Secondo L’Osservatore Romano, queste le parole che papa Francesco avrebbe pronunciato nel corso dell’omelia della Messa presieduta stamani al cospetto del Corpo della Gendarmeria Vaticana, nei pressi della Grotta di Lourdes dei Giardini Vaticani.
Per il papa sono le ‘chiacchere’, la ‘maldicenza’, le armi velenose utilizzate dal maligno.
Il Pontefice ha spiegato che i gendarmi devono impedire che ci siano ladri, delinquenti, nemici che vogliono prendere la Città del Vaticano, “ma Napoleone – ha suggerito – non tornerà più. Se ne è andato. E non è facile che venga un esercito qui a prendere la città”.
“La guerra oggi, almeno qui, si fa altrimenti – ha precisato il Papa – è la guerra del buio contro la luce; della notte contro il giorno”.
Per questo motivo, ha proseguito il Vescovo di Roma, “vi chiedo non solo di difendere le porte, le finestre del Vaticano – peraltro un lavoro necessario e importante – ma di difendere come il vostro patrono San Michele le porte del cuore di chi lavora in Vaticano, dove la tentazione “entra” esattamente come altrove”.
Riporta Radio Vaticana che il Papa avrebbe concluso chiedendo a San Michele “che ci aiuti in questa guerra: mai parlare male uno dell’altro, mai aprire le orecchie alle chiacchiere. E se io sento che qualcuno chiacchiera” bisogna “fermarlo!”
“Qui non si può: – ha sottolineato il Papa – gira la porta di Sant’Anna, va fuori e chiacchiera là! Qui non si può!”.
Papa Francesco ha concluso affermando: “Il buon seme sì: parlare bene uno dell’altro sì, ma la zizzania no!”.
L’Osservatore Romano informa che alla messa con i gendarmi insieme al Papa hanno partecipato ufficiali e agenti in alta uniforme, vigili del fuoco, la banda musicale, gendarmi in pensione, il comandante Domenico Giani, il cardinale Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato, il segretario generale, padre Fernando Vérgez Alzaga, il prefetto della Casa Pontificia, arcivescovo Georg Gänswein, l’assistente spirituale del Corpo della Gendarmeria, l’agostiniano padre Gioele Schiavella, e l’aiuto assistente spirituale, il salesiano don Sergio Pellini, direttore generale della Tipografia Vaticana Editrice-L’Osservatore Romano.