La bella lettera di Papa Francesco a Eugenio Scalfari, fondatore del quotidiano “La Repubblica”, sta suscitando un ampio dibattito su un tema-chiave per la nostra vita: la verità.
Alcuni mezzi di comunicazione si sono affrettati ad arruolare il Papa tra i seguaci del relativismo morale. Eppure la lettera esprime idee ben lontane da qualunque tentazione di accodarsi alla moda del “secondo me” e del “che male c’è, in fondo lo fanno tutti”.
Viviamo in un’epoca in cui si cerca di cancellare l’idea di una verità oggettiva, universale, che è scritta nel cuore di ogni essere umano, al di là di ogni confine geografico, culturale e religioso.
Oggi il concetto di verità è stato sostituito da quello, più generico, di “opinione”. Sentiamo dire spesso che “tutte le opinioni sono uguali e devono essere rispettate”. E’ un tormentone che i bambini imparano a conoscere fin dai tempi dell’asilo.
Sicuramente è giusto avere rispetto delle idee degli altri. Ma, al tempo stesso, siamo chiamati a desiderare il bene degli altri, che è un valore ancora più importante.
Se ci accorgiamo che un nostro amico ruba, dobbiamo dirgli: “Fermati. Stai sbagliando”. Non dobbiamo dirgli: “Continua pure, perché la verità non esiste e quindi anche il furto può essere una cosa buona”.
Ovviamente la verità non può essere presentata in modo arrogante ed antipatico. Se facciamo così, non abbiamo alcuna speranza di essere ascoltati. Anzi, possiamo perfino ottenere l’effetto contrario.
Per comunicare la verità in modo efficace, bisogna prima di tutto porsi in un atteggiamento di sereno dialogo, senza mai vedere un nemico nelle persone che hanno opinioni diverse dalle nostre. L’obiettivo non dev’essere mai quello di vincere un dibattito ad ogni costo, ma quello di comunicare con amore ciò che è giusto per il bene comune.
In questi anni ho partecipato a numerosi incontri con i giovani, in parrocchie, scuole ed università. Non sono mancati i momenti di vivace confronto, ma alla fine i risultati sono stati sempre buoni.
Queste esperienze mi hanno portato ad una conclusione. Se i giovani vengono aiutati a riflettere, con amore e senza arroganza, sono pronti ad accogliere quella verità universale che è scritta nel cuore di ogni essere umano.
All’inizio, forse, possono opporre qualche resistenza, perché sono fortemente influenzati dal relativismo morale imperante. Ma alla fine, inevitabilmente, raggiungono la meta dell’autentica verità, perché nel loro cuore ricercano ideali grandi e importanti.
Ricordo, ad esempio, l’incontro con un ragazzo appassionato di un cantante che incoraggiava l’uso della droga. All’inizio, il giovane sembrava irremovibile. Ma poi, attraverso l’analisi dei testi di quelle musiche, fatta insieme a lui, il giovane cambiò completamente idea.
Nessuno gli impose nulla. Essendo una persona sensibile e aperta al dialogo, non potè fare a meno di giungere all’accettazione della verità: la droga fa male e non può essere glorificata.
Sappiamo bene che comunicare la verità non è facile. Ma è necessario farlo, per dare un futuro al mondo. A lungo andare, tutta questa moda delle opinioni non potrà che avere effetti disastrosi per l’intera società.
Pensiamo, solo per fare un esempio, al vergognoso commercio delle gravidanze in affitto. Coppie eterosessuali ed omosessuali comprano bambini su ordinazione, venduti da donne povere che hanno bisogno di denaro per sopravvivere. Alla base di questo nuovo mercato degli schiavi c’è la mancanza di un’autentica verità, che conduce a perdere di vista il valore della vita.
I bambini sono essere umani oppure oggetti? Sono persone o giocattoli da comprare per soddisfare il proprio egoismo?
Nella triste era delle opinioni, perfino l’essere umano può diventare un’opinione. Ecco perché, anche a costo di apparire insistenti, non possiamo fare a meno di credere che esista una verità. E che sia giusto difenderla.