Con un’omelia pronunciata in parte a braccio, in parte attingendo al testo appositamente preparato, papa Francesco ha celebrato messa ieri pomeriggio nel Cimitero del Verano. L’ultima visita di un pontefice al celebre camposanto romano era stata quella del beato Giovanni Paolo II nel 1993.
La salvezza dopo la morte, cui tutti agogniamo, arriva non tanto per le nostre opera ma principalmente per merito del Signore: “È Lui che ci salva, è Lui che alla fine della nostra vita ci porta per mano come un papà, proprio in quel Cielo dove sono i nostri antenati”, ha detto il Vescovo di Roma.
Commemorare i nostri cari defunti, ha aggiunto il Papa, è un atto di “speranza che non delude”: una speranza che, come un lievito, “fa allargare l’anima”, che “va avanti e guarda quello che ci aspetta”.
Richiamandosi all’omelia di tre giorni fa a Santa Marta, Francesco ha parlato della speranza dei primi cristiani, da loro vista come “un’àncora che ti aiuta nella vita”.
La solennità di Ognissanti e in particolare la commemorazione dei defunti, sono occasioni che un uomo ha per “pensare al tramonto della sua vita” e per ancorare il proprio cuore alla “riva” dell’aldilà.
Alludendo all’orario crepuscolare in cui si è celebrata la messa, il Pontefice ha detto: “In questo pre-tramonto d’oggi, ognuno di noi può pensare al tramonto della sua vita: “Ma come sarà il mio tramonto?”. Il mio, il tuo, il tuo, il tuo… Tutti noi avremo un tramonto, tutti! Lo guardo con speranza? Lo guardo con quella gioia di essere ricevuto dal Signore? Quello è cristiano”.
Al termine della messa, dopo la benedizione delle tombe, una preghiera speciale è stata rivolta dal Santo Padre ai migranti che hanno cercato la loro fortuna venendo in Europa o in Occidente, ma sono periti durante il viaggio: “Noi abbiamo visto le fotografie, la crudeltà del deserto, abbiamo visto il mare dove tanti sono affogati. Preghiamo per loro”, ha detto.
Papa Francesco ha infine rivolto una preghiera anche per quanti di loro si sono salvati “e in questo momento sono in tanti posti d’accoglienza, ammucchiati, sperando che le pratiche legali si affrettino per potersene andare da un’altra parte, più comodi, in altri centri di accoglienza”.