"Ogni uomo, qualunque lavoro compia, è in qualche modo un 'creatore'"

Saluto introduttivo del Rettore della PUL al Convegno “Somministrazione e Apprendistato dopo il Pacchetto Letta e la Riforma Fornero”

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Riportiamo di seguito il saluto introduttivo del Rettore dell’Università Lateranense, monsignor Enrico dal Covolo, al Convegno “Somministrazione e Apprendistato dopo il Pacchetto Letta e la Riforma Fornero”, aperto questo pomeriggio presso l’ateneo pontificio.

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Saluto cordialmente le Autorità, i Relatori, i Professori, gli Studenti, e tutti i Partecipanti a questo incontro di studio, dedicato a un tema affascinante quanto complesso e delicato, di attualità anche per un Ateneo come il nostro, da sempre attento ai temi urgenti della contemporaneità, come – è il caso di quest’oggi – il lavoro

Il tema è: “Somministrazione e Apprendistato dopo il Pacchetto Letta e la Riforma Fornero”.

Saluto in modo particolare il prof. Michele Tiraboschi, Professore Ordinario di Diritto del Lavoro e Direttore del Centro Studi dedicato a “Marco Biagi”. Un grazie particolare a lei, professore, che porta avanti il lavoro di Marco Biagi, barbaramente assassinato il 19 marzo del 2002.

Una figura – quella del giuslavorista – che lei ricorda magistralmente in un’intervista a “Tempi”, il 18 marzo dello scorso anno. Mi permetto di riprenderne alcuni passaggi: «Marco Biagi era un cattolico e un socialista: per questo era declinato in una cultura della sussidiarietà, che si sviluppava nel rapporto con soggetti, come associazioni o sindacati, che capivano che il cambiamento era in chi cerca lo strumento della contrattazione, del dialogo, per creare una riforma».

Una cultura del dialogo che non può che essere uno dei fondamenti di questa Università, da sempre aperta all’accoglienza e alla comprensione dell’altro. Lo dimostra anzitutto la sua popolazione studentesca, proveniente dai cinque continenti, ma anche la diversità di contenuti che sono oggetto di ricerca e di studio. Le nostre quattro Facoltà (Teologia, Filosofia, Diritto Canonico e Diritto Civile/Giurisprudenza) e i nostri due Istituti (Utriusque Iuris e Pastorale), infatti, contribuiscono a far vivere un luogo che si propone come una vera e propria sintesi veritativa tra le scienze umane e la «scienza di Dio», a fronte della frammentarietà dei saperi.

Di solito, con gli studenti mi limito a evocare l’immagine del treppiede. La sacra doctrina è come un tavolino che per stare in piedi ha bisogno almeno di tre gambe (che possono diventare quattro, a seconda di come si vedono le cose): la prima è la rivelazione biblica, la seconda la tradizione, la terza il magistero della Chiesa, alla quale rimane intimamente connessa l’eventuale quarta gamba, cioè le sollecitazioni culturali, filosofiche e morali che vengono dal presente. Tra queste ultime c’è anche il lavoro in tutte le sue sfumature, così centrale e determinante nel dibattito contemporaneo, non solo per il mondo laico dell’impresa e dell’accademia, qui da voi oggi in modo eccellente rappresentato, ma anche nella Chiesa che, attraverso il suo Magistero, non manca di elaborare riflessioni e analisi in questa direzione.

Mi riferisco alla Dottrina Sociale della Chiesa (DSC), che considera il lavoro come una dimensione dell’esistenza inserita nell’ambiente entro cui si svolge. Questo ambiente è anzitutto la vita umana stessa nei suoi principi e valori fondamentali e nella sua destinazione ultima. Mentre si parla del lavoro e si approfondiscono i suoi problemi specifici, infatti, si continua a parlare dell’uomo e del mistero del suo essere. Occorre anche ricordare che questa visione sapienziale non è un’elaborazione puramente umana, ma è tratta dalla rivelazione cristiana, così come ci è trasmessa attraverso la Scrittura e la Tradizione della Chiesa, ed è vissuta nella prassi concreta del popolo di Dio.

Il tema del lavoro ha un ruolo di primaria importanza all’interno della DSC. Dalla Rerum novarum (1891) alla Centesimus annus (1991), fino alla Caritas in Veritate (2009), la Chiesa ha evidenziato come ogni uomo, qualunque lavoro compia, è in qualche modo un “creatore”. Egli attraverso il lavoro conferisce senso alla propria vita.

E a questo punto – mi avvio alla conclusione – viene in mente provvidenzialmente il discorso che il Santo Padre Francesco ha fatto in occasione del suo incontro con il mondo del lavoro, durante la visita a Cagliari, lo scorso 22 settembre.

«è difficile avere dignità senza lavorare. Lavoro vuol dire dignità, lavoro vuol dire portare il pane a casa, lavoro vuol dire amare!», ha tuonato a braccio Papa Bergoglio sottolineando, altresì, come il lavoro sia «un fattore molto importante per la dignità della persona; perché ci sia un’autentica promozione della persona va garantito il lavoro. Questo è un compito che appartiene alla società intera, per questo va riconosciuto un grande merito a quegli imprenditori che, nonostante tutto, non hanno smesso di impegnarsi, di investire e di rischiare per garantire occupazione. La cultura del lavoro, in confronto a quella dell’assistenzialismo, implica educazione al lavoro fin da giovani, accompagnamento al lavoro, dignità per ogni attività lavorativa, condivisione del lavoro, eliminazione di ogni lavoro nero. In questa fase, tutta la società, in tutte le sue componenti, faccia ogni sforzo possibile perché il lavoro, che è sorgente di dignità, sia preoccupazione centrale!».

Vi lascio queste parole come un patrimonio da conservare, da fare vostro e applicare in ogni istante della vostra vita di professionisti impegnati, a vario a titolo, nelle politiche relative al lavoro.

L’ultimo aspetto che vorrei sottolineare è la presenza presso questa Università dell’Area Internazionale di Ricerca “Caritas in Veritate” che, come di consueto, ogni anno organizza un colloquio di DSC. L’iniziativa di quest’anno è intitolata “Il denaro deve servire, non governare”, e si svolgerà presso questa Università i prossimi 26 e 27 novembre. Siete tutti invitati. Potrebbe essere l’occasione per incontrarci di nuovo e rialimentare quella cultura del dialogo, tanto auspicata da Marco Biagi.

Buon lavoro!

+ Enrico dal Covolo 

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Enrico dal Covolo

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