Filialità come dono e responsabilità

Proseguono i lavori del Seminario di studio in corso presso il Salesianum di Roma

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I lavori del Seminario di studio “Filialità. Categoria che interpella l’identità mariana delle fma”, che si sta svolgendo al Salesianum di Roma, sono entrati ieri nel vivo con l’approccio psicologico svolto da Milena Stevani, docente di Psicologia dinamica alla Facoltà «Auxilium», e con l’approccio biblico teologico affidato a due interventi: quello di Romano Penna, della Pontificia Università Lateranense, e di Alfonso Langella, della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli.

Stevani con il suo intervento dal titolo Aspetti evolutivi e psicologici della relazione filiale colloca la tematica della filialità all’interno dei processi di memoria personali e dei legami intergenerazionali. Dal punto di vista psicologico tali processi fanno riferimento ad un aspetto di fondo dell’identità personale in quanto l’esperienza relazionale con le figure dei genitori è alla base del vissuto interiore e dello stile di relazione di ogni persona. «La relazione filiale – sostiene – va collocata all’interno delle molteplici esperienze e dei numerosi fattori che plasmano il cammino di sviluppo della persona. Oggi il significato di essere figlio è messo in questione dai fenomeni sociali che pongono in discussione la realtà della famiglia e questa stessa presenta aspetti variegati in rapporto alle singole culture». Per la relatrice è tuttavia possibile conoscere e comprendere alcuni processi e dinamiche che incidono sull’esperienza della filialità e che vanno dal vissuto filiale alla capacità di prendersi cura intesa come espressione di un processo evolutivo di differenziazione, di integrazione, di riconciliazione, che porta a dare un senso alle proprie esperienze di “figlia/o”, a curare la riconoscenza e la relazione, con l’impegno di riequilibrare il rapporto intergenerazionale.

La tematizzazione dei contenuti della filialità si concentrano poi su come la Rivelazione cristiana dischiuda un nuovo orizzonte di senso alla creatura umana, chiamata a partecipare alla filialità del Figlio di Dio. L’approfondimento di Penna puntualizza tre livelli/aspetti della filiazione nel Nuovo Testamento.

«Nel cristianesimo è impossibile parlare della filiazione del credente/cristiano senza relazionarla alla paternità di Dio – afferma -. Il Nuovo Testamento dimostra di essere erede di altre concezioni preesistenti: di esse da una parte si appropria e, dall’altra, vi costruisce sopra una nuova idea di paternità/filiazione. Vi troviamo infatti documentati tre diverse modalità del suo manifestarsi: l’una è di derivazione pagana e riguarda la paternità/filiazione universale; l’altra è di origina giudaica e riguarda la paternità/filiazione limitata nei confronti di Israele e dei discepoli di Gesù; la terza, di origine prettamente cristiana, concerne la peculiare paternità di Dio nei confronti di Gesù Cristo stesso come Figlio».

Senz’altro, «per il cristiano – conclude il Prof. Penna – la paternità di Dio non si misura più primariamente in rapporto all’universo o a un popolo specifico, ma in rapporto a Gesù Cristo, il Figlio. In Lui possiamo dire a Dio “Abbà, Padre”».

Un ulteriore tassello alla riflessione viene dall’approccio teologico-mariano proposto da Langella in due relazioni. La prima, Prospettive di mariologia contemporanea e filialità, facendo un bilancio delle mariologie post-conciliari, evidenzia la fecondità della categoria filiale nella ricomprensione dell’umano nella mariologia. La seconda, Dalla filialità di Maria alla filialità dei cristiani, mette in luce le coordinate essenziali concrete del vissuto filiale di Maria in una ricca relazionalità filiale di reciprocità che interpella i credenti e in particolare le Figlie di Maria Ausiliatrice.

«L’impostazione conciliare – precisa Langella – ha segnato la riscoperta della natura “funzionale” della mariologia per cui il mistero di Maria appare totalmente relativo alla contemplazione delle altre verità cristiane, soprattutto al mistero cristologico. Si può dire pertanto che la mariologia del nostro tempo ha assunto il carattere fondamentale della interdisciplinarietà. La “mariologia dei privilegi” ha lasciato il posto ad una “mariologia di servizio” in cui la Vergine è vista nelle funzioni che ella compie a servizio di Cristo e della Chiesa». In questa prospettiva, Langella indica alcune “vie” della mariologia contemporanea: la via trinitaria: Maria figlia del Padre, nel Figlio, per opera dello Spirito Santo; la via ecclesiale: Maria, figlia della Chiesa e immagine della filialità della Chiesa; la via antropologica: Maria, figlia di Adamo e figlia di Sion; la via sociale: Maria, figlia povera; la via femminile: Maria, figlia e sorella e, infine, la via etica: Maria, figlia giovane e moderna, sovversiva e ribelle.

Oggi, giovedì 26 settembre, le partecipanti al Seminario cercheranno di ricomprendere come la lettura antropologica, psicologica e biblico teologica può tradursi a livello formativo ed educativo per essere offerte quali risorse per un’autentica umanizzazione della persona.

Si apre così la sessione “Educarci ed educare alla filialità” che prevede gli interventi di alcune docenti della Facoltà «Auxilium» in particolare Maria Spólnik (Filosofia dell’educazione), Martha Séïde (Teologia dell’educazione), Piera Ruffinatto e Piera Cavaglià (prospettiva pedagogico carismatica).

Le prospettive che si presenteranno stimoleranno a pensare oggi in particolare alla famiglia, ai figli ai quali lasciare il mondo, la relazione tra generi diversi e tra diverse generazioni.

Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito della Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione «Auxilium».

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ZENIT Staff

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