Lettura
Anche questa domenica la liturgia ci presenta il rischio forte della ricchezza, un rischio che non è semplicemente immaginario ma reale, perché la ricchezza può inaridire il cuore. Occorre, quindi, convertirsi ma, per farlo, è necessario ascoltare con attenzione la Parola, permettendo ad essa di penetrare nel nostro cuore e di cambiarlo.
Meditazione
La parabola è molto emotiva e drammatica. I personaggi principali sono due: da una parte c’è il ricco che si gode la sua fortuna e dall’altra un povero, affamato, infermo, abbandonato che giace alla porta del ricco. Il ricco, nella Bibbia, è l’ateo pratico, colui che ha fatto di sé il centro di tutto e che si è messo al posto di Dio. È il contrario di Gesù che da ricco che era si è fatto povero e svuotando se stesso si è fatto servo. Il povero ha un nome, al contrario del ricco, che significa “Dio aiuta” e davvero il povero ha bisogno di Dio perché Dio è il suo unico aiuto. Se il ricco è il contrario di Gesù, Lazzaro ne è la figura. Gesù è l’ultimo dei poveri e ha posto tutta la sua fiducia nel Padre, unico principio della propria vita. La scena è tutta qui. Luca sottolinea fortemente la frattura fra la vita spensierata del ricco e la miseria del povero; fra i due c’è un contrasto eclatante evidenziato dal comandamento dell’amore fraterno e dalle parole del “discorso della pianura”: “Beati voi poveri… Guai a voi ricchi” (6, 20-24). In fondo, però, il vero povero è il ricco! Non è arrivato a cogliere il mistero profondo del cuore di Gesù e la sua vita non può che terminare nel buio profondo del sepolcro, ossia nell’inferno dell’insuccesso e della totale impotenza. Anche il povero muore, ma nella morte si libera delle sue privazioni e delle sue sofferenze e va nel seno di Abramo, compimento e realizzazione di tutte le promesse di Dio. La frattura scavata dal nostro egoismo sussiste anche nell’aldilà ed è insormontabile; è sulla terra, ascoltando la Parola, che ci si deve convertire, vivendo in sintonia con il comandamento nuovo dell’amore.
Preghiera
Prendi, Signore, e accetta tutta la mia libertà, la mia memoria, il mio intelletto e tutta la mia volontà, tutto ciò che ho e possiedo; tu me lo hai dato, a te, Signore, lo ridono; tutto è tuo, disponine a tuo pieno piacimento; dammi il tuo amore e la tua grazia, ché questa mi basta (san Ignazio di Loyola).
Agire
Chi dona al povero, fa un prestito a Dio (Pro 19, 17): cominciando da oggi mi impegnerò in continui atti d’amore.
Meditazione del giorno a cura di monsignor Emidio Cipollone, arcivescovo di Lanciano-Ortona, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it