La metafora evangelica della pagliuzza e della trave (Lc 6,39-42) si riferisce a “quell’atteggiamento odioso verso il prossimo” che porta a “diventare giudice del fratello”. Lo ha detto papa Francesco nell’omelia durante la messa del mattino a Santa Marta, commentando il Vangelo odierno.
Nel medesimo passo evangelico, Gesù pronuncia “una parola forte: ipocrita”, ha aggiunto il Pontefice.
Ci sono persone che “vivono parlando male del prossimo” e costoro “sono ipocriti , perché non hanno la forza, il coraggio di guardare i loro propri difetti”. E in un altro momento Gesù, ha ricordato il Papa, sottolinea che chi ha “nel suo cuore un po’ d’odio contro il fratello è un omicida”.
Anche San Giovanni Apostolo su questo punto è molto esplicito: “colui che odia suo fratello, cammina nelle tenebre; chi giudica il fratello, cammina nelle tenebre” (cfr. 1Gv 9).
Pertanto, ogni volta che “giudichiamo i nostri fratelli nel nostro cuore e peggio, quando ne parliamo di questo con gli altri, siamo cristiani omicidi”, ha proseguito il Papa.
“Se parli male del fratello, uccidi il fratello”, ha spiegato Francesco, sottolineando che su questo punto “non c’è posto per le sfumature”. Chiunque giudica il proprio fratello, sta imitando “Caino, il primo omicida della Storia”.
Il Santo Padre ha poi accostato la dimensione del giudizio negativo verso l’altro, alla pace che il mondo esige, in particolare in questi giorni. Allora diventa “necessario un gesto di conversione nostro – ha detto il Pontefice -. Le chiacchiere sempre vanno su questa dimensione della criminalità. Non ci sono chiacchiere innocenti”.
Quando si parla male di un proprio fratello o di una propria sorella, alla fine, stiamo usando la nostra lingua “per uccidere Dio”, riflesso nell’immagine del fratello, quando essa ci è stata donata per lodarLo.
Se un fratello sbaglia o ci fa soffrire, la vera soluzione non è sparlarne ma pregare o fare penitenza per lui. “E poi, se è necessario, parla a quella persona che può rimediare al problema. Ma non dirlo a tutti!”, ha aggiunto il Papa.
L’esempio emblematico di tale atteggiamento virtuoso è offerto da San Paolo, quando afferma: “Prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia” (cfr. 1Tm 1,1-2.12-14).
E anche chi non bestemmia, se cede al fascino malizioso della ‘chiacchiera’, “certamente è un persecutore e un violento”, ha detto senza mezzi termini il Santo Padre.
In conclusione dell’omelia, il Pontefice ha esortato a chiedere “per noi, per la Chiesa tutta, la grazia della conversione dalla criminalità delle chiacchiere all’amore, all’umiltà, alla mitezza, alla mansuetudine, alla magnanimità dell’amore verso il prossimo”.