Amore: il cuore dell'esperienza religiosa

Testo dell’intervento del Rabbino David Rosen all’incontro “Spirito di Assisi” del 27 ottobre 2013

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“È un onore per me far parte di questa testimonianza di amore nella famiglia di Abramo, una testimonianza di amore per il mondo. 
 
Grazie al Concilio Vaticano II, in particolare la promulgazione della “Nostra Aetate” ed agli insegnamenti del Magistero seguenti, la riscoperta del Gesù ebraico e l’importanza per i Cristiani di comprendere le loro radici ebraiche è divenuta sempre più comune. 
 
Pertanto la maggior parte di voi, se non tutti, non si sorprenderanno quando dico che l’enfasi di Gesù sulle due regole d’oro dell’amore come l’essenza del Comandamento divino nella Bibbia ebraica, riflettono i fondamenti della dottrina ebraica. 
 
Infatti per l’Ebraismo, il vero credo scritturale è Deuteronomio 6:4-9: “Ascolta, Israele” (“Sh’maYisra’el”), che viene recitata dagli Ebrei osservanti almeno due volte al giorno.

“Ascolta Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è Uno. E tu amerai il Signore  tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutte le forze. E queste parole con le quali io ti ho istruito in questo giorno siano fisse sul tuo cuore. E tu le insegnerai diligentemente ai tuoi figli”, ecc.  I rabbini antichi spiegano (Tanna dbei Eliyahu, sezione 28) che il comandamento “Amerai il Signore tuo Dio” significa che “farai il nome di Dio, amato da tutte le creature attraverso un comportamento giusto nei confronti di tutte le persone”.

Infatti i nostri saggi sottolineano che il testo integrale del Levitico 19:18 è: “Tu amerai il tuo prossimo come te stesso, Io sono il Signore“. In altre parole, la testimonianza della vera fede in Dio è nel modo in cui noi trattiamo l’altro.  Questa idea è esposta nella discussione tra gli antichi Rabbini Akiva e Ben Azzai concernente la grande regola della Torah, la rivelazione biblica (Genesi Rabbah 24:5, e Sifra Kedoshim, 4).

Akiva identifica in Levitico 19:18 il grande principio, e Ben Azzai aggiunge il principio che ogni persona umana è creata a immagine di Dio (Genesi 5:1,2). (In effetti Akiva stesso sottolinea il concetto biblico della Divina Immagine in ogni persona, sia nella Mishnà in Avot ed altrove, quindi ha senso per capire che l’intenzione di Akiva era anche universale, nel sottolineare l’amore del prossimo).

Tuttavia ciò che Ben Azzai aggiunge al nostro apprezzamento, è  il fatto che il comando biblico di amare l’altro deriva direttamente dall’idea che la persona umana è creata ad immagine divina. Se si ama veramente Dio, allora si ama l’Immagine divina – l’essenza di ogni persona umana.

Per questo motivo il Rabbino Tanhuma aggiunge alla discussione che in realtà un atto di mancanza di rispetto nei confronti di un’altra persona è un atto di mancanza di rispetto verso Dio stesso,” perché ad immagine di Dio egli la creò”.

Vi è quindi un rapporto inestricabile tra l’amore di Dio e l’amore degli esseri umani.  Nel Medioevo, il celebre Rabbino Judah Loew di Praga (16° secolo) ha ribadito l’idea di cui sopra con le parole “l’amore di tutte le creature è anche l’amore di Dio, per cui chiunque ama l’Uno, ama tutte le opere che ha fatto. Quando si ama Dio, è impossibile non amare le sue creature. Anche il contrario è vero. Se uno odia le creature, è impossibile (veramente) amare Dio che le ha create”  (NetivotOloam, ahavathare, 1). Ed il grande Rabbino e cabalista, Isaia Horowitz, una generazione dopo, non solo fece eco a ciò affermando che “l’amore di Dio e quello per gli esseri umani, i nostri simili è in definitiva la stessa cosa, così come Dio è uno e tutto è da Lui “, ma aggiunse che proprio perché l’essere umano è creato con la scintilla divina in lui o in lei (il concetto cabalistico dell’Immagine divina), l’amore del proprio simile è letteralmente l’amore di Dio). (Shnei Luḥot Habrit 44b – 45b).

Di conseguenza, i saggi del Talmud hanno visto il comandamento dell’amore di Dio adempiuto attraverso l’Imitatio Dei, l’adesione a Lui per amore espressa nel vivere in conformità con gli attributi divini. Essi dichiarano nel Trattato Sotah (14 bis):”proprio come Dio vestì il nudo, come è detto, ” E Dio fece tuniche di pelle per Adamo e sua moglie, e li vestì” (Genesi 3), così si dovrebbero vestire gli ignudi. Il Santo, benedetto sia Dio, visitò i malati, per questo è scritto : “E Dio apparve a lui alle Querce di Mamre” (Genesi 18), così si dovrebbero anche visitare i malati. Il Santo, benedetto sia Dio, ha confortato le persone in lutto, perché sta scritto: ” E avvenne che, dopo la morte di Abramo, Dio benedisse il figlio Isacco”  (Genesi 25), così si dovrebbero confortare le persone in lutto. Il Santo, benedetto sia Dio, seppellì i morti, oppure è scritto: “E Dio lo seppellì (Mosè), nella valle ” (Deuteronomio 34) , così si dovrebbero anche seppellire i morti”.

Questa idea è riassunta nelle parole di Abba Shaul, (Cantici Rabbah, 3), “così come Egli è compassionevole e misericordioso, così tu sarai compassionevole e misericordioso.”  Sicuramente questo è espresso in modo analogo dai più nobili insegnamenti del Cristianesimo e dell’Islam; da parte della persona di Francesco d’Assisi, e dallo spirito di Assisi. Possiamo noi tutti essere ispirati dallo spirito di Assisi per approfondire il nostro amore e la compassione per l’altro – Cristiani, Musulmani ed Ebrei. Possiamo noi tutti essere ispirati dallo spirito di Assisi per approfondire il nostro amore e la compassione per tutti gli uomini, per tutte le creature, per  il nostro mondo intero”.

[traduzione a cura di Anna Fusina]

*** 

Il Rabbino David Rosen è Direttore del Dipartimento per gli affari Interreligiosi dell’American Jewish Committee e dell’Istituto per l’intesa internazionale interreligiosa Heilbrunn. È molto attivo in campo internazionale nella promozione del dialogo.

Nel novembre 2005 è stato nominato Cavaliere Comandante dell’Ordine Papale di San Gregorio Magno per il suo contributo alla promozione della riconciliazione tra cattolici ed ebrei.

Nel 2010 è stato nominato dalla Regina Elisabetta II Commander of the British Empire (CBE) in considerazione del suo lavoro di promozione del dialogo interreligioso e della cooperazione tra i popoli e le culture.

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ZENIT Staff

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