“Ascolta figlio mio, voglio raccontarti un piccolo aneddoto. Non molto tempo fa, un vostro amico, che forse non conoscete personalmente – manager di alcune aziende, molto impegnato, sempre in viaggio – mi spiegava che è solito incontrarsi con altri colleghi per preparare piani triennali o quinquennali di lavoro: è un piacere – commentava – perché prevedono ed esaminano tutte le possibilità, tutte, ma proprio tutte! Gliene manca solo una e perciò dico loro: voi che avete previsto questo, quest’altro e quest’altro ancora, avete previsto che possiamo anche morire? Terribile! Non l’hanno previsto ed è l’unica cosa certa nella vita.
La morte, figli miei, non è un passo spaventevole. La morte è una porta che si apre per noi all’Amore, all’Amore con la maiuscola, alla felicità, al riposo, all’allegria. Non bisogna attenderla con paura. In realtà un medico la considera da un altro punto di vista: però un medico cristiano, come te – mi sono reso conto di come la pensi, che Dio ti benedica! – deve guardarla in maniera positiva. E anche gli altri. Non è la fine, è l’inizio! Per un cristiano morire non è morire, è vivere! Vivere con la maiuscola. Sicché, non abbiate paura della morte!
Confrontatevi con la morte. Guardatela faccia a faccia. Tenetene conto; dovrà arrivare… perchè devi aver paura? Nascondere la testa sotto la sabbia per la paura, con panico, perché? Signore, la morte è vita. Signore, la morte per un cristiano è il riposo, è l’Amore e a questo pensiero mi attacco. Era questo ciò che volevi che ti dicessi?”
Da: “San Josemaria e i malati”, di Miguel Angel Monge, ed. Palabra, Madrid 2004