Il Pontefice è partito dalla Genesi per spiegare che gli umani, “fatti ad immagine e somiglianza di Dio, sono un’unica famiglia, in cui le relazioni sono segnate da una fraternità reale non solo proclamata a parole”. “L’altro e l’altra – ha precisato – sono il fratello e la sorella da amare, e la relazione con il Dio che è amore, fedeltà, bontà si riflette su tutte le relazioni tra gli esseri umani e porta armonia all’intera creazione”.
Ma quando l’uomo, lascia di guardare l’orizzonte della bellezza e della bontà, si chiude nel proprio egoismo, pensa solo a sé stesso, ai propri interessi, quando “si lascia affascinare dagli idoli del dominio e del potere, quando si mette al posto di Dio” allora “guasta tutte le relazioni, rovina tutto; e apre la porta alla violenza, all’indifferenza, al conflitto”.
Racconta la Bibbia, l’episodio di Caino che arriva addirittura ad alzare la mano contro il fratello per ucciderlo. E quando Dio chiede “Dov’è Abele tuo fratello?. Caino risponde: “Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?”. Certo che “sei custode di tuo fratello!” ha esclamato il Vescovo di Roma, “essere persona umana significa essere custodi gli uni degli altri!”. E invece, quando si rompe l’armonia, “il fratello da custodire e da amare diventa l’avversario da combattere, da sopprimere”. Sono passati migliaia di anni dai tempi di Caino e Abele, ma la storia umana è sempre stata segnata da innumerevoli guerre. “In ogni violenza e in ogni guerra noi facciamo rinascere Caino”, ha detto il Papa.
Secondo papa Francesco anche oggi gli uomini si lasciamo guidare dagli idoli, dall’egoismo, dagli interessi particolari e meschini; le armi sono diventate più potenti, la coscienza si è addormentata, le ragioni per giustificarci sono diventate più sottili.
E “come se fosse una cosa normale, continuiamo a seminare distruzione, dolore, morte! La violenza, la guerra portano solo morte, parlano di morte! La violenza e la guerra hanno il linguaggio della morte!”
A questo punto il Pontefice ha sottolineato che è possibile percorrere un’altra strada: La strada della pace. “Nella Croce – ha rilevato – si può leggere la risposta di Dio: lì, alla violenza non si è risposto con la violenza, alla morte non si è risposto con il linguaggio della morte. Nel silenzio della Croce tace il fragore delle armi e parla il linguaggio della riconciliazione, del perdono, del dialogo, della pace”.
Ai cristiani ed ai fratelli delle altre Religioni il Papa ha chiesto di superare l’indifferenza, di vincere le ragioni di morte e aprirsi al dialogo, alla riconciliazione. Per non aggiungere altro dolore al dolore del fratello, papa Francesco ha chiesto di fermare la guerra.
Ha citato Paolo VI che nel messaggio per la pace del 1975 ha detto “La pace si afferma solo con la pace, quella non disgiunta dai doveri della giustizia, ma alimentata dal sacrificio proprio, dalla clemenza, dalla misericordia, dalla carità”
Ed ha concluso chiedendo di pregare e lavorare per la riconciliazione affermando che “Perdono, dialogo, riconciliazione sono le parole della pace: nell’amata Nazione siriana, nel Medio Oriente, in tutto il mondo!”.