nives Zaccaria ha raccontato di come il suo lavoro alla Radio Sacra Famiglia, della diocesi di Bolzano e Bressanone, sia giunto in modo provvidenziale in un momento della sua vita in cui stava per cambiare città. Dal suo lavoro in questo mezzo di comunicazione, la giornalista si è resa conto che bisogna seguire lo stile di comunicare bene il bene. E dare così un’alternativa a quello che offre il mondo. Altra chiave per evangelizzare con mezzi di comunicazione, è quello di indirizzarsi verso temi che nel palinsesto dei media sono generalmente esclusi.
Da parte sua, Dante Balbo ha parlato del lavoro in televisione e ha sottolineato l’importanza di adattare il linguaggio al mezzo per arrivare così allo spettatore nella forma più efficace. Ha quindi raccontato di come, nella Radio Maria svizzera, è stato aperto uno spazio in italiano dedicato al Rinnovamento nello Spirito.
Nell’ultimo intervento, Luciano Ferniani ha parlato del suo progetto con i detenuti, segnalando che per costoro è necessaria la preghiera dei fratelli che devono dare appoggio all’attività. È importante fare gruppo e insegnare loro a lavorare in gruppo, dar valore all’espressione corporale e trasmetterla in un linguaggio nuovo.
Sono stati dedicati anche alcuni minuti per parlare delle reti sociali e del ruolo che oggi svolgono nell’evangelizzazione e nella trasmissione della buona notizia. Sono mezzi che si possono usare per pubblicizzare incontri, iniziative di preghiera e testimoniare la fede.