L'impatto sociale del gioco d'azzardo

Un recente studio americano ne mette in luce gli effetti negativi

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Il gioco d’azzardo nei casinò sta diventando sempre più diffuso tra la popolazione americana e sta causando numerosi problemi, contribuendo, tra l’altro, alla disuguaglianza economica.

Tale tesi è riportata in un’indagine pubblicata martedì scorso, dal titolo Why Casinos Matter: Thirty-One Evidence-Based Propositions from the Health and Social Sciences (Perché i casinò sono un problema: trentuno prove delle scienze sociali e della salute), a cura del Council of Casinos. Quest’ultimo è un gruppo indipendente di studiosi convocati dall’Institute of American Values, con sede a New York.

Fino al 1990 gli unici casinò legali erano a Las Vegas e ad Atlantic City. Negli ultimi due decenni, tuttavia, i casinò sono sorti in tutto il paese, in un totale di 23 stati.

Il rapporto spiega che si è anche verificata una trasformazione nell’attrazione del pubblico verso i casinò. I casinò vecchio stile dipendevano molto dagli high rollers che impegnavano notevoli somme ai tavoli da gioco. Oggi, al contrario, i casinò sono orientati verso i middle rollers e i low rollers che giocano per lo più alle slot machine, che scommettono quantità di denaro minori e che tendono a tornare spesso a giocare.

Nel 1991 c’erano 184.000 slot machines negli USA. Nel 2010 erano diventate 947.000. Nel 2013, dal 62% all’’80% degli incassi dei casinò provenivano dalle slot machines.

Le slot machines moderne, prosegue il dossier, “sono programmate per rapide, continue e ripetute scommesse”.

Esse sono inoltre collegate ad un computer centrale che raccoglie informazioni sulle preferenze del giocatore e programma ogni macchina ad un particolare stile di gioco.

“Le slot machines sono concepite per attirare giocatori che giochino più a lungo e perdano di più”, si legge nel rapporto.

Le persone che giocano alle slot machines come primo approccio al gioco d’azzardo, sono più propense a diventare dei giocatori dipendenti. Il rapporto cita uno studio australiano che spiega come quasi metà di coloro che usano le slot machines mostrano sintomi di dipendenza dal gioco.

Un gioco d’azzardo eccessivo ha un notevole impatto sulle famiglie, spiega in seguito il rapporto. Oltre ai problemi finanziari, i coniugi dei giocatori sono a forte rischio di violenza domestica e i giocatori patologici riscontrano un alto rischio di divorzio o di separazione.

I figli sono ugualmente coinvolti, e spesso si vedono negati dai loro genitori la possibilità di andare in vacanza o di iscriversi al college.

Ci sono benefici economici a breve termine per una comunità quando apre un casinò, ammette il rapporto. Tuttavia, a lungo termine, i costi sociali sono significativi, sebbene difficili da quantificare.

Un caso particolare è quello di Atlantic City. Quando circa quarant’anni fa, i casinò furono ammessi per la prima volta, furono pubblicizzati come un mezzo per rilanciare la condizione economica di quella regione. Al giorno d’oggi, tuttavia, nonostante i piani di salvataggio governativi, Atlantic City “rimane una località economicamente depressa”.

Inoltre, se si incoraggiano frequenti partecipazioni ai casinò, il risultato è il denaro sempre più copioso che viene sottratto alle comunità e il danno che subisce l’indotto economico locale.

Ad Atlantic City, ad esempio, nel 1977, c’erano 242 tra locali di ristorazione e birrerie, mentre nel 1996, tale numero si era ridotto a 142.

I promotori dei casinò, osserva il dossier, spesso dichiarano di portare intrattenimento a molti americani che amano godersi il gioco d’azzardo in modo occasionale. Gli autori dell’indagine, tuttavia, sottolineano che gli incassi dei casinò dipendono sensibilmente dai giocatori patologici.

“Le prove degli studi scientifici sulla relazione tra gli incassi dei casinò e le problematiche dei giocatori patologici porta in modo consistente alla conclusione che i casinò lucrano in modo sproporzionato su questo tipo di persone”, afferma il rapporto.

Il dossier cita una varietà di stime da numerose fonti. La percentuale di entrate che derivano da giocatori patologici va da un terzo alla metà delle entrate totali.

Le stime provengono da undici studi pubblicati non solo in America ma anche in Canada e in Australia.

Uno studio canadese riscontra che i giocatori occasionali sono il 75% del totale, ma costoro contribuiscono soltanto al 4% delle entrate complessive relative al gioco d’azzardo.

Un’altra recente dichiarazione sul gioco d’azzardo è quella dell’arcivescovo di Toronto, il cardinale Thomas Collins. Nella sua Lettera pastorale sul gioco, sul gioco d’azzardo e sui casinò, il porporato spiega che nell’esercizio suo ministero, è diventato tristemente consapevole dei problemi che scaturiscono per gli individui e le famiglie dal problema dal gioco d’azzardo patologico.

I governi sono tentati dalla prospettiva di lucrare sulle tasse provenienti da questo settore. Tuttavia il negativo impatto sociale dell’incremento del gioco d’azzardo supera notevolmente i benefici di maggiore denaro nelle casse del governo, osserva il cardinale.

Il gioco occasionale può essere una legittima forma di intrattenimento, spiega Collins. Tuttavia, aggiunge, “individui, governo e organizzazioni caritatevoli possono diventare schiave del lucro da gioco d’azzardo e ciò è ovviamente nocivo”.

“Il gioco è essenzialmente basato su di una illusione: la promozione della fantasia, particolarmente seducente verso i più deboli e disperati, che è un facile sistema per trovare una rapida soluzione ai problemi finanziari che affrontano”, osserva il porporato.

“È una crudele illusione, e non è sensato che i governi la promuovano, specialmente attraverso una vasta pubblicità”, conclude il cardinale Collins. Un utile promemoria sul fatto che il ruolo dei governi si estende al di là del pareggio del bilancio e che il bene comune deve essere la massimo priorità.

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Fr. John Flynn

Australia Bachelor of Arts from the University of New South Wales. Licence in Philosophy from the Pontifical Gregorian University. Bachelor of Arts in Theology from the Queen of the Apostles.

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