“Si dice all’uomo: Credi. Ma egli vorrebbe vedere. Gli si ribatte: Appunto per vedere un giorno, intanto credi. La fede è il merito, la visione, il premio.” – (Discorso 359a, 3). Questa è la definizione della fede secondo Sant’Agostino, argomento trattato durante il convegno dal titolo “La Fede in S. Agostino” tenutosi domenica 8 settembre presso l’Auditorium S. Giacomo della Marca della Banca Picena Truentina di Acquaviva Picena, in occasione della celebrazione del quarto centenario di presenza degli Agostiniani Scalzi sul territorio acquavivano. A parlare di un argomento così difficile e profondo come la fede in maniera semplice e schietta, catturando l’attenzione dei partecipanti, è stato Mons. Luigi Angelini, grande conoscitore dei testi agostiniani e direttore del Centro Studi Agostiniani della Valle d’Itria in Martina Franca.
Prima di tutto, Mons. Angelini ha presentato la persona di Sant’Agostino come uomo, un uomo con i suoi limiti “uno che ha sbagliato come tutti”, un non perfetto. Il Vescovo di Ippona nasce da mamma cristiana e papà pagano e vive la propria giovinezza lontano dalla Chiesa e nell’inquietudine, dedicandosi alla letteratura, al piacere, al denaro, alla carriera, vedendo di ogni cosa perfetta il limite; il Signore aspergeva di fiele la sua felicità e in seguito ad un percorso di ricerca, difficile e tormentato, della verità sia spirituale che intellettuale, dopo essere arrivato a toccare il fondo, Agostino è stato costretto a tornare, come il figliol prodigo, riscoprendo con molta fatica la fede. Per la sua conversione fu determinate l’incontro con Sant’Ambrogio il quale lo battezzò a Milano nel giorno di Pasqua del 387. Sono molte le opere scritte dal santo e, come dice Mons. Luigi Angelini, non esiste una trattazione continua degli argomenti, bisogna quindi ricercare tramite un’ attenta lettura delle stesse, le citazioni inerenti le questioni trattate; fatta eccezione per il celebre scritto “Le Confessioni”, tutte le altre opere sono occasionali, o meglio, sono opere che sono state scritte in momenti particolari per questioni contingenti.
Credere in ciò che non vediamo, questo è uno dei concetti fondamentali della fede secondo sant’Agostino,“Quello che non vedo lo credo; quello che credo lo amo, e quello che amo lo vedo”, (Discorso 65 a, 4). Significa fidarsi dell’amore di una mamma che vuole il nostro bene, fidarsi della sincerità di un’amicizia, è una conoscenza per fede che non si basa sulla conoscenza diretta ma sulla credibilità di un testimone dell’Amore di Dio. La fede è una conquista: “Se vuoi vedere prima di credere è come se chiedessi il salario prima di aver lavorato. Ciò che tu vuoi ha un prezzo. Vuoi vedere Dio? Di un così gran bene il prezzo è la fede.” (Discorso 359 a, 3) e per arrivare ad un bene così grande non possiamo non credere alla testimonianza di Gesù che ci parla di Dio e della sua Chiesa come segno di amore, e per credere a questa testimonianza bisogna riconoscerne l’autorità, e rinnovare la fiducia nel Padre. Padre che dice “Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi” (Gv 15 – 15), perché “l’autorità del testimone e l’assenso libero della persona vanno insieme. L’uno è fondamento dell’altro. Il testimone si dona gratuitamente; la ragione e il cuore lo riconoscono” cit. Mons. Filippo Santoro.
Un momento è stato dedicato anche al rapporto tra la fede e la Chiesa: non possiamo separare Cristo dalla Chiesa, come scrive Sant’Agostino: “ Questa madre santa e spirituale ogni giorno vi prepara cibi spirituali con i quali ristora non il vostro corpo ma la vostra anima. Vi offre il pane del cielo, vi permette di bere il calice della salvezza. Non vuole che alcuno dei suoi figli sia spiritualmente affamato” (Discorso 255 a, 2); Gesù continua la sua presenza con noi attraverso i doni, cioè i sacramenti, della Chiesa che Gli permettono di continuare il suo rapporto umano e concreto con l’uomo. Questi sacramenti ci permettono di toccare Gesù, ma bisogna toccarlo veramente e lo facciamo solo se lo tocchiamo con la fede di San Tommaso che lo riconosce come “Mio Signore e mio Dio” o come la “donna che toccò un lembo della veste del Signore, toccò più che tutta la folla che lo schiacciava, tanto che il Signore domandò:Chi mi ha toccato?[…] La donna lo tocca, la folla preme. Essa toccò per avere quello che credeva” (Discorso 375, 6).
Infine una sorta di promemoria per chi si trova nel dubbio, per chi non capisce perché andiamo in chiesa, per chi non riesce a capire la Bibbia o per chi non la legge: “Nell’incertezza – dice Mons. Luigi Angelini – attenetevi alla carità, perché tutta la Sacra Scrittura traspira la carità e perché continuando ad andare in chiesa è come se ,goccia a goccia, accumulassimo a poco a poco ciò di cui abbiamo bisogno nei momenti di difficoltà, come la formica durante l’estate accumula le briciole per l’inverno ”. Tutti possiamo sbagliare, e Sant’Agostino con la sua vita ce lo dimostra, ma l’amore di Dio è grande.
(Articolo tratto da Àncora Online, il settimanale della Diocesi di San Benedetto del Tronto)