Nei primi giorni di seminario ricordo questo particolare. Un mio compagno di quinta elementare, Orazio, anche lui appena entrato, piangeva in continuazione per l’acuta nostalgia di casa. Ciò che gli dava momentaneo conforto era poter mettere in bocca qualche zolletta dello zucchero della mamma.
Ma un giorno lo zucchero della mamma finì. Il direttore si premurò di andargli a prendere lo zucchero in cucina. Lo rifiutò. Non era lo zucchero che Orazio cercava; voleva lo zucchero della mamma.
Dovevo fare un viaggio lungo e impegnativo. Prima di partire, una signora mi chiese di portare da Trento a Roma un dolce e una bottiglia di spumante. Era la torta che lei aveva preparato per Rino suo figlio, studente a Roma.
Visto il pacco voluminoso, mi trovai in difficoltà, anche perché nella mia valigia non entrava più niente. Comunque promisi che l’avrei fatto perché era…il dolce della mamma.
Gli amici, vedendomi partire con quel malloppo ingombrante e…delicato, m’invitano a usare l’intelligenza dicendomi: “Con questi soldi compragli una torta uguale quando arrivi. A Roma ce ne sono tante e di migliori.”
Affermai che ci possono essere mille torte uguali, anzi migliori,…ma quella della mamma è unica tra le mille uguali. È la torta che porta l’amore più grande.
Ogni avvenimento, ogni circostanza che mi arriva, buona o cattiva… non può che essere un bacio della mamma del cielo.
Ciao da P. Andrea
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