Avvicinandosi il 4 ottobre, festa di San Francesco d'Assisi la città umbra e con lei tutta l'Italia che lo riconosce concittadino italiani, che lo abbiamo come Santo Patrono del nostro Paese, ci prepariamo ancora una volta ad onorarlo:  non soltanto predisponendo la solenne cerimonia in cui l'una o l'altra Regione, l'una o l'altra Città offre l'olio destinato ad alimentare la fiamma perenne posta presso la tomba del Poverello, ma soprattutto interrogandoci sul significato che la ricorrenza assume nel particolare momento vissuto dalla comunità nazionale, coscienti che lo spirito del Serafico può ispirarci e sostenerci nell'affrontarla.

Quest'anno la riflessione, grazie ad una opportuna iniziativa dei Padri del Sacro Convento con la collaborazione del Presidente del Senato Grasso, ha dato luogo ad un confronto tra Autorità civili e religiose, avvenuto mercoledi 25 settembre nella sede della Camera Alta del Parlamento.

Importante anche il contributo della RAI, presente con il suo Direttore Generale, che ha offerto ai presenti la proiezione di un documentario cinematografico sul rapporto tra San Francesco, la Città di Assisi e gli ultimi Pontefici.

Il primo Papa di cui abbiamo veduto le immagini è stato Giovanni XXIII, ripreso nel corso del suo pellegrinaggio del 1962, che comprese anche una visita alla Santa Casa di Loreto.

Si trattò del primo viaggio di un Pontefice al di fuori della Città di Roma e dei suoi immediati dintorni da quando Pio IX - dopo la breccia di Porta Pia - si era rinchiuso nella volontaria detenzione del Vaticano.

Dopo la Conciliazione, sia Pio XI che Pio XII non erano mai usciti dall'Urbe.

Il viaggio di Roncalli, che toccava località comprese un tempo nello Stato Pontificio, aveva dunque il significato di suggellare lo spirito di concordia instaurato tra il Papato e la nazione di cui il successore di Pietro è Primate.

La gente che si assiepava lungo la ferrovia non aveva però bisogno di riflettere sulle vicende storiche per capire l'importanza del momento che si stava vivendo: era imminente l'inizio del Concilio, e tutta l'Italia era cosciente del proprio compito, consistente nel dare un supporto - con la propria terra e con il proprio popolo cristiano - alla grande azione ecumenica promossa dal Papa.

San Francesco era, dal 1939, il nostro Patrono, ed attribuendogli questo titolo, nel decennale della Conciliazione, la Chiesa intendeva significare che non si limitava a rappacificarsi con lo Stato, ma intendeva anche sostenere attentamente l'unità nazionale: i successivi anni della guerra, e poi delle ricostruzione, avrebbero dimostrato quanto tale apporto era decisivo e prezioso.

San Francesco non era però soltanto l'uomo che più di tutti aveva incarnato, nella sua vita terrena, le migliori qualità della nostra gente: egli era anche il primo pioniere dell'ecumenismo, esperimentato visitando in cerca della pace il Sultano d'Egitto; proprio nel nome di questa eredità spirituale, Giovanni Paolo II scelse in seguito Assisi, nel 1986, viglia del momento in cui l'umanità avrebbe saputo se si sarebbe usciti dalla guerra fredda con una guerra guerreggiata oppure con la pace, per fare incontrare le religioni e chiedere insieme a Dio questo dono supremo.

A questo punto, è toccato al Padre Mauro Gambetti, custode della Basilica, ricordare che la crisi attraversata dall'Italia non è soltanto economica: “se fosse così - ha detto - l'avremmo già superata; la crisi vissuta dal nostro Paese è - si può dire - esistenziale, perché riguarda tutti gli aspetti della nostra vita consociata”.

L'umanesimo di San Francesco ci può aiutare nella ricerca di una soluzione: l'uomo che sposò Madonna Povertà testimonia ancora oggi che la crisi può essere anche una occasione importante di crescita spirituale.

Il Custode ha approfittato della presenza delle Autorità civili per auspicare che il 4 ottobre torni ad essere festa nazionale, come occasione per considerare insieme quanto ci unisce e ci spinge ad essere reciprocamente solidali.

Senza però attendere una decisione al riguardo da parte dello Stato, Padre Gambetti ha annunziato una iniziativa che farà di Assisi la sede permanente di una riflessione francescana, attingendo dall'eredità spirituale del Poverello una testimonianza diversa di anno in anno sui valori di umanità, mitezza, giustizia, solidarietà che egli ha testimoniato.

Questa riflessione vedrà uniti nel nome della pace, della fraternità e del dialogo uomini di religioni e culture diverse: l'ecumenismo non sarà dunque più soltanto motivo ispiratore di incontri solenni ma straordinari, divenendo motivo di un dialogo continuo e permanente.

Il Parlamento ha costituito la sede ideale per proporla a tutti gli Italiani, trattandosi del luogo per eccellenza della discussione e del confronto, sempre però in funzione del bene comune.

L'iniziativa comincerà subito ad essere preparata da un gruppo informale di confronto, di carattere interdisciplinare, che coinvolgerà tutte le professioni, il mondo accademico, la scuola ed i mezzi di informazione, cominciando dalla televisione: il Direttore della RAI ha subito assicurato la propria collaborazione.

Potremmo dire che grazie a questa scelta la festa del Patrono d'Italia si proietterà lungo tutto l'anno, accompagnando con una riflessione sempre più ampia ogni momento della nostra vita collettiva.